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NUOVO PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA E GOVERNO. CARO PRESIDENTE NAPOLITANO, CREDO CHE SIA ORA DI FARE CHIAREZZA. PRIMA CHE SIA TROPPO TARDI ...

LA RISPOSTA DI RODOTA’ A SCALFARI. L’analisi politica dovrebbe essere sempre questa, lontana da malumori o anatemi.

Incostituzionale il Movimento 5Stelle? Ma, se vogliamo fare l’esame del sangue di costituzionalità, dobbiamo partire dai partiti che saranno nell’imminente governo o maggioranza.
mercoledì 24 aprile 2013 di Federico La Sala
La lettera
Io sono e resto un uomo di sinistra
di Stefano Rodotà (la Repubblica, 22.04.2013)
CARO direttore,
non è mia abitudine replicare a chi critica le mie scelte o quel che scrivo. Ma l’articolo di ieri di Eugenio Scalfari esige alcune precisazioni, per ristabilire la verità dei fatti.E, soprattutto, per cogliere il senso di quel che è accaduto negli ultimi giorni.
Si irride alla mia sottolineatura del fatto che nessuno del Pd mi abbia cercato in occasione della candidatura alla (...)

In risposta a:

> LA RISPOSTA DI RODOTA’ A SCALFARI. ---- Quirinale: l’evento storico (risponde Furio Colombo) --- Larghe malintese. "Repubblica", il Fondatore restò solo (di Marcello Santamaria)

martedì 23 aprile 2013

Quirinale: l’evento storico

risponde Furio Colombo (il Fatto, 23.04.2013)

-  CARO COLOMBO, perchè questa prima volta in cui un presidente della Repubblica si ricandida e viene rieletto non vi sembra un evento storico?
-  Marcella

ERRORE. L’evento è certamente storico. Una parte rilevante del Parlamento ( due terzi, i due maggiori partiti,i due principali contendenti delle ultime elezioni ) è salita al Quirinale per dire solennemente: noi non vogliamo più scegliere, non vogliamo più decidere, non vogliamo più votare un presidente della Repubblica o un governo. Fate voi.

Il problema è che non sappiamo chi sono i "voi." Qualcuno infatti ha messo alla finestra la figura di Napolitano, con tutto il peso della sua storia e il significato della sua figura. Vista da lontano e da chi è stato tagliato fuori dalla grande e strana e improvvisa composizione di un quadro del tutto alterato rispetto al risultato delle elezioni, la figura di Napolitano riportato alla finestra sembra un ostaggio, uno scudo umano messo in mezzo, tra destra e sinistra, per far passare indenne Berlusconi.

Una manovra così costa molto. Costa la fiducia nella democrazia. Costa il coinvolgere impropriamente nella mischia la sola istituzione che deve essere condivisa. Costa il nome, l’immagine e la credibilità del Partito democratico, che da oggi è un’altra cosa (pur aspettando di sapere se e quale parte di esso si dichiarerà estranea e ne uscirà relativamente intatta). Infatti la grande finzione è che sia in discussione la decisione di rieleggere Giorgio Napolitano. No, è discussione il perchè si è scelto quel percorso. Esso forza, in modo automatico e indissolubile, l’associazione, distruttiva per il centrosinistra, di Pd e Pdl. E pone tutto il potere nelle mani del Pdl. Facile e desolante capire che questa è la conseguenza inevitabile.

Il meccanismo obbligato che fa tenere alla finestra l’ex presidente della Repubblica: rende d’ora in poi impossibile opporsi alle volontà e interessi e protezioni richieste dal Pdl. Ogni mossa in dissenso farebbe infatti crollare l’intera dolorosa costruzione e sarebbe interpretata "contro" il presidente - ostaggio.

Dunque si torna alla domanda che ho fatto prima. Chi sono coloro che hanno voluto questo colpo durissimo alle istituzioni, che rovescia il risultato elettorale ed elimina il Pd dalla scena politica italiana?


Larghe malintese

Repubblica, il Fondatore restò solo

di Marcello Santamaria (il Fatto, 23.04.2013)

Aria pesante a Repubblica. Da resa dei conti. Non bastavano le spaccature fra alcune grandi firme, l’estate scorsa, sulle telefonate Napolitano-Mancino contro le indagini sulla trattativa Stato-mafia e sul conflitto alla Consulta contro la Procura di Palermo (da una parte Eugenio Scalfari, difensore d’ufficio dell’amico Presidente, dall’altra i cronisti come Bolzoni e gli editorialisti Gustavo Zagrebelsky, Barbara Spinelli e Franco Cordero). Stavolta c’è una guerra fratricida ancor più sanguinosa, visto che non solo contrappone Scalfari a uno storico collaboratore del quotidiano di largo Fochetti come Stefano Rodotà, ma investe la linea politica del giornale su un punto ben più cruciale delle indagini palermitane: l’inciucio prossimo venturo fra Pd e Pdl nel governo di larghe intese patrocinato da Napolitano. Scalfari è decisamente a favore, mentre altre firme molto popolari come Curzio Maltese, Michele Serra e Concita De Gregorio non fanno mistero della loro contrarietà, avendo più volte invitato il Pd a confluire insieme ai 5 Stelle sulla candidatura di Rodotà al Colle.

IERI RODOTÀ ha replicato aspramente alle critiche politiche e alle offese personali rivoltegli domenica da Scalfari, con una lettera formalmente elegante ma sostanzialmente durissima. Scalfari avrebbe preteso che lui rifiutasse la candidatura per i 5Stelle, definiti addirittura “un movimento incostituzionale”?

“Ma, se vogliamo fare l’esame del sangue di costituzionalità, dobbiamo partire dai partiti che saranno nell’imminente governo o maggioranza”: dalla Lega al Pdl, quelli sì incostituzionali per le loro posizioni politiche, oltrechè per il Porcellum.

Invece “le dichiarazioni di appartenenti al M5S non si sono mai tradotte in atti che possano essere ritenuti incostituzionali, e il loro essere nel luogo costituzionale per eccellenza, il Parlamento, e il confronto e la dialettica che tutto ciò comporta, dovrebbero essere considerati con serietà nella ardua fase di transizione politica e istituzionale che stiamo vivendo”.

E poi la sua non era “una candidatura studiata a tavolino e usata strumentalmente da Grillo”, ma è nata “da mesi e non soltanto in rete” anche da “appelli” di esponenti della cultura e della società civile. “Piuttosto ci si dovrebbe chiedere come mai persone storicamente appartenenti all’area della sinistra (Rodotà cita gli altri nomi usciti dalle Quirinarie, da Zagrebelsky a Caselli alla Bonino, ndr) siano state snobbate dall’ultima sua incarnazione e abbiano invece sollecitato l’attenzione del Movimento 5Stelle”.

E aggiunge che “proprio questa vicenda ha smentito l’immagine di un Movimento autoreferenziale, arroccato” visto che “i responsabili parlamentari e lo stesso Grillo hanno esplicitamente detto che la mia elezione li avrebbe resi pienamente disponibili per un via libera a un governo”, ma “questo fatto politico nuovo è stato ignorato perchè disturbava la strategia rovinosa, per sé e per la democrazia italiana, scelta dal Pd”.

Quando a Scalfari, poteva essere “meno sprezzante” con lui, o magari accorgersi che continuando a ripetere a macchinetta il nome di Napolitano “poneva una pietra tombale sull’intero Pd, ritenuto incapace di esprimere qualsiasi nome per la presidenza della Repubblica”.

COLPITO E AFFONDATO, Scalfari balbetta una risposta in cui dice di aver sollecitato Bersani, tramite Zanda, a contattare Rodotà nei giorni della corsa al Quirinale. Poi sostiene che un governo Pd-M5S sarebbe stato “severamente sanzionato dall’Europa” e dalla “speculazione”. Infine difende l’inciucio in arrivo come un governo di “convergenze parallele”, paragonando Pd e Pdl a Berlinguer e a Moro.

E accusa Rodotà di non aver “annunciato il suo ritiro” alla notizia del ritorno dell’amato Napolitano. Anzi, di Napolitano e di Amato. Chissà che ne diranno i lettori: quelli che possono esprimersi nei social network legati a Repubblica sono quasi tutti per Rodotà. E contro l’inciucio.


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