Il libro di Paolo Peluffo
E Ciampi studiò: il bis è incostituzionale
Mancava meno di un anno alla fine del mandato di Carlo Azeglio Ciampi. Paolo Peluffo, consigliere per la stampa e la comunicazione durante la sua presidenza, racconta nel libro Carlo Azeglio Ciampi: “Per molti mesi, Ciampi aveva preparato, come gli è solito fare, un piccolo fogliettino, scritto a mano in una mattinata insonne, tra le cinque e le sei, in pigiama nel letto, con le ginocchia ritirate su a sostegno di un block notes, in una grafia insieme sintetica, minuscola, illegibile”.
Era quel fogliettino “una sorta di garanzia offerta a se stesso che l’incarico stesse per terminare davvero. In fondo, erano ben tre anni che talvolta il Presidente stupiva gli ospiti nel suo studio alla Palazzina rivelando loro il numero esatto di giorni e ore che mancavano al termine del mandato. Settecentoventidue giorni alla fine”. Ciampi era consapevole del consenso sulla sua persona, e per ciò stesso passò “gli ultimi sei mesi del suo mandato a costruire, volutamente e pervicacemente, il rifiuto categorico a ogni possibilità di sua rielezione”.
Scrive Peluffo: “Ricordo un pomeriggio di fine settembre del 2005, nel quale il Presidente scese in studio particolarmente soddisfatto. ‘Ci sono precedenti, Segni addirittura nel suo messaggio alla Camere, l’unico, propose di modificare la Costituzione per inserire l’inelegibilità per due volte del capo dello Stato. I costituenti hanno previsto un periodo di sette anni, perchè fosse abbastanza lungo da escludere la rielezione’”. Il 3 maggio 2006 quel testo divenne un comunicato ufficiale del Quirinale.
“È il documento - scrive l’attuale sottosegretario del governo Monti - eticamente più intenso della vita pubblica di Ciampi. È il frutto della visione complessiva di cosa sia il ‘potere’, e di quale differenza fondamentale separi ‘autorità’ e ‘potere’. Se non si ha la capacità di tagliare netto, di chiudere quando è il momento, il ‘potere’ manifesta tutta la sua natura moralmente ambigua e diventa pericoloso per sè, per l’individuo, e per la comunità”. C’era scritto che la rielezione “mal si confà alle caratteristiche proprie della forma repubblicana del nostro Stato”.
* il Fatto, 22.04.2013