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E’ MORTO LUCIO DALLA. A Montreux il suo ultimo concerto ...

LUCIO DALLA. E’ morto Lucio Dalla. Lo ha stroncato un infarto durante il tour in Svizzera

Choc nel mondo della musica e dello spettacolo. Era nato a Bologna, come aveva scritto in una delle sue canzoni più belle, il 4 marzo 1943.
sabato 3 marzo 2012 di Federico La Sala
E’ morto Lucio Dalla, addio a un poeta
A Montreux il suo ultimo concerto
Lo ha stroncato un infarto
durante il tour in Svizzera
"Ieri sera era felice e in forma"
La sua casa era sull’Etna *
Choc nel mondo della musica e dello spettacolo. E’ morto Lucio Dalla. Era nato a Bologna, come aveva scritto in una delle sue canzoni più belle, il 4 marzo 1943.
Lo ha stroncato un attacco cardiaco a Montreaux, in Svizzera, dove si trovava per una serie di concerti. Il 4 marzo avrebbe compiuto 69 (...)

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> LUCIO DALLA. --- IL MURO ABBATTUTO. Alla fine resta il simbolo potente dei funerali, che segnano il crollo del muro tenacemente difeso dalla Chiesa per anni e anni nei confronti dell’omosessualità (di Marco Politi - La Chiesa e Dalla il muro abbattuto) .

mercoledì 7 marzo 2012

La Chiesa e Dalla il muro abbattuto

di Marco Politi (il Fatto Quotidiano, 7 marzo 2012)

Alla fine resta il simbolo potente dei funerali di Dalla, che segnano il crollo del muro tenacemente difeso dalla Chiesa per anni e anni nei confronti dell’omosessualità. La Chiesa cattolica vive di simboli. E ora un solo segno rimane scolpito nella memoria collettiva: la curia arcivescovile di Bologna non ha avuto il coraggio di impedire solenni esequie cristiane ad un gay praticante. Non ha avuto la forza di negare il discorso funebre - praticamente a pochi metri dall’altare - al suo compagno innamorato. Non ha nemmeno potuto usare l’omelia per censurare il “peccatore” affidato alla “misericordia” dell’Aldilà. Il Muro di Berlino si è sbriciolato quando i dirigenti della Ddr hanno ammesso che non c’erano più armi per tenerlo in piedi.

Così è successo a Bologna. Dinanzi al corpo di un credente discreto si sono frantumate le tortuose distinzioni, solitamente invocate, tra il rispetto per l’essere umano e la condanna inappellabile del “grave disordine morale” rappresentato (per il catechismo ratzingeriano) dalla condotta omosessuale. Da oggi in ogni diocesi i familiari e i compagni o le compagne di un cristiano gay rivendicheranno il diritto ad avere esequie eguali.

Per capire l’impatto dell’evento va ricordato che se Milano nei decenni trascorsi è stata con i suoi cardinali Martini e Tettamanzi la capitale di un cattolicesimo che voleva respirare oltre i dogmi dottrinali, Bologna all’opposto è stata la casamatta di una interpretazione regressiva della dottrina. Ancora poche settimane fa il cardinale Caffarra chiedeva il ritiro delle associazioni cattoliche dalla consulta familiare cittadina, perché il Comune si era permesso di invitarvi una rappresentanza gay.

Domenica le barricate anti-gay ecclesiastiche si sono liquefatte nella constatazione che, rispetto al percorso spirituale di Dalla, le sue relazioni e il suo orientamento sessuale erano totalmente nonrilevanti. Anzi, nel susseguirsi di testimonianze commosse sul mondo interiore di Lucio - da parte di francescani, domenicani e di un monaco pensatore come Enzo Bianchi - è apparsa ancora più siderale la distanza tra il sentire reale dei cattolici italiani e l’irrigidirsi inutile (e muto) della gerarchia ecclesiastica.

Su Avvenire la lettrice Nerella Buggio scrive che le scelte di Dalla non riguardano nessuno “perché siamo liberi e ognuno è libero di fare le scelte più opportune; se si tratta di un cattolico sarà eventualmente un problema suo, se la vedrà con il suo confessore e con Dio, non spetta certo a noi giudicarlo...”. Il terreno su cui si incrociano in Italia laicità e cattolicesimo profondo è questo.

Lo stesso cardinale Bagnasco, rovesciando la linea tenuta da Ruini sul caso Welby, lo rende evidente quando dichiara che “di fronte ai morti preghiamo gli uni per gli altri, sempre”. Ora il punto non è passare il tempo a discutere dell’ipocrisia della Chiesa istituzionale o del perché gli italiani siano abituati a gestire senza outing i propri affari personali.

La questione da affrontare è un’altra. Se persino i vertici ecclesiastici avvertono l’insostenibilità della pubblica riprovazione di una vita gay, non si comprende perché lo Stato italiano tardi ancora a varare una legge che riconosca a due partner omosessuali di stringere pubblicamente un patto di vita in comune.

L’accordo trasversale per un contratto tipo Pacs era già pronto in Parlamento nel 2004 (convergenti Franco Grillini per il centrosinistra e Dario Rivolta di Forza Italia). La maggioranza del Paese era d’accordo. Poi il cardinale Ruini bloccò tutto. Si allinearono supini Berlusconi e co. e quegli eterni segmenti di centro-sinistra, che confondono fede e subalternità al Vaticano. Il Parlamento resterà inerte oggi in un’Italia ancora più evoluta? Sarebbe notevole se un centinaio di parlamentari bipartisan, dando un senso al 4 marzo, rilanciassero una legge per le coppie di fatto. Pier Ferdinando Casini, che ha assistito ai funerali non certo con l’imbarazzo di pregare per una persona “contro-natura”, potrebbe firmare anche lui in nome del futuro Partito della Nazione.


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