Battiato una natura ineludibile da ribelle
di Marco Rovelli (l’Unità, 30.03.2013)
VORREI TORNARE SULLA VICENDA DI FRANCO BATTIATO, SU CUI HO SCRITTO QUALCHE STATUS SU FACEBOOK (DEL RESTO LA VICENDA SEMBRAVA FATTA APPOSTA PER UN SOCIAL NETWORK). Io trovo totalmente fuori fuoco la crocifissione di Battiato, e tanto più il suo siluramento da parte di Crocetta. Adesso si fanno fuori le persone oneste e non i corrotti? Crocetta revoca l’incarico a Battiato, mentre quelli e quelle che votarono in Parlamento dicendo che Ruby era la nipote di Mubarak, e lo dicono ancora, se ne stanno tranquille sul proprio scranno, insieme al loro papi.
Crocetta, come molti altri, imputa a Battiato di aver offeso il Parlamento, e il suo ruolo istituzionale, utilizzando quei termini: ma Battiato non ha offeso il parlamento, piuttosto alcuni suoi indegni membri, e dire che ha offeso il parlamento è proprio un pessimo paralogismo. Così come è un pessimo paralogismo dire che ha offeso le donne, come ha affermato la Fornero (io ho l’impressione che siano state più offese dalle cose che ha fatto lei).
Quanto al ruolo non vedo perché un assessore non dovrebbe dire «troie», come se l’assessore non facesse parte del mondo e smettesse di essere un normale umano. Mascherarsi dietro un’anestesia linguistica credo che sia attutire le realtà, quelle sì, vergognose: e a volte (non di regola, ma: a volte) bucare lo schermo, profanare il sacro, è necessario per rivelare quelle verità nascoste. E la verità è che il parlamento è stato troppo a lungo un luogo di compravendita e mercimonio di anime e di dignità (laddove coloro che scelgono liberamente di vendere il proprio corpo meritano tutto il rispetto). E Battiato è un uomo libero: come lui stesso ricordava, «non ho mai marciato, né ubbidito durante il servizio militare. Questione di carattere e personalità», e per questo era finito nel carcere militare. Up patriots to arms.