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POLITICA, CONFLITTO D’INTERESSE, E "UNDERSTANDING MEDIA" ("GLI STRUMENTI DEL COMUNICARE"). I nuovi media non sono giocattoli e non dovrebbero essere messi nelle mani di Mamma Oca o di Peter Pan. Uscire dallo Stato di minorità!

GRILLO O BERLUSCONI?! E’ LO STESSO: IL MEDIUM E’ IL MESSAGGIO!!! Ri-leggere McLuhan. Una nota - di Federico La Sala

PER L’ITALIA E PER LA COSTITUZIONE. CARO PRESIDENTE NAPOLITANO, CREDO CHE SIA ORA DI FARE CHIAREZZA. PRIMA CHE SIA TROPPO TARDI ...
mercoledì 24 aprile 2013
PER L’ITALIA E PER LA COSTITUZIONE. CARO PRESIDENTE NAPOLITANO, CREDO CHE SIA ORA DI FARE CHIAREZZA. PRIMA CHE SIA TROPPO TARDI... IL SONNO MORTIFERO DELL’ITALIA. In Parlamento (ancora!) il Partito al di sopra di tutti i partiti.
Messaggio originale-----
Da: La Sala Inviato: domenica 27 gennaio 2002 0.09
A: posta@magistraturaassociata.it
Oggetto:Per la nostra sana e robusta Costituzione...
Stimatissimi cittadini-magistrati
"Nella democrazia - come già scriveva Gaetano Filangieri nella sua (...)

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> IL MEDIUM E’ IL MESSAGGIO!!! Ri-leggere McLuhan. ---- Il web si ribella a Grillo. Guido Cavallari è più diretto: «Beppe non tirare troppo la corda. Il Paese è nella tempesta. È ora di governare (...)» (di Toni Jop).

giovedì 28 febbraio 2013

Il web si ribella a Grillo

Proteste dopo gli insulti a Bersani. Il leader Pd: lo dica alle Camere. Monti: meglio M5S del Cav

Ma sul blog scoppia la rivolta: «Beppe, stai sbagliando»

di Toni Jop (l’Unità, 28.02.2013)

Accade semplicemente che il voto sia andato a bussare al portone del suo referente e che gli stia dicendo: ti ho sostenuto, ma se fai le bizze di fronte a una proposta di collaborazione di governo senza andare a vedere le carte, la festa appena cominciata è già finita, atsalùt. Non c’è trucco, non c’è inganno, è tutto vero: in queste ore sul blog del Grande Imbuto sta maturando un evento biblico, imponente per dimensioni - i post sono migliaia e migliaia - e eccitante per la ricchezza dei piani di confronto lungo i quali si incollano le comunicazioni. La stragrande maggioranza degli scriventi si rivolge direttamente a Grillo, ma non sono pochi quelli che si rivolgono proprio a questa tormentata audience per avvisarla, per strigliarla, per rimetterla sulla retta via, evidentemente «tradita» da questa nuova, corale, potente disponibilità al dialogo con l’odiato, disprezzato Bersani, con il cadavere putrefatto di quel partito che si chiama Pd. Così, sotto gli occhi del Capo assoluto, si consuma questa confessione di massa, che si snocciola ai piedi di un suo post, il Post dei Post, in cui il leader del Pd viene definito «morto che parla», e più avanti liquidato come «lo stalker politico», uno che infastidisce le persone perbene con offerte offensive.

FUOCHI D’ARTIFICIO

Folklore grillino, simile a quello del Bossi degli anni verdi, ma che forse nasconde intenzioni meno folkloristiche del linguaggio con cui sono vestite. Comunque vada, Grillo non può rinunciare ai suoi fuochi d’artificio, in troppi lo rimprovererebbero per il suo «imborghesimento». Poi, se trattativa ci deve essere, pensa, è bene che questo avvenga al punto più basso per il Pd, è cioè quando Bersani sia in ginocchio; qualunque concessione, qualunque cedimento al realismo che imporrebbe l’ascolto suonerebbe un tradimento delle trombe di Gerico che Grillo ha suonato durante tutta la campagna elettorale: predicava il bombardamento di Dresda, non una nuova stagione di intese. Per questo, forse, sbatte intanto la porta davanti al «morto». Il problema è che, a quanto pare, la grande maggioranza di chi usa quel suo blog - il salotto privato che lui da sempre mette a disposizione del suo pubblico elettore - vorrebbe riaprire quel-la porta proprio mentre lui la sta chiudendo.

Tira e molla, sì, ma da ascoltare perché è istruttivo e dice molte cose di chi lo ha votato, di chi ha votato le sue trombe, del perché lo ha fatto, e di cosa si aspetta si faccia ora con quel voto e di che cosa possa fare quel voto se la sua postilla non sarà accolta, presa in considerazione. In parole povere, questa pioggia scrosciante di post pone a Grillo un problema, inedito fin qui in queste dimensioni, su un terreno che il capo detesta: quello del potere, il suo. Chi è lui e chi sono i suoi elettori: fino all’altro ieri erano una cosa sola, adesso molto meno.

«Ok, ci siamo, è ora di combinare qualcosa di buono.Personalmente un “governo di scopo” con pochi punti ben chiari si potrebbe fare, vorrei proprio sentire che scuse trova il Pd di fronte ad una legge riduce i costi della politica o che regolamenta il conflitto d’interessi. Se accettano si va finalmente avanti, se rifiutano si scavano definitivamente la fossa»: così sbotta Marco Santinon, per lui la trattativa è una possibile tagliola per la sinistra, e va usata in questo senso; è chiaro che per questa via il militante ritiene di portare, ancora, la sinistra ad accettare o a rinnegare, sottoscrivendo o meno quelle proposte operative, il proprio format culturale; per questo, anche, vuole che il capo vada a vedere. Intelligenza tattica.

ATTENTO, È UN’OPPPORTUNITÀ

Guido Cavallari è più diretto: «Beppe non tirare troppo la corda. Il Paese è nella tempesta. È ora di governare la barca. Abbiamo l’occasione di dettare le regole per cambiamenti importanti che molti del Pd condividono. Se si manda a monte questa opportunità si rischia di consegnare il Paese allo psiconano»; ed è chiaro che l’autore del post non sta proponendo inciuci o banali giochi di facciata: lui sa che nel Pd ci sono le sensibilità per costruire, su una piattaforma definita, preziose sintonie. Insieme, quel «Beppe non tirare troppo la corda» è un gesto forte al cospetto del grande Capo, un avvertimento, quasi minaccioso. Un tono ripreso molte volte, da Alberto Coluccia, per esempio: «Grillo è ora di saltare a casa. Se vuoi imporre la tua presenza diventi come i capi partito. E alle prossime elezioni non avrai il mio voto. Bersani e il Pd sono marci ok ma se tendono la mano sulle riforme del movimento vale la pena votare la fiducia e metterli alla prova, se non si va avanti, legge elettorale e tutti alle elezioni»; di nuovo la questione del potere: stanno rimproverando Grillo di imporre la sua presenza; ricordano che lo slogan del capo dice altro, e cioè che «uno vale uno», senza eccezioni. Non pochi si muovono lungo questo fronte in aperta rotta di collisione col leader padrone e suggeriscono vie alternative alla Rappresentanza unica: «Caro Beppe anche tu hai chiuso, il megafono è giusto che ora si spenga e che il movimento si esprima autonomamente via web su cosa fare: Referendum on line!!!!!!!!!!!»; così spariglia Maria A. E lo fa impugnando proprio l’attrezzatura che Grillo aveva promesso ai suoi, senza mai rispettare la parola data. Lo farà? Nell’incertezza, Vito Lanci avvisa: «Se Beppe non la pianta di fare il supereroe delle cause perse invito tutti alla riflessione. Il movimento non deve morire ora che sta imparando a camminare», e aggiunge che se non verrà aperta quella porta il suo voto e quello di tanti altri prenderanno altre strade.

SOSPETTO INFILTRATI

Logica stringente, servita fredda da atti di vera e propria insubordinazione di fronte all’autorità costituita. Insolito. Qualcuno la prende male, ci vede le tracce di una invasione aliena, Pd nel caso, tesa a sovvertire la felice pax post elettorale del Movimento: «Chi critica Beppe, o non ha mai seguito ciò che ha sempre detto fin dal 2009 (niente alleanze), oppure è un infiltrato del Pd», sentenzia Massimo P. E siamo già nella pancia di un sommovimento che mette in discussione la sincerità - predicata da Casaleggio - del Santo Web. Vogliono, i moltissimi contestatori, che il Movimento si misuri con Pd e Sel su argomenti chiave: il conflitto di interessi, la lotta alla corruzione, il finanziamento pubblico ai partiti, il reddito di cittadinanza, la riforma elettorale. Tutta farina del sacco della sinistra: non hanno torto a voler andare a vedere.


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