«SilenziosaMente»
Protesta in memoria delle vittime: 1000 solo nel 2011
Secondo l’Eures le persone più a rischio sono quelle tra i 46 e 65 anni
«Tre suicidi al giorno per la crisi» Oggi una fiaccolata per ricordare
Aumentano i suicidi al tempo della crisi: 3048 solo nel 2010. In testa la Lombardia e il Veneto.
Il picco maggiore, +44%, si raggiunge tra chi ha perso il lavoro e teme di non trovarne un altro.
di Mariagrazia Gerina (l’Unità, 18.04.2012)
Morti ammazzati dal lavoro che non c’è più. Spinti a togliersi la vita dalla disoccupazione che avanza. È una lunga scia di vittime quella che la crisi si sta lasciando alle spalle. Un suicidio al giorno, 362 in un anno, mietuti solo tra i disoccupati, 336 tra imprenditori e lavoratori autonomi. È una macabra sequenza quella scandita dall’Eures ne Il suicidio in Italia al tempo della crisi. E ancora non tiene conto delle ultime recrudescenze, visto che elabora dati relativi al 2010. Quelle che porteranno stasera in piazza a Roma imprenditori e lavoratori, raccolti al Pantheon (a partire dalle 20) per una protesta silenziosa, una fiaccolata in ricordo delle troppe vittime della crisi, lavoratori e imprenditori che si sono tolti la vita, con un ritmo impressionante dall’inizio dell’anno. Mentre già il 2011 scandiscono gli organizzatori si era chiuso con «più di mille suicidi». Quasi tre suicidi al giorno, per colpa della crisi.
La tendenza era già chiara a guardare i dati del 2010. Ci si ammazza di più in Italia al tempo della crisi: 3048 persone si sono tolte la vita solo nel 2010, il 2,1% in più dell’anno precedente, che registrava già il 5,6% in più rispetto al 2008. I suicidi sono in drammatico aumento. E il picco più preoccupante, + 44,9%, si registra proprio tra chi perde lavoro.
Ci si ammazza perché non si riesce a sostenere il peso di una malattia (74,8%), per amore (16,3%), ma, sempre più, anche per ragioni economiche (8,1%). E il momento di massima fragilità coincide proprio con la perdita del lavoro. Dei 362 disoccupati che si sono tolti la vita, 288 avevano perso il posto di lavoro, 88 in più del passato.
Guardando all’età la fascia più a rischio sembra quella che va tra i 46 ai 64 anni. La più vulnerabile di fronte alla perdita del posto di lavoro e alla disoccupazione che non a caso è cresciuta del 12,6%, e anche quella rileva lo studio dell’Eures in cui si concentra il fenomeno dei cosiddetti «esodati». In questa fascia si registra un aumento dei suicidi del 5,8% rispetto al 2009 e del 16,8 rispetto al 2008.
Gli uomini sono più a rischio: quattro volte più vulnerabili delle donne. E se tra i disoccupati, maschi soprattutto, si registrano 17,2 suicidi ogni centomila, anche tra imprenditori e i professionisti, colpiti dai ritardi nei pagamenti per beni e servizi venduti (sorpattutto da parte della Pubblica amministrazione) e dalla conseguente difficoltà di accesso al credito, il numero non scende sotto ai 10 ogni 100mila. Mentre in aumento sono i suicidi anche tra gli stranieri: 264 nel 2010 contro i 201 casi del 2006.
Da un punto di vista geografico, il maggior numero di suicidi si concentra al Nord, dove si sfiorano i sei casi (5,9) ogni centomila abitanti contro i 5,3 del Centro e i 3,8 del Sud. In Lombardia in particolare: 496 casi solo nel 2010, con un incremento del 2,9% rispetto al 2009. E a seguire, il Veneto (320), dove proprio ieri i familiari delle vittime della crisi hanno dato vita a una associazione, «Speranza Lavoro» e al governatore Zaia hanno consegnato una lenzuolata di 7 metri con i nomi delle imprese che hanno chiuso i battenti e degli ultimi nove suicidi.
Al Centro, però, i suicidi sono in più rapido aumento. Nel Lazio, in particolare, che con i 266 casi del 2010, raggiunge un preoccupante + 27,3%, da sommare al +11,2% dell’anno precedente.
«Dati drammatici» che segnalano «il clima di incertezza e scoraggiamento che c’è nel nostro Paese» e che chiamano in causa «tutta la classe dirigente», osserva il leader della Cisl Bonanni. Mentre il segretario della Cgil Susanna Camusso sottolinea che, al di là delle singole storie, «il tratto sempre più chiaro è l’assenza di prospettiva per troppe persone» e dunque la necessità di dare «una prospettiva di crescita al Paese». È quello che chiederanno oggi imprenditori e lavoratori con la loro fiaccolata, a cui aderiscono 20 sigle tra sindacati e associazioni. In cima alle ragioni della protesta i ritardi nei pagamenti da parte della Pubblica Amministrazione. E le banche, che, nonostante gli aiuti ricevuti, non hanno allentato la stretta sul credito alle imprese. Tra le proposte anche quella di un fondo di solidarietà gestito dalle Prefetture.