A.(in questo breve articolo, per ragioni di privacy, scriverò solo le iniziale dei nomi) è stato uno dei primi ragazzi che ho incontrato quando ho cominciato, alcuni anni fa, il mio lavoro di operatore sociale in una scuola superiore. Ero, per la precisione, un “assistente educatore”, affiancavo, cioè, un insegnante di sostegno, che era ufficialmente il responsabile del percorso educativo e formativo dei ragazzi con disabilità. Io non mi occupavo direttamente di A., stavo con (...)
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