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VATICANO: CEDIMENTO STRUTTURALE DEL CATTOLICESIMO-ROMANO. Benedetto XVI, il papa teologo, ha gettato via la "pietra" ("charitas") su cui posava l’intera Costruzione ... e anche la maschera

OBBEDIENZA CIECA: TUTTI, PRETI, VESCOVI, E CARDINALI AGGIOGATI ALLA "PAROLA" DI PAPA RATZINGER ("DEUS CARITAS EST", 2006). Materiali per riflettere - a c. di Federico La Sala

EUROPA ED EVANGELO. LA ’CROCE’ (lettera alfabeto greco = X) DI CRISTO NON HA NIENTE A CHE FARE CON IL CROCIFISSO DELLA TRADIZIONE COSTANTINIANA E CATTOLICO-ROMANA
mercoledì 13 febbraio 2013
Per leggere i testi, cliccare sui titoli evidenziati in rosso:
"DEUS CARITAS EST": LA VERITA’ RECINTATA!!!
LA CHIESA DEL SILENZIO E DEL "LATINORUM". Il teologo Ratzinger scrive da papa l’enciclica "Deus caritas est" (2006) e, ancora oggi, nessuno ne sollecita la correzione del titolo. Che lapsus!!! O, meglio, che progetto!!!
FORZA "CRISTO RE"!!! (Paolo di Tarso): "vivendo secondo la verità nella carità, cerchiamo di crescere in ogni cosa verso di lui, che è il capo, Cristo, dal quale (...)

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> OBBEDIENZA CIECA ---- La richiesta di silenzio da parte del Vaticano è un prezzo troppo alto (di Tony Flannery - in “The Irish Times”)

martedì 22 gennaio 2013

La richiesta di silenzio da parte del Vaticano è un prezzo troppo alto

di Tony Flannery

in “The Irish Times” del 21 gennaio 2013 (traduzione: Maria Teresa Pontara Pederiva)

Tre giorni dopo il mio 66° compleanno mi trovo sospeso nel mio ministero di prete, con una minaccia di scomunica e di estromissione dalla mia congregazione che incombe su di me. Come mai mi trovo in questa situazione?

Sono entrato nella congregazione dei Redentoristi nel 1964 e ordinato 10 anni dopo. Quella era un’epoca di grande apertura nella Chiesa cattolica. Abbiamo creduto nella libertà di pensiero e di coscienza, e che l’insegnamento della Chiesa non fosse qualcosa da imporre rigidamente alle persone che dovevamo servire, e che,in quanto intelligenti e istruite, avrebbero potuto assumersi in prima persona la responsabilità per la propria vita.

Come predicatori dobbiamo cercare di presentare il messaggio di Cristo in un modo e con un linguaggio che parli alla realtà della vita delle persone. Ciò richiede una volontà di ascolto, per capire le loro speranze e le loro gioie, le loro lotte e i loro timori.

Aiutare le persone a confrontarsi con la dottrina sulla contraccezione negli anni ’70 è stato un grande campo di addestramento. Basti dire che la linea ufficiale della Humanae Vitae non era di alcun aiuto. In quegli anni sia i preti che i laici hanno imparato molto sul modo di formare la loro coscienza così da prendere decisioni mature in tutti gli ambiti della loro vita. Come preti abbiamo imparato dai laici più di quanto essi non abbiano imparato da noi.

Con il passare degli anni abbiamo potuto tutti constatare che il magistero all’interno della chiesa abbia assunto progressivamente uno stile più autoritario come quello praticato in passato. L’accresciuta centralizzazione dell’autorità in Vaticano ha intensificato la pressione sui preti della mia generazione perché siano più espliciti e decisi nel presentare l’insegnamento della Chiesa: l’ortodossia è ormai l’imperativo, e permettere alle persone di pensare con la propria testa viene ormai visto come pericoloso. Non c’è spazio per le aree grigie, o bianco o nero.

I Rapporti a Roma

Siamo venuti a conoscenza che c’erano persone nel paese che riferivano qualsiasi minima deviazione da parte di un prete dalle indicazioni ufficiali, per esempio permettendo ad una donna di leggere il vangelo durante la messa.

In tutto il mondo, i preti vengono sanzionati, messi a tacere o rimossi perché non allineati. Nell’autunno del 2010, insieme ad un piccolo gruppo, abbiamo fondato l’Associazione dei preti cattolici (ACP). Questa associazione è unica in quanto si tratta di un organismo indipendente del clero, un fenomeno nuovo nella Chiesa, e con cui le autorità, in Irlanda e in Vaticano, si trovano in una posizione scomoda nella gestione dei rapporti. La crescita del movimento ha costituito per me l’occasione di una maggior visibilità, che mi ha portato all’attenzione della Congregazione per la Dottrina della Fede (CDF).

Avevo scritto su varie riviste religiose per più di 20 anni senza alcun problema, quando, improvvisamente, lo scorso febbraio sono stato informato dai miei superiori Redentoristi che ero nei guai seri per alcune cose che avevo scritto. Sono stato chiamato a Roma, - non in Vaticano, il quale fino ad oggi non ha mai comunicato con me direttamente - alla Casa madre dei Redentoristi. Questo è stato l’inizio di quasi un anno di tensione, stress e difficoltà decisionali per la mia vita futura. Inizialmente la mia politica è stata quella di riflettere sulla possibilità di un qualche compromesso, e all’inizio dell’estate questa sembrava una possibilità reale.

Ma a poco a poco mi resi conto che la CDF continuava ad alzare l’asticella, fino a quando non è giunta al punto in cui io non potevo più negoziare. Mi trovavo di fronte ad una scelta. O firmare una dichiarazione pubblica, affermando di aver accettato insegnamenti che, in coscienza, non potevo accettare, o sarei rimasto permanentemente escluso dal ministero sacerdotale, e sarei forse incorso in sanzioni anche più gravi. E’ importante affermare con chiarezza che i temi controversi non erano materia di insegnamento fondamentale, ma solo questioni di governo della Chiesa.

Così ora, in questo momento della mia vita, dovrei mettere la mia firma a un documento che sarebbe una menzogna, contraria alla mia coscienza, oppure affrontare la realtà dell’abbandono del ministero. Ho sempre creduto nella Chiesa come comunità dei credenti e come un elemento essenziale per far scaturire e alimentare la fede. Ho vissuto con gioia i miei anni di predicazione, che è la missione principale dei Redentoristi, e non ho mai avuto dubbi sul fatto che valesse la pena annunciare il messaggio di Cristo. Ma ora rinunciare alla mia libertà di pensiero, di parola e soprattutto di coscienza lo considero un prezzo troppo alto da pagare per essere riammesso tra le file dei ministri della Chiesa di oggi.

L’identità cattolica

Ci sono persone che mi spingono ad abbandonare la Chiesa cattolica per aderire ad un’altra chiesa cristiana, magari più vicina alla mia posizione. Ma essere un cattolico è fondamentale per la mia identità personale. Ho sempre cercato di predicare il Vangelo. Indipendentemente dalle sanzioni che il Vaticano mi infliggerà, io continuerò ugualmente, in qualsiasi modo possibile, a cercare di realizzare una riforma della Chiesa perché essa diventi di nuovo un luogo dove tutti coloro che vogliono seguire Cristo siano i benvenuti. Nella storia essa ha stretto amicizia con i reietti della società, e io farò tutto ciò che posso nel mio piccolo per oppormi alla tendenza attuale del Vaticano di creare una Chiesa della condanna invece di una Chiesa della misericordia.

Resto convinto che il vero obiettivo della CDF sia quello di sopprimere l’ACP e già dei tentativi sono stati compiuti per tarpare le ali all’iniziativa dei preti austriaci. Spero e prego che non riesca nel suo intento.

Mentre mi occupo di questi problemi personali credo sia opportuno per me almeno temporaneamente rinunciare ad essere leader dell’associazione. Intendo tuttavia restarne un membro attivo, e sarò a disposizione per aiutare in ogni modo possibile il lavoro. Infine, mi si potrebbe chiedere perché sono qui a parlare in pubblico, dopo essere rimasto in silenzio per un anno: perché ho bisogno di riappropriarmi della mia voce.


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