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CHI INSEGNA A CHI CHE COSA COME?! QUESTIONE PEDAGOGICA E FILOSOFICA, TEOLOGICA E POLITICA

INSEGNAMENTO E COSTITUZIONE: "CHI INSEGNA AI MAESTRI E ALLE MAESTRE A INSEGNARE?"! Una nota - di Federico La Sala

Una ’risposta’ e un omaggio a una ragazza napoletana frequentante la classe prima della scuola media, incontrata a Certaldo, in occasione del “Premio Nazionale di Filosofia” (VI Edizione, 20.05.2012), che ha posto la domanda
venerdì 14 settembre 2012
SONNAMBULISMO STATO DI MINORITA’ E FILOSOFIA COME RIMOZIONE DELLA FACOLTA’ DI GIUDIZIO. Una ’lezione’ di un Enrico Berti, che non ha ancora il coraggio di dire ai nostri giovani che sono cittadini sovrani. Una sua riflessione
KANT E SAN PAOLO. COME IL BUON GIUDIZIO ("SECUNDA PETRI") VIENE (E VENNE) RIDOTTO IN STATO DI MINORITA’ DAL GIUDIZIO FALSO E BUGIARDO ("SECUNDA PAULI").
FOTO ACCANTO AL TITOLO: GIOVANNI BOCCACCIO.
CERTALDO: PREMIO NAZIONALE DI FILOSOFIA (VI EDIZIONE - LE FIGURE DEL (...)

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> INSEGNAMENTO E COSTITUZIONE: "CHI INSEGNA AI MAESTRI E ALLE MAESTRE A INSEGNARE?"! --- Educazione civica urgente ma attenti a non tradirla ancora (di Goffredo Fofi).

sabato 29 maggio 2021

Educazione civica urgente ma attenti a non tradirla ancora

di Goffredo Fofi (Avvenire, venerdì 28 maggio 2021)

Si ritorna a parlare, dopo molti anni di disattenzione e di un silenzio quasi totale, di educazione civica, una specie di disciplina trasversale e generale che fu una delle conquiste della scuola del dopoguerra, o meglio degli anni sessanta. Fior di manuali, anche scritti da personaggi esemplari del meglio della nostra storia recente, ricordavano a insegnanti e allievi l’importanza di saper bene in che Paese vivevano, quali erano le sue istituzioni, quali erano i diritti dei cittadini ma anche, finalmente, i loro doveri. Addirittura in anni in cui tutti, i sindacati per primi, parlavano di diritti e accampavano diritti mentre la parola doveri, nei confronti del prossimo e dell’ambiente e della collettività e magari dei propri dipendenti e soggetti, sembrava una specie di bestemmia.

Tutti accampavano diritti mentre tanti fingevano di ignorare di avere dei doveri. È da quella disattenzione per i doveri in un’epoca economicamente euforica perché "affluente", che si potrebbe anche datare l’inizio del progressivo disfacimento della nostra storia sociale e culturale, con le sue conseguenze in fatto di morale pubblica e privata.

Non è qui il caso di parlare dei disastri del nostro sistema scolastico, a partire da quello universitario («il pesce puzza dalla testa» si diceva una volta) e della necessità di una generale riforma degli studi: ma a chi affidare il compito fondamentale di pensarla e di scriverla? Certamente non ai pacificati e pedanti e superflui pedagogisti delle ultime generazioni.

Chi dunque fa davvero "educazione civica" oggi in Italia? Gli opinion makers dei giornali e del digitale, certamente, e malamente. Anche non sapendo di farla. Dei tanti successi della privatizzazione di quasi tutto (imposta dai "padroni" e propagandata dai loro servi e compari, in testa i grandi giornali) uno di quelli che ho potuto seguire anche controvoglia, essendo un accanito viaggiatore di treni, è stato, si dice, Trenitalia, che è peraltro una delle rarissime agenzie che praticano una perversa "educazione civica", se si tiene conto del paradosso di certi ossessivi e reiterati messaggi sonori (su un’alta-velocità ne ho contati uno ogni sette/dieci minuti) auto-pubblicitari o "educativi" che impediscono al viaggiatore ogni concentrazione (lettura, sonno, pensiero), e di cui il più assurdo di tutti è quello che invita sbraitando ad abbassare la suoneria dei cellulari e a parlare a bassa voce per non disturbare gli altri viaggiatori!


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