Preti in tilt tra presepi e tesi assurde
di Luca Kocci (il manifesto, 27 dicembre 2012)
L’asino, il bue, gli immancabili pastori, e poi Pol Pot, Stalin, Margherita Hack e Vito Mancuso: sono i personaggi del presepio contro il «fanatismo laicista» allestito in chiesa da don Gianfranco Rolfi, parroco di San Felice in Piazza, a Firenze. In alto, quasi una stella cometa, una grande scritta: «Schiacciate l’infame». «È una frase di Voltaire contro la Chiesa», spiega il prete, e anche noi «dobbiamo prepararci ad essere schiacciati, umiliati e offesi» da quelli «che dominano la cultura, l’economia, la finanza».
Ma pare che da «schiacciare» siano in realtà coloro che appaiono nelle fotografie attorno al cartello: Stalin, Pol Pot e Hitler (nel confuso collage manca Mussolini, ma forse l’omissione non è casuale). E soprattutto i vivi: il giornalista Corrado Augias, l’astrofisica Margherita Hack, il matematico Piergiorgio Odifreddi - massimi rappresentanti del relativismo e del materialismo ateo, secondo il parroco - ma anche il teologo laico Vito Mancuso, «discepolo» del cardinal Martini, colpevole forse di non essere sufficientemente clericale.
«Sono contenta che non ci sia più l’Inquisizione, non mi sarebbe piaciuto finire arrostita come Giordano Bruno», commenta Margherita Hack. Il parroco avrà realizzato il presepio «sotto gli effetti dell’alcol benedetto», ironizza Odifreddi. Nessuna presa di posizione da parte dell’arcivescovo di Firenze, il cardinal Giuseppe Betori, solo un laconico «mi sento più vicino ai presepi classici che alle rivisitazioni attualizzanti che rischiano di corrispondere più alla nostra sensibilità che all’evento in sé».
Di tutt’altro segno il presepio allestito da un altro parroco toscano, don Armando Zappolini, nella chiesa di Perignano, nel pisano. Protagonista è l’Ilva di Taranto, «bene privato, male comune». Pezzi di ferro compaiono nel tradizionale paesaggio della scena della natività, quasi fosse il piazzale della fabbrica di acciaio; e poi una maschera antigas risalente alla seconda guerra mondiale. «A Cristo è toccata la croce, a noi l’Ilva», si legge su un cartello. «Non è contro Dio solo chi bestemmia o si dichiara ateo, ma soprattutto chi si professa cristiano e poi inquina l’aria che respiriamo», spiega don Zappolini, che è anche presidente del Coordinamento nazionale delle comunità di accoglienza e da anni usa il presepio per denunciare le emergenze sociali, dagli sbarchi dei clandestini alla tratta delle donne.
Lo scorso Natale il Gesù del presepio di don Zappolini - che raccoglieva le firme per la legge di iniziativa popolare per la cittadinanza ai neonati stranieri nati in Italia - era un «bambino nato in Italia nella notte fra il 24 e il 25 dicembre da genitori palestinesi senza documenti di soggiorno che non potrà diventare cittadino italiano». Si infuriarono i neofascisti di Forza nuova, che invocarono l’intervento del vescovo. Quest’anno pare che nessuno abbia protestato.
Non ha realizzato un presepio ma evidentemente è stato solleticato dal protagonismo e dalla maggiore partecipazione che ci sarebbe stata in parrocchia per le feste natalizie don Piero Corsi, parroco di San Terenzo, a Lerici, che ha affisso in bacheca un manifesto in cui addossa alle donne le responsabilità delle violenze che loro stesse subiscono.
«Quante volte vediamo ragazze e signore mature circolare per la strada in vestiti provocanti e succinti?», era scritto nel volantino che riproduceva un commento apparso su PontifexRoma (piccolo blog dell’integralismo cattolico radicale) a proposito del «femminicidio», che in realtà sarebbe «un’assurda leggenda nera messa in giro da femministe senza scrupoli». Alcune donne «provocano gli istinti peggiori - continua il volantino - e se poi si arriva anche alla violenza o all’abuso sessuale (lo ribadiamo: roba da mascalzoni), facciano un sano esame di coscienza: forse questo ce lo siamo cercate anche noi?». E per chiarire meglio il concetto, ad un cronista del Gr1 che lo intervistava, don Corsi chiede: «Quando lei vede una donna nuda, quali reazioni prova? O forse è un frocio anche lei?».
Durissime le reazioni da parte delle associazioni delle donne e di Telefono Rosa, e manifesto rimosso ieri, per ordine del vescovo, che del resto dovrebbe ben conoscere le iniziative del suo parroco: ad ottobre, nella stessa bacheca, aveva affisso delle vignette anti-islamiche.