Inviare un messaggio

In risposta a:
DELLA TERRA, IL BRILLANTE COLORE. Pace, giustizia, e libertà nell’aiuola dei mortali

DANTE: IL PARADISO TERRESTRE, UN PROGRAMMA PER I POSTERI. Note per una rilettura del "De vulgari eloquentia" e della "Monarchia" - di Federico La Sala

Al tempo di Bonaccorso di Soresina, podestà di Bologna, del giudice ed assessore Giacomo Grattacello, fu scritto quest’atto, che deve essere detto PARADISO, che contiene i nomi dei servi e delle serve perché si sappia quali di essi hanno riacquistato la libertà e a qual prezzo (...)
lunedì 2 maggio 2022
DANTE "corre" fortissimo, supera i secoli, e oltrepassa HEGEL - Ratzinger e Habermas!!! MARX, come VIRGILIO, gli fa strada e lo segue. Contro il disfattismo, un’indicazione e un’ipotesi di ri-lettura. AUGURI ITALIA!!!
FILOLOGIA E FILOSOFIA: LEZIONE DI PROTAGORA. "Il frammento (1 Diels-Kranz) suona: «πάντων χρημάτων μέτρον ἐστὶν (...)

In risposta a:

> DANTE: IL PARADISO TERRESTRE, UN PROGRAMMA PER I POSTERI --- STORIA LETTERATURA E RICERCA: "IL SORRISO DI CATERINA". «La madre di Leonardo da Vinci? Schiava, esule nel Mediterraneo»(di Maria Pirro).

mercoledì 15 marzo 2023

«La madre di Leonardo da Vinci? Schiava, esule nel Mediterraneo»

L’italianista Carlo Vecce narra la vita di Caterina in un libro che si fonda pure su molteplici scoperte di carattere scientifico, sul ritrovamento di documenti (ma non solo) in grado di riscrivere la storia dell’origine del genio

di Maria Pirro (Il Mattino, Martedì 14 Marzo 2023

Profuga, schiava, esule per il Mediterraneo. Così viene descritta la madre di Leonardo da Vinci nel romanzo storico firmato da Carlo Vecce per Giunti editore. L’italianista, professore universitario all’Orientale di Napoli, narra la vita di Caterina in un libro che si fonda pure su molteplici scoperte di carattere scientifico, sul ritrovamento di documenti (ma non solo) in grado di riscrivere, appunto, la storia dell’origine del genio, risolvendo un mistero lungo 600 anni.

APPROFONDIMENTI

Un’opera, "Il sorriso di Caterina", destinata ad aprire un dibattito importante tra i maggiori studiosi. «Tutto quello che c’è nel volume è reale, a partire dai loro nomi, la fiction interviene per connettere le loro storie», assicura l’autore, mostrando un manoscritto in latino, datato 2 novembre 1452, che ricostruisce la liberazione (con alcuni errori e sviste), ritrovato nell’archivio di Stato di Firenze e scritto da ser Piero da Vinci: suo padre dell’artista.

Com’è arrivata a Firenze Caterina? Grazie al marito della sua padrona, monna Ginevra: un vecchio avventuriero fiorentino di nome Donato, già emigrato a Venezia, dove aveva al suo servizio schiave provenienti dal Levante, dal Mar Nero e dalla Tana. Prima di morire, nel 1466, l’anziano lascia i suoi soldi al piccolo convento di San Bartolomeo a Monteoliveto, fuori Porta San Frediano, per la realizzazione della cappella di famiglia e della propria sepoltura. Il notaio di fiducia è sempre lui, Piero. E Leonardo esegue la sua prima opera proprio per quella chiesa: l’Annunciazione. «Non è un caso», è la tesi.

«Io, per primo, non avevo dato credito all’ipotesi che la madre di Leonardo potesse essere una schiava, e così mi sono messo a cercare, tentando di dimostrare il contrario», ammette Vecce. Per arrivare a sostenere, invece, che la ragazzina venne catturata alla Tana, ultima colonia veneziana alla foce del Don, dove iniziò il suo viaggio tra il mar Nero e il mare nostrum. «Una storia anche di oggi», aggiunge Vecce, che spiega così «l’urgenza di narrarla in questa maniera, per aprire gli occhi». Un legame evidente dalla foto di una profuga in copertina.

«A questo punto Leonardo è italiano solo per metà, e non lo è per la sua parte migliore, perché figlio di Caterina. Sì, è figlio di una straniera: una schiava al più basso gradino sociale. Una donna senza voce, scesa da un barcone, che a stento parlava la nostra lingua», conclude il professore, indicando le conseguenze che ha tutto questo sulla vita di Leonardo. L’idea di libertà assoluta, innanzitutto, e probabilmente l’amore immenso per la natura, visto che la mamma proviene da quel mondo selvaggio, per l’esattezza caucasico, in cui è molto diffusa l’attitudine proprio al disegno. Da qui deriva l’universalità di Leonardo, che non appartiene a una sola cultura e paese, «e lui lo sente. Lo sa, perché sa da dove proviene».

Alla presentazione del libro Paolo Galluzzi, accademico dei Lincei, con Antonio Franchini, direttore editoriale, e Sergio Giunti. E la storia continua anche ora, in questi giorni, oltre le pagine del volume. A Milano, dietro Sant’Ambrogio, nei lavori per la nuova sede dell’Università Cattolica, sta ricomparendo la cappella dell’Immacolata Concezione, quella della Vergine delle rocce dipinta da Leonardo: tornano alla luce il muro vicino all’altare, il pavimento della cripta, i frammenti del cielo stellato dipinto sulla volta dagli Zavattari. Confusi tra loro, resti umani di antiche sepolture. Forse anche quelli di Caterina, morta a Milano tra le braccia di suo figlio nel 1494, e sepolta in quello stesso luogo.


Questo forum è moderato a priori: il tuo contributo apparirà solo dopo essere stato approvato da un amministratore del sito.

Titolo:

Testo del messaggio:
(Per creare dei paragrafi separati, lascia semplicemente delle linee vuote)

Link ipertestuale (opzionale)
(Se il tuo messaggio si riferisce ad un articolo pubblicato sul Web o ad una pagina contenente maggiori informazioni, indica di seguito il titolo della pagina ed il suo indirizzo URL.)
Titolo:

URL:

Chi sei? (opzionale)
Nome (o pseudonimo):

Indirizzo email: