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INCHIESTA. Libro inchiesta di Roberto Ippolito ....

"IGNORANTI", AL MASSIMO! Un popolo così ignorante che non sa di esserlo. Una nota di Tomaso Montanari - a c. di Federico La Sala

(...) ricordare che: “Tagliare il deficit riducendo gli investimenti nell’innovazione e nell’istruzione è come alleggerire un aereo troppo carico togliendo il motore”
venerdì 8 febbraio 2013 di Federico La Sala
[...] Il nesso tra corruzione della politica e ignoranza è fortissimo: “Nel parlamento italiano la percentuale di laureati è scesa dal 91,4 per cento della prima legislatura al 64,8 della quindicesima. Una flessione di 27 punti percentuali, in controtendenza con le altre democrazie: negli Stati Uniti i laureati al Congresso superano il 94 per cento”. E una politica analfabeta impone al Paese un futuro di analfabetismo [...] (...)

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> "IGNORANTI", AL MASSIMO! ---- Lo smantellamento della scuola pubblica è un’amara realtà che interessa tutti gli ordini di scuola e un iter avviato da coloro che hanno reso l’ignoranza il caposaldo del loro agire politico.

sabato 9 febbraio 2013

Lo smantellamento della scuola pubblica è un’amara realtà che interessa tutti gli ordini di scuola e un iter avviato da coloro che hanno reso l’ignoranza il caposaldo del loro agire politico. La risalita nei sondaggi di Berlusconi suggerisce il relativo livello culturale di una fetta della popolazione ed esplicita perché “Il nesso tra corruzione della politica e ignoranza è fortissimo”.

Montanari nel suo apprezzabile tentativo di evidenziare una situazione paradossale, dimentica tuttavia di riflettere sulle assurde equazioni derivanti da modelli culturali imposti e ritenuti validi secondo il principio A communi observantia non est recedendum, non allontanandosi dunque dall’opinione comune di una ristretta cerchia di “sapienti”. L’ignoranza è considerata nella sua accezione più semplice e riferita al sapere, riducendone così la portata ed escludendo quella èlite di intellettuali, che ne costituisce l’essenza.

L’affermazione “Nel parlamento italiano la percentuale di laureati è scesa dal 91,4 per cento della prima legislatura al 64,8 della quindicesima" perpetua un’equazione sbagliata: laurea = conoscenza e sminuisce il valore del contributo di chiunque. Berlusconi e Profumo hanno risolto qualche problema reale? La dottoressa Fornero è riuscita, in un solo colpo, a fare più danni di un bambino capriccioso. Si può essere ignoranti pur essendo laureati, gli esempi sono tantissimi. Il titolo non affranca dall’ignoranza e volendo considerare le lauree attuali si potrebbe aprire un’ampia discussione a tal proposito. Chi è abituato a sviscerare le questioni per esigenze di sopravvivenza, come molti italiani, anche se analfabeta, saprebbe sicuramente offrire un contributo valido alla soluzione di alcuni problemi del paese.

"Negli Stati Uniti i laureati al Congresso superano il 94 per cento”.

Non si può certo dire che gli Stati Uniti siano il vertice della "sapienza". Quella "cultura" posseduta dal 94 % del Congresso sembra sia stata usata per impacchettare una demo-crazia fasulla che non ha mai dimostrato di voler realizzare il potere del popolo. Come si può erigere a modello un paese che cura e istruisce solo chi è in grado di pagare, che non accetta le sentenze dei tribunali internazionali, che usa la guerra come strumento economico e dove vige ancora la pena di morte?

"Alessandra Mussolini ringhia che “il nonno ha fatto opere, mica libri”. Rispondendo a Massimo Giletti, Berlusconi ha detto che “Mario Monti è umanamente gradevole, ma è un professore”.

Seppur sarcastiche e pregne di ignoranza le due affermazioni evidenziano il bisogno di una dimensione terza che dia corpo al sapere e che in questo paese sembra essere diventata un tabù: il fare attraverso l’esperienza. Bisogna ammetterlo, i professori, soprattutto quelli universitari vivono perlopiù nell’iperuranio, dimentichi che la realtà è altrove e molto spesso non coincide con le loro fantastiche idee. Identificano il sapere con la conoscenza e lo perpetuano. Nel loro girovagare tra teorie e assiomi trascinano purtroppo, quando chiamati ad occupare importanti scranni, anche la popolazione. Chi è più ignorante tra colui che dall’alto del suo sapere determina, in maniera consapevole e sconsiderata, gli indirizzi politici, sociali ed economici di un paese e la popolazione che è costretta a fare esperienza di quell’ agire?

L’equazione titolo = sapere è vera solo se riferita alle nozioni e se applicata a quel principio vuoto che è la meritocrazia, ma diventa falsa quando le si attribuisce il valore di titolo = conoscenza.

Ci vuole ben altro per trasformare il sapere in CONOSCENZA: l’intenzione di conoscere, l’esperienza, il fare, la creatività, la relazione, la consapevolezza di chi sono io e come sono collegato a tutto il resto, la solidarietà. Ciò non si insegna a scuola e tantomeno nelle università. Interessante sarebbe introdurre una nuova equazione nella selezione di qualsiasi candidato: CONOSCENZA = funzione svolta, ben diverso dall’ipocrita meritocrazia basata sul sapere.

Purtroppo e ahimè la scuola tutta ha delle responsabilità per questo stato di cose. Il vulnus che ha contribuito a creare dovrebbe diventare il cuore di un dibattito nuovo teso a ridefinirne la funzione, il modello educativo, la didattica, l’organizzazione e le offerte formative. L’istituzione scolastica deve abbandonare il modello del sapere per abbracciare quello della CONOSCENZA che rende liberi e consapevoli. Solo in questo modo diventerà utile investire nell’istruzione, diversamente l’attuale “cimitero”, di professori, studenti, intellettuali e cittadini, continuerà ad espandersi.

Antonio C.


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