Cattolica, doppie dimissioni dal Toniolo di Maria Antonietta Calabrò in “Corriere della Sera” dell’11 gennaio 2012
L’economista Alberto Quadrio Curzio e il notaio Giuseppe Camadini, storica figura del cattolicesimo bresciano (dall’Istituto Paolo VI all’Editrice La Scuola) si sono dimessi dal comitato permanente dell’Istituto Toniolo, ente fondatore dell’università Cattolica di Milano, che è attualmente presieduto dal cardinale Dionigi Tettamanzi. Un sicuro effetto le dimissioni di Quadrio Curzio e Camadini lo avranno: permetteranno un’accelerazione delle decisioni del nuovo arcivescovo di Milano, il cardinale Angelo Scola sul futuro dell’Istituto e sulla nomina del nuovo rettore della Cattolica, membro di diritto del consiglio.
Da metà novembre infatti anche il professore Lorenzo Ornaghi, ha lasciato il suo incarico di rettore per assumere il ruolo di ministro dei Beni Culturali. Da ieri, quindi, sono tre i componenti del comitato che devono essere sostituiti. I componenti rimanenti sono Paolo Bignardi, il direttore della tv della Cei Sat 2000 Dino Boffo, Felice Martinelli, Roberto Mazzotta, Piero Melazzini, Cesare Mirabelli, e Anna Maria Tarantola (vicedirettore generale di Bankitalia).
Da molti anni il Toniolo è la stanza di compensazione degli incontri e degli scontri tra le varie anime della Chiesa italiana e dei loro reciproci rapporti con la segreteria di Stato vaticana. Così la nomina di Ornaghi a rettore nel 2002 sancì la definitiva vittoria dell’allora cardinale vicario e presidente della Cei, Camillo Ruini, sulla segreteria di Stato guidata da Angelo Sodano. L’Istituto Toniolo è stato sfiorato anche dai veleni che portarono nel 2008 alle dimissioni dalla direzione del quotidiano dei vescovi Boffo (si disse che la velina anonima che lo accusava circolasse tra le mura dell’Istituto).
L’anno scorso il cardinale segretario Tarcisio Bertone aveva tentato un rinnovamento, sotto l’ombrello della segreteria di Stato (era stata ventilata anche la possibilità della nomina a presidente di Giovanni Maria Flick, ex ministro ed ex presidente della Consulta), in modo che il cambio avvenisse prima della sostituzione del cardinal Tettamanzi sulla cattedra di Sant’Ambrogio. Adesso decide Scola.