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ERRATA - CORRIGE. SE UN PAPA TEOLOGO SCRIVE LA SUA PRIMA ENCICLICA, TITOLANDOLA "DEUS CARITAS EST" ("CHARITAS", SENZA "H"), E’ ORA CHE TORNI A CASA, DA "MARIA E GIUSEPPE", PER IMPARARE UN PO’ DI CRISTIANESIMO ...

IL NUOVO PAPA E IL NOME DI DIO: DAL "DEUS CARITAS EST" AL "DEUS CHARITAS EST"? Una nota di Cristiano M. G. Faranna - a c. di Federico La Sala

sabato 16 febbraio 2013
CARDINALE ANGELO COMASTRI: STEMMA - DEUS CHARITAS EST (al 26 dic 2012!!!).
LA CHIESA DEL SILENZIO E DEL "LATINORUM". Il teologo Ratzinger scrive da papa l’enciclica "Deus caritas est" (2006) e, ancora oggi, nessuno ne sollecita la correzione del titolo. Che lapsus!!! O, meglio, che progetto!!!
OBBEDIENZA CIECA: TUTTI, PRETI, VESCOVI, E CARDINALI AGGIOGATI ALLA "PAROLA" DI PAPA RATZINGER ("DEUS CARITAS EST", 2006). Materiali per riflettere
DIO E’ VALORE!IL MAGISTERO EQUIVOCO DI BENEDETTO (...)

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> IL NUOVO PAPA E IL NOME DI DIO --- «La vera riforma da fare in Vaticano? Separare lo Stato dalla Chiesa». Intervista a Jean Baubérot (di Alberto Mattioli - “Il Pontefice prenda esempio dal Dalai Lama”).

domenica 17 febbraio 2013

“Il Pontefice prenda esempio dal Dalai Lama”

intervista a Jean Baubérot,

a cura di Alberto Mattioli (La Stampa, 17 febbraio 2013)

«La vera riforma da fare in Vaticano? Separare lo Stato dalla Chiesa». Là: dopo le dimissioni più clamorose della storia recente, finalmente un’analisi originale fino al paradosso. Arriva da Jean Baubérot, celebre storico delle religioni e fondatore della sociologia della laicità.

Professor Baubérot, si spieghi.

«E’ molto semplice. Mi sembra che sia un problema, per la Chiesa cattolica e per come il mondo guarda alla Chiesa, che il Pontefice abbia una doppia funzione, sia insieme un capo spirituale e un capo di Stato. Certo, il Vaticano è uno Stato piccolissimo, ma il suo peso politico è tutt’altro che piccolo, anche su scala internazionale. Ora, quest’ambivalenza genera inevitabilmente ambiguità e malintesi, come si è visto anche di recente».

Quindi cosa dovrebbe fare il nuovo Papa?

«Quello che ha fatto il Dalai Lama, che ha rinunciato a ogni ruolo politico per consacrarsi interamente a quello religioso».

Ma il Tibet è occupato militarmente dai cinesi. Invece i cosacchi non sono mai riusciti ad arrivare in piazza San Pietro...

«Sì, ma per decenni il Dalai Lama ha conservato e rivendicato le sue prerogative politiche. Quando ci ha rinunciato, e lo ha fatto solo nel 2011, quando era già in esilio da decenni, è stato certamente un atto simbolico. Ma dal valore, sempre simbolico, molto grande».

Intanto, a proposito di peso politico, in Francia ci sono polemiche per il ruolo della Chiesa nell’opposizione al matrimonio per tutti...

«Questa è l’altra grande riforma che la Chiesa cattolica dovrebbe fare, e lo dico beninteso da osservatore esterno e non cattolico. Io trovo che la Chiesa abbia tutto il diritto di pronunciarsi su temi politici o di società. Trovo però sbagliato che lo faccia in nome di una morale “naturale” che sarebbe valida per tutti, anche per chi non ha le stesse convinzioni religiose. No: è soltanto la morale cattolica. Le due riforme sono connesse».

L’Islam, però, è pieno di capi insieme religiosi e politici.

«Sì, ma nell’Islam non c’è un’autorità unica che parla a nome di tutti i musulmani. Aggiungerei anche che questa confusione fra spirituale e temporale indebolisce entrambi i poteri e non ha buoni effetti sulla società. Basta dare un’occhiata a quel che succede in Iran».


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