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FILOSOFIA, POLITICA, E "NUOVO REALISMO". IL PENSIERO DELLA COSTITUZIONE E LA COSTITUZIONE DEL PENSIERO ....

RIFARE I CONTI CON KANT: USCIRE DAL CORTILE DI GENTILE. Sul "nuovo realismo", un intervento di Emanuele Severino (contro Vattimo e Markus Gabriel) e la risposta di Maurizio Ferraris, con note - a c. di Federico La Sala

"L’idealistica trascendentalità del pensiero è stata sostituita oggi dal consenso, cioè dall’accordo sociale su un insieme di convinzioni".
martedì 25 settembre 2012 di Federico La Sala
[...] nonostante i luoghi comuni, la filosofia gentiliana è un potente alleato della tecnica, sì che il silenzio su Gentile è un elemento frenante, «reazionario», rispetto alla progressiva emancipazione planetaria della tecno-scienza. Argomento di primaria importanza sarebbe quindi la chiarificazione dei motivi che producono quel silenzio. Qui vorrei però limitarmi - come ho incominciato a dire - al tema, molto più modesto, riguardante alcune conferme di tale silenzio e alcune implicazioni (...)

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sabato 2 novembre 2013

La questione Emanuele Severino

Prestare soccorso ad Emanuele Severino, al forse più grande pensatore che l’uomo abbia mai sfornato, è come tentare di arrestare la pioggia raccogliendo qualche goccia che scende dal cielo, e tuttavia deve avere luogo e per evitare chi in tal senso predisposto di perdersi nell’immensa distesa su cui il filosofo italiano estende il suo pensiero e quello che si sa poggiante sul suo simile ugualmente costituito.

E che va raccolto come l’espressione che deve, per esserla, avvalersi della medesima premessa e circostanza, e la prima l’ossigeno e la seconda il cibo, e quindi quella necessità che Emanuele Severino deve indicare con cautela e per evitare quella reazione del suo simile che sa ferma difesa della madre come radice della violenza a cui spesso si è riferito e attraverso le sue variegate espressioni sulla Terra.

E in primo luogo le lingue variegate con cui l’uomo si distingue dal suo simile, e quindi come la diversa costituzione benché, dicevamo, debba pertanto avvalersi della medesima premessa e circostanza, come allora la fede che verte su di sé e indicando in uguale maniera l’altra la sua imitazione e appunto con sue parole intonate altrimenti e che celano l’aspetto inaudito della violenza e il riparo dalla morte.

E la grandiosità di Emanuele Severino risiede proprio nel fare intravedere uno solo il modello relazionale al quale l’uomo si è sottoposto e come suo fermo rifiuto della morte anche se tuttora, e cioè come prima del subentro delle sue parole nell’allora sua quotidianità, costretto ad applicarsi come fermo destino e nel senso che rimane costretto a corrispondere la realtà come l’animale nella procura del cibo.

Sicché, per abbreviare il discorso di Emanuele Severino, la madre è Dio al cospetto dell’uomo e come da egli appresa sua ferma sensazione di tutela e quella come dimostrata dallo scienziato Pavlov mediante il cane a cui pertanto aveva annunciato il cibo con il suono di un campanello affinché con suo udirlo lo confermava presente anche quando assente e oggi onnipresente sulla Terra come la scienza in sua vece.

E cioè appresa materna conferma che l’uomo fornisce al di là della sua espressione e quella che la filosofia ha tentato di arrestare ma ampliandola a dismisura dal momento che al suo cospetto come la ferma radice della violenza e la medesima somministrandogli il cibo in assenza del padre che intanto lo procurava e così di suo nutrendo il suo avversario perché privo dell’esperienza per ravvisarla suo pericolo.

E quando Emanuele Severino faceva sapere Lucifero bello, indicava la strada per scoprirlo, e quella che ogni suo destinatario potrà edificare e ponendo il suo sguardo nel vuoto e l’assenza della madre come femmina negli stessi ripari e rimedi di cui si avvale, e la procura del cibo e la costruzione dell’abitazione, e che ogni uomo necessita per difendersi dalla morte che ignora ampliata per sua stessa cecità.


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