testimone Anna Gaetano: l’autoritratto più vero l’ho trovato in un suo scritto «Sono Rino e sono buono/ Quasi sempre io perdono...»
La sorella: «Sarebbe fiero di sapere che Celentano canterà i suoi pezzi»
di Massimiliano Castellani (Avvenire, 22.02.2007)
La custode di tutti gli inediti e della grande eredità poetica e umanitaria lasciata da Rino Gaetano è sua sorella Anna. La sorella maggiore, sei anni più grande di Rino, per il quale è stata praticamente una seconda madre. «Rino aveva cominciato a scrivere testi di canzoni già a 13-14 anni. Era un ragazzo che aveva una forte spiritualità. La scelta del seminario di Narni per lui fu praticamente obbligata dai nostri problemi famigliari. Nostro padre era cardiopatico, io già lavoravo e mia madre non poteva badare a Rino, così andò lì e io ricordo ancora oggi con un filo di nostalgia i viaggi in pullman da Roma per andare a trovarlo in Umbria alla domenica». Erano i pomeriggi tristi e solitari cantati da Celentano in Azzurro, quelli del giovane Gaetano. «La solitudine è una malattia che ci legava e che io conservo ancora. Rino era così, aveva tanti amici, ma anche questa profonda paura di restare da solo. E così è stato fino a quell’ultima notte...».
Ma Rino è ancora presente e addirittura si beffa del destino, tornando su quel palco di Sanremo sul quale nel 1978 era salito controvoglia e sfidando anche le critiche feroci dei suoi fan. «Quella volta Rino aveva accettato di andare a Sanremo solo per la grande amicizia che lo legava a Vittorio Salvetti, alla fine lo aveva convinto. A lui in fondo non piaceva molto essere associato al mondo della canzonetta, anche se poi uno dei suoi miti era Celentano, e credo che se fosse qui oggi sarebbe molto fiero di sapere che Adriano in futuro ha intenzione di cantare alcuni suoi inediti rimasti in quei quaderni».
Celentano canterà altri inediti, mentre sua moglie Claudia Mori è la produttrice del brano in Italia si sta male che sul palco dell’Ariston verrà interpretato da un uomo di teatro e non un cantautore, Paolo Rossi. «Niente di strano, Rino aveva cominciato con il teatro e amava recitare oltre che cantare. Il suo modello artistico era infatti il "teatro-canzone" di Giorgio Gaber e di Enzo Jannacci e credo che se avesse avuto il tempo per farlo si sarebbe mosso proprio in quella direzione. Devo dunque ringraziare Claudia Mori, che considero come una sorella per aver voluto che Rino tornasse a Sanremo. So che Paolo Rossi è un grande artista e il fatto che goda della piena fiducia di Claudia per me è una garanzia».
Molti sono concordi che se Rino Gaetano fosse ancora vivo forse l’altro Rossi della canzone, Vasco, sarebbe un personaggio di secondo piano nel panorama musicale italiano. Un’ipotesi ritenuta plausibile dallo stesso Vasco. «Non so, e non sta a me giudicare. Io so soltanto che se Rino fosse ancora qui tra noi, di cose da raccontare al suo pubblico ne avrebbe ancora tante. Il mio più grande rammarico è non avere mai incontrato un uomo come mio fratello. Un uomo capace di aiutare tutti, di riuscire a far sorridere chi gli stava a fianco senza far pesare mai quella sofferenza che si portava dentro. C’è un inedito in quei quaderni dal titolo "Sono Rino", in cui scrive: "Sono Rino e sono buono/ per la strada per gli amici/ Quasi sempre io perdono...". Come è vero... Quello è l’autoritratto di mio fratello».