Il futuro del M5S tra realismo e paranoia
risponde Luigi Cancrini
psichiatra e psicoterapeuta (l’Unità, 1.03.2013)
Insieme Bersani e Grillo potrebbero davvero fare cose importanti, quelle che la sinistra non ha mai potuto realizzare fino in fondo perché costretta a governare con chi, quelle cose, non voleva per interessi personali e di appartenenza. Ora credo che la volontà di cambiare ci sia tutta, le forze che servono pure; si tratta di trovare i modi.
Silvana Stefanelli
In che direzione andrà ora il Movimento 5 Stelle? La Rete, dicono i giornali, si è spaccata dopo che Grillo ha risposto picche alla proposta di Bersani. Con due ipotesi politiche opposte da verificare nei prossimi giorni (o nelle prossime settimane) su quella che è (sarà) la tendenza prevalente del nuovo partito.
Volevano davvero la riduzione delle spese per la politica, il dimezzamento dei parlamentari, una nuova legge elettorale, la fine degli inciuci, una legge vera sul conflitto d’interessi, la trasparenza, il blocco delle spese per gli F35 e, più in generale, per gli armamenti e una modificazione profonda del costume politico?
La possibilità di ottenere queste cose c’è tutta. Basta chiederle: alla luce del sole, in Parlamento, quando si discutono (e, più tardi, quando si attueranno) i programmi elettorali di un nuovo governo.
Rinunciare a questa possibilità porterebbe a rendere più probabile la seconda ipotesi, quella di un movimento che vuole soltanto sfasciare tutto. Pensando non tanto al Paese quanto alla possibilità di crescere ancora lui (il movimento di Grillo) se gli altri falliranno ancora. Dall’interno di un vissuto paranoico in cui si pensa di dover continuare a lottare da soli contro tutti: «per cambiare il mondo», si è lasciato sfuggire ieri Grillo che forse ci crede davvero.
Riusciranno i suoi a fargli capire che la paranoia è incompatibile con la razionalità (che ci parla dei limiti di ognuno di noi) e con la democrazia (che è consapevolezza dell’arricchimento che ci può venire dall’altro)?
di Michele Serra (la Repubblica, 1.03.2013)
Quando si dice che questo voto stravolgerà tutto e tutti, si dice davvero: tutto e tutti. Comprese le Cinque Stelle, che in poche convulse mosse, in pochi difficili giorni saranno costrette a capire molto della propria natura e del proprio futuro.
Capire in primo luogo se sono in grado di inverare il loro mito fondante, quello della democrazia autoconvocata, oppure se devono figurare come una docile armata compattamente a disposizione del suo capo e creatore.
In poche parole: come si prendono le decisioni, là dentro? Decidono solo Grillo e Casalegno? Decidono - o decideranno - gli eletti? Esistono o esisteranno forme e luoghi di decisione collettiva, sia pure in qualche arcana forma webbica?
Ove decidesse solo Grillo, neanche il Pcus funzionava così, e il “nuovo” prenderebbe sembianze ben sinistre. Con i voti, milioni di voti, usati come fiches nelle mani di un giocatore di poker.
Si guarda a quel potente grumo di pulsioni politiche e sociali con giustificata ansia, e un misto di diffidenza, interesse, paura, speranza. Il timore è che la gente di quel movimento confonda ogni parola esterna con un’intrusione, ogni contatto con una contaminazione. Il mito della purezza perde anche i migliori.