Quel pulpito inaccessibile che in rete non avrà filtri
di Riccardo Luna (la Repubblica, 4 dicembre 2012)
La strada che il social media team di Benedetto XVI ha scelto per esordire su Twitter è la più impervia che si potesse immaginare: presenta alcuni rischi di gestione del profilo appena varato e porta il Papa a commettere almeno un errore fondamentale rispetto al tipo di piattaforma. Partiamo da questo secondo punto. Ieri la sala stampa vaticana ha fatto sapere che il pontefice su Twitter non seguirà nessuno.
Avere un account a zero follower è più di un errore: vuol dire non aver capito il senso dei social network. Qui la comunicazione ha superato la modalità classica “da uno a molti” per passare al “da molti a molti”: seguire qualcuno in rete non vuol dire perdere autorevolezza, vuol dire indicare persone di valore. Al contrario dire che il Papa non seguirà nessuno vuol dire trattare Twitter come se fosse una radio. Il Papa parla, gli altri ascoltano.
È un peccato, non in senso biblico ovviamente, perché seguendo gli altri non solo spesso si arriva prima sulle notizie, ma si capisce l’aria che tira fuori da San Pietro. In realtà rispetto alla radio, è prevista una buca delle lettere pubblica e qui veniamo ai possibili problemi di gestione: chiunque infatti ieri è stato invitato a postare domande al Papa segnandole con il cancelletto #askpontifex. In realtà non serve una autorizzazione per fare domande via Twitter, ma se le chiami in questo modo rischi di venirne travolto. Subito si è avuto un assaggio del tipo di curiosità da esaudire: da tutto il mondo sono piovute staffilate sul divieto per i preservativi mentre si muore di aids, sui preti pedofili e altre cose simili. Ci manca solo la questione dell’IMU e delle scuole cattoliche ma arriverà. Come è arrivato un appello per conoscere finalmente la verità su Emanuela Orlandi.
Ora, se il Papa rispondesse davvero a tali questioni sarebbe un immenso passo avanti ma può davvero farlo? Non credo, ma anche se lo facesse innescherebbe una bufera di repliche senza censura e senza nessuna possibilità di gestione della conversazione globale.
Il fatto è che la vita reale e la vita digitale non sono due cose separate, ma sono una legata all’altra. Non puoi pensare di comunicare da un pulpito inaccessibile nella vita reale e invece non avere nessun filtro in rete, perché a quel punto la distanza che hai creato con il resto del mondo nella vita reale si trasforma in una pressione rabbiosa una volta che stai sul web. Prevedo alcuni aggiustamenti in corsa.