Inviare un messaggio

In risposta a:
VATICANO: CEDIMENTO STRUTTURALE DEL CATTOLICESIMO-ROMANO. Benedetto XVI, il papa teologo, ha gettato via la "pietra" ("charitas") su cui posava l’intera Costruzione ... e anche la maschera

OBBEDIENZA CIECA: TUTTI, PRETI, VESCOVI, E CARDINALI AGGIOGATI ALLA "PAROLA" DI PAPA RATZINGER ("DEUS CARITAS EST", 2006). Materiali per riflettere - a c. di Federico La Sala

EUROPA ED EVANGELO. LA ’CROCE’ (lettera alfabeto greco = X) DI CRISTO NON HA NIENTE A CHE FARE CON IL CROCIFISSO DELLA TRADIZIONE COSTANTINIANA E CATTOLICO-ROMANA
mercoledì 13 febbraio 2013
Per leggere i testi, cliccare sui titoli evidenziati in rosso:
"DEUS CARITAS EST": LA VERITA’ RECINTATA!!!
LA CHIESA DEL SILENZIO E DEL "LATINORUM". Il teologo Ratzinger scrive da papa l’enciclica "Deus caritas est" (2006) e, ancora oggi, nessuno ne sollecita la correzione del titolo. Che lapsus!!! O, meglio, che progetto!!!
FORZA "CRISTO RE"!!! (Paolo di Tarso): "vivendo secondo la verità nella carità, cerchiamo di crescere in ogni cosa verso di lui, che è il capo, Cristo, dal quale (...)

In risposta a:

>L’ OBBEDIENZA CIECA ---- E LA GRANDE OBBEDIENZA DELLA FEDE. Gesù ci dice: “Credete che Io sono.” Seguirlo, non è chiudere gli occhi. Seguirlo, è svegliarsi alla sua parola, uscire dalla tomba, decidere, assumere le proprie responsabilità, dire a nostra volta: “Io sono.” (di Jacques Noyer, vescovo emerito di Amiens).

lunedì 23 aprile 2012

La grande obbedienza della fede

di Jacques Noyer, vescovo emerito di Amiens

in “www.temoignagechretien.fr” del 22 aprile 2012 (traduzione: www.finesettimana.org)

Troppo spesso si parla dell’atto di fede come di un abbassarsi: accettare di non comprendere, di non giudicare, accettare la superiorità di Dio o l’autorità della Chiesa. L’obbedienza della fede sarebbe quindi una rinuncia. I nostri contemporanei rifiutano per lo più questo atteggiamento da pecoroni, anche se, in altri ambiti, il “gregarismo” pone loro meno problemi...

La Bibbia ci parla di un Dio che dice di chiamarsi “Io sono, io esisto”. Nel capitolo 8 di Giovanni, Gesù ci dice: “Credete che Io sono.” Seguirlo, non è chiudere gli occhi. Seguirlo, è svegliarsi alla sua parola, uscire dalla tomba, decidere, assumere le proprie responsabilità, dire a nostra volta: “Io sono.”

La tradizione spirituale ha spesso sviluppato questo “risveglio” con parole brevi: il Fiat di Maria, l’Amen dei sacramenti, l’adsum dell’ordinazione, il Sì di Cristo. Tutte queste risposte ci mettono in piedi. A volte si è visto in esse della rassegnazione. Al contrario, è una mobilitazione del nostro essere. “Ci sono! Assumo la missione! Si può contare su di me.” Come per l’adolescente rannicchiato al calduccio, ci vuole una voce, una luce, un richiamo, per farci uscire dalla nostra sonnolenza. Per esistere, per vivere, abbiamo bisogno di un’urgenza, di un compito che non possiamo lasciare ad altri.

Certo, questo grido di fede sempre personale può unirsi ad altri in un “noi esistiamo”. La Chiesa è questo “noi ci siamo” che riunisce i credenti. Ma la storia ha mostrato la possibile deriva di una Chiesa in cui alcuni decidono del credere degli altri. L’obbedienza diventa una virtù passiva, un rifiuto di essere, una preoccupazione di non farsi notare. Non possiamo credere che sia a questa obbedienza che Benedetto XVI ha invitato i preti “disobbedienti” dell’Austria e di altri paesi. Se la Chiesa non accoglie più le indignazioni, le urgenze, le invenzioni che i suoi membri fanno sentire come grida di fede, allora è solo un’istituzione morta.

Gli apostoli hanno inteso la Resurrezione come un appello a prolungare la presenza di Gesù, a mobilitarsi per il suo progetto ad inventare le azioni necessarie per annunciare il Vangelo. La Chiesa ha avuto per molto tempo delle audace per le quali non ha chiesto permessi a Gesù. Perché dovrebbe “immobilizzarsi” oggi?

Come ogni gruppo umano, la Chiesa ha bisogno di una disciplina per evitare la presa di potere da parte di alcuni, per organizzare la diversità di queste grida, per assicurare la comunione nello stesso Vangelo. Ma non è lì che si situa la Grande Obbedienza della Fede. Dire “Sì” a questo Padre che ci autorizza ad essere a sua immagine, seguire il Figlio assumendo con lui la responsabilità del Regno, condividere lo Spirito che dà a tutti il diritto di essere e la libertà di inventare il futuro degli uomini, ecco la Grande Obbedienza.

Possa il “Padre Nostro” risuonare come una generosa risposta a colui che ci ha fatti figli eredi: il suo Nome è il nostro Nome, il suo Regno è il nostro Regno, i suoi obiettivi sono i nostri obiettivi. Sì, Padre, siamo i tuoi uomini!


Questo forum è moderato a priori: il tuo contributo apparirà solo dopo essere stato approvato da un amministratore del sito.

Titolo:

Testo del messaggio:
(Per creare dei paragrafi separati, lascia semplicemente delle linee vuote)

Link ipertestuale (opzionale)
(Se il tuo messaggio si riferisce ad un articolo pubblicato sul Web o ad una pagina contenente maggiori informazioni, indica di seguito il titolo della pagina ed il suo indirizzo URL.)
Titolo:

URL:

Chi sei? (opzionale)
Nome (o pseudonimo):

Indirizzo email: