Papa Ratzinger delinea la figura del successore
di Gian Guido Vecchi (Corriere della Sera, 16 febbraio 2013)
Il cardinale Christoph Schönborn, anche lui «sorpreso» e insieme ammirato per «l’immenso senso di responsabilità» del Papa, dice da Vienna che il «motto» del pontificato di Joseph Ratzinger, che fu suo professore di teologia, «si potrebbe riassumere nell’espressione: "Riflessione dell’essenziale"».
Benedetto XVI non intende interferire nell’elezione del successore, dopo le 20 del 28 febbraio rimarrà «nascosto al mondo», ma le sue parole e gesti di questi giorni sono destinati ad avere un peso. Il calendario degli impegni prosegue immutato e ieri Benedetto XVI ha ricevuto in udienza i vescovi liguri guidati dal cardinale Angelo Bagnasco, oggi accoglierà i lombardi con l’arcivescovo di Milano Angelo Scola, da domenica sera e per tutta la settimana parteciperà con la Curia agli esercizi spirituali che quest’anno ha voluto affidare al cardinale Gianfranco Ravasi, il 25 vedrà in udienza privata «altri cardinali» e la mattina del 28 li saluterà tutti quanti nella Sala Clementina prima di andare a Castel Gandolfo e lasciare i porporati a discutere in vista dell’ingresso nella Sistina.
La situazione è inedita ma il Papa a un tempo rassicura e raccomanda: «La figura di Pietro non tramonta», ha spiegato ieri ai vescovi. «Ci ha esortato ad essere tanto uniti alla Chiesa e a saper pregare, perché la promessa di Gesù a Pietro è una promessa che non viene meno», ha raccontato alla Radio Vaticana il vescovo di Ventimiglia Alberto Maria Careggio. La preghiera, l’unità della Chiesa. Già nella declaratio sulla sua «rinuncia» Ratzinger aveva tratteggiato una sorta di profilo del successore: occorre avere «nel corpo e nell’animo» il «vigore» necessario ad affrontare «rapidi mutamenti» del «mondo di oggi». Un mandato in positivo a proseguire le «vere riforme».
Certo «non è una resa», dice al Tg2 il cardinale Angelo Bagnasco: «Il Papa ha affrontato momenti difficilissimi rispetto all’oggi, problemi che tutti conosciamo. Se la chiave di lettura fosse quella di una fuga, di una resa, lo avrebbe fatto molto prima e non adesso, in un momento sostanzialmente più tranquillo».
Una decisione, quella di Benedetto XVI «presa in coscienza davanti a Dio, in totale libertà e motivata unicamente per il bene della Chiesa», ha scritto il cardinale Angelo Scola in una lettera che domani sarà letta in tutte le chiese della diocesi di Milano. «Di fronte all’inaspettato e umile gesto di Benedetto XVI non sono importanti i sentimenti che, sul momento, hanno occupato il nostro cuore. Conta la limpidezza del gesto di fede e di testimonianza del nostro caro Papa. Esso si è subito imposto, a noi e a tutto il mondo».
I cardinali lo dovranno ascoltare, e non si tratta solo di un omaggio dovuto. L’invito (ripetuto) all’unità della Chiesa è nelle cose: il quorum fisso di due terzi voluto da Ratzinger, 78 voti su 117, impone che la scelta cada su un candidato di equilibrio tra le varie anime del conclave. A papabili «forti» come Scola e il canadese Marc Ouellet si affiancano così personalità come Ravasi e Schönborn, lo stesso Bagnasco, il newyorchese Timothy Dolan e l’astro crescente del giovane filippino Luis Antonio Gokim Tagle, 55 anni, di madre cinese, considerato una sorta di Wojtyla d’Oriente. La Chiesa guarda alla Cina, del resto. «Il giorno prima della rinuncia, il Papa ha inviato una benedizione e i suoi auguri alle popolazioni che celebravano il Nuovo anno lunare, in particolare ai cinesi in ogni nazione», ricorda ad Asianews il cardinale John Tong, vescovo di Hong Kong e primo cinese della storia a partecipare a un conclave.
Benedetto XVI si prepara a una vita riservata di preghiera e studio prima a Castel Gandolfo e poi nel monastero in Vaticano. Ma non sarà isolato. Il neoarcivescovo Georg Gänswein sarà una sorta di trait d’union tra il prossimo Papa e il predecessore: ha deciso di alloggiare come Ratzinger nel monastero e continuare ad aiutarlo e insieme, in quanto prefetto della Casa pontificia, lavorerà a stretto contatto con il nuovo Pontefice.