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ERRATA - CORRIGE. SE UN PAPA TEOLOGO SCRIVE LA SUA PRIMA ENCICLICA, TITOLANDOLA "DEUS CARITAS EST" ("CHARITAS", SENZA "H"), E’ ORA CHE TORNI A CASA, DA "MARIA E GIUSEPPE", PER IMPARARE UN PO’ DI CRISTIANESIMO ...

IL NUOVO PAPA E IL NOME DI DIO: DAL "DEUS CARITAS EST" AL "DEUS CHARITAS EST"? Una nota di Cristiano M. G. Faranna - a c. di Federico La Sala

sabato 16 febbraio 2013
CARDINALE ANGELO COMASTRI: STEMMA - DEUS CHARITAS EST (al 26 dic 2012!!!).
LA CHIESA DEL SILENZIO E DEL "LATINORUM". Il teologo Ratzinger scrive da papa l’enciclica "Deus caritas est" (2006) e, ancora oggi, nessuno ne sollecita la correzione del titolo. Che lapsus!!! O, meglio, che progetto!!!
OBBEDIENZA CIECA: TUTTI, PRETI, VESCOVI, E CARDINALI AGGIOGATI ALLA "PAROLA" DI PAPA RATZINGER ("DEUS CARITAS EST", 2006). Materiali per riflettere
DIO E’ VALORE!IL MAGISTERO EQUIVOCO DI BENEDETTO (...)

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> IL NUOVO PAPA E IL NOME DI DIO --- Tra gli elettori che oggi entrano nella Cappella Sistina c’è anche Joao Braz de Aviz. Il cardinale con le schegge della rapina. (di

martedì 12 marzo 2013

Il cardinale con le schegge della rapina

di Aldo Maria Valli

in “Vino Nuovo” ( www.vinonuovo.it ) del 12 marzo 2013

Tra gli elettori che oggi entrano nella Cappella Sistina c’è anche Joao Braz de Aviz, che da giovane prete in Brasile visse una gran brutta avventura

C’è un cardinale elettore che porterà con sé nella Sistina uno strano trofeo. E quando diciamo "con sé" dobbiamo essere intesi in senso letterale. Questo cardinale infatti ha in corpo le schegge di qualcosa come centotrenta pallini di piombo. Il cardinale è il brasiliano Joäo Braz de Aviz e la storia che lo riguarda ha dell’incredibile.

È il 1983 e don Joao, allora trentaseienne, è un semplice parroco nella diocesi di Apucarana. Quel giorno sta andando dalla sua parrocchia a un’altra per aiutare un altro parroco. «A metà strada, su un ponticello, vedo una macchina ferma. Mi avvicino per vedere se serve una mano. E mi accorgo che non si tratta di campesiños rimasti con la macchina in panne. Nel vecchio maggiolino ci sono due ragazzi che mi spianano contro le loro armi pesanti, mi tolgono le chiavi della macchina e mi costringono a seguirli dall’altra parte del torrente, senza dire una parola. Dopo mezz’ora, sbuca dalla curva il furgone blindato di una banca. È venerdì pomeriggio, quei ragazzi stanno aspettando il furgone con la raccolta degli incassi, e io mi sono trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato».

I rapinatori sparano alle ruote del blindato, ma anche le guardie sono armate e rispondono al fuoco. «A un certo punto, visto che la situazione era bloccata, i due ragazzi mi hanno puntato di nuovo le armi in faccia: vai tu a parlare con i poliziotti, o ti ammazziamo. Che potevo fare? Ho fatto solo pochi passi e subito dal blindato i poliziotti mi hanno sparato addosso».

Don Joäo sente un fortissimo bruciore in tutto il corpo. I pallini partiti dal fucile a canne mozze lo hanno raggiunto anche a un occhio. Sente il sangue che gli cola sulla faccia, è terrorizzato. Non riuscendo a muoversi, se ne sta disteso a terra e forse è così che si salva: «Dopo mi hanno confermato che se mi fossi mosso mi avrebbero finito».

I rapinatori sono scappati. Don Joäo sente che le forze gli stanno venendo meno. «Dicevo dentro me stesso: Gesù, ma perché devo morire a trentasei anni? Avevo tanto da fare. La risposta mi è sgorgata dentro così: "Io sono morto a trentatre anni. Tu hai avuto già tre anni più di me..."».

«Allora mi sono sentito in pace. Ho detto le mie ultime preghiere, ho fatto le mie offerte, e ho chiesto perdono, ma poi ho anche aggiunto: Signore, dammi dieci anni in più. Non so perché ho chiesto proprio dieci anni».

Fra poche il cardinale Joäo Braz de Aviz, attuale prefetto del dicastero vaticano che si occupa dei religiosi, entrerà in conclave. Gli sono stati concessi ben più di dieci anni, e chissà se mentre farà ingresso nella Sistina penserà a quel lontano episodio che gli ha segnato la vita. Dopo soffrì a lungo per una forma di depressione. Non era più capace di entrare in contatto con le persone. «Non riuscivo più nemmeno a uscire di casa. Sono guarito piano piano, cominciando col fare piccole cose, ad esempio piccole passeggiate intorno a casa, fin dove mi era possibile. Anche questa specie di paralisi della volontà è stata per me un’esperienza importante, per abbracciare il mio limite e la mia fragilità».

Quando nel 1994 è stato nominato vescovo e poi gli è stata attribuita la responsabilità della grande diocesi di Brasilia, don Joäo ha commentato: «È come se il Signore mi avesse voluto dire: fin qui tu mi hai chiesto la vita, d’ora in poi quello che viene io ti chiedo di donarlo a me...». Già, quello che viene.


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