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IN MEMORIA DI ENZO PACI E DELLA SUA RISPOSTA A VICO....

IL PROBLEMA GIAMBATTISTA VICO. CROCE IN INGHILTERRA E SHAFTESBURY IN ITALIA. La punta di un iceberg. Una nota - di Federico la Sala.

Nel 1924, Croce è a Londra: alla “Modern Humanities Research Association” di Cambridge tiene la sua prolusione (...) Il titolo e il tema è “Shaftesbury in Italia”, vale a dire sul soggiorno di Lord Shaftesbury a Napoli (...)
martedì 4 marzo 2014
Quale Cebete Tebano fece delle morali, tale noi qui diamo a vedere una Tavola delle cose Civili; la
quale serva al Leggitore per concepir l’idea di quest’Opera avanti di leggerla, e per ridurla più
facilmente a memoria, con tal’ajuto della fantasia, dopo di averla letta.
G. B. Vico, “Spiegazione della dipintura...” (1730) *
Premessa. Il 26 agosto 1780, Pietro Verri, a cui Gaetano Filangieri da Napoli ha inviato la prima parte della “Scienza della Legislazione”, così (...)

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> IL PROBLEMA GIAMBATTISTA VICO. La punta di un iceberg --- Storia dell’arte nell’Italia meridionale. Il mezzogiorno austriaco e borbonico (di Gerardo Pecci).

martedì 19 maggio 2020

Storia dell’arte nell’Italia meridionale. Il mezzogiorno austriaco e borbonico *

      • CONTINUAZIONE E FINE

-  Nella seconda parte del volume l’Autore analizza in linee generali, ma sufficientemente articolate, le diverse realtà artistiche relative alla province del viceregno austriaco e borbonico, soffermandosi sugli esempi regionali dell’arte prodotta nei diversi contesti civili e culturali dell’epoca, con un intero capitolo dedicato alla Sicilia nel Settecento, e fino all’Ottocento nel regno continentale e poi di nuovo in Sicilia.
-  L’analisi dell’arte campana del primo Settecento, ad esempio, parte dalla Terra di Lavoro, da Capua ed Aversa, da Nola a Sorrento; poi analizza il Principato Ultra, da Benevento al tempo del Card. Vincenzo Maria Orsini (successivamente papa con il nome di Benedetto XIII) che resse la diocesi per il primo ventennio del XVIII secolo, e con i lavori dell’architetto Filippo Raguzzini. Si passa poi a San’Agata dei Goti, dove vi è la presenza del pittore Tommaso Giaquinto. Relativamente al Principato Citra l’Abbate cita la chiesa dell’Annunziata a Salerno per poi parlare degli interventi nel Duomo di San Matteo, a partire dal 1700 per volontà dell’arcivescovo Bonaventura Poerio, proseguiti poi ai tempi dell’arcivescovo Paolo de Vilana Perlas, con gli interventi del Sanfelice, particolarmente enfatizzati dal De Dominici, ma che in realtà furono piuttosto modesti. -Altro momento importante fu la ricostruzione del monastero di San Giorgio delle monache benedettine, sul quale l’Abbate si sofferma perché opera del predetto Sanfelice, per passare poi al pittore Filippo Pennini (o Pennino) e auno sguardo su «certi meccanismi del mercato artistico provinciale...».(p.488) Pagine ricchi di spunti e interessanti riflessioni sono poi quelle dedicate ai pittori Michele Ricciardi e Leonardo Olivieri (pp.489-492). Poi l’Autore si sofferma sulla pittura in costiera d’Amalfi e sul Duomo dell’antica repubblica marinara. Altre interessanti pagine sono quelle dedicate alla Certosa di Padula nel Settecento e il limitrofo territorio (pp.500-509).
-  L’autore, successivamente, passa al racconto delle vicende artistiche nella Calabria, e in Basilicata, dove attribuisce alla mano dello scultore Giacomo Colombo il “Cristo morto compianto dall’Addolorata” (p.527) nella chiesa del Crocifisso a Lagonegro (Potenza) che conserva altri capolavori in legno policromo del grande scultore d’Este: un “”Ecce Homo” del 1707 e un “San Sebastiano”. Abbate poi traccia un sintetico profilo dell’arte del Settecento in Abruzzo, in Molise e in Puglia, soffermandosi per più pagine (pp.535-552).
-  Altro capitolo importante è quello dedicato alle province continentali nel Settecento borbonico e il corposo capitolo dedicato alla Sicilia nel medesimo secolo (pp. 589-645) in cui lo studioso ci offre uno spaccato piuttosto esaustivo delle civiltà artistica siciliana dell’epoca. Conclude il volume il capitolo dedicato all’Ottocento nel regno continentale e in Sicilia, fino all’Unità nazionale italiana.

Il libro si chiude con un’interessante bibliografia (da p.675 a p.689) e con l’indice dei nomi. Nella premessa alla bibliografia, Autore afferma che l’ultimo volume, come pure l’intera opera, è «pensato per un pubblico non specialistico, e la relativa bibliografia quale possibile approfondimento per quel tipo di pubblico. Quest’ultima pertanto, lungi dal voler essere completa, privilegia i testi più recenti e possibilmente quelli in italiano, salvo i casi di opere fondamentali» (p. 675). -Sostanzialmente, non si può non essere pienamente d’accordo con Abbate riguardo al taglio divulgativo usato, perché tale è il tono e il registro linguistico storico-artistico che impronta tutta l’opera. Ciò rappresenta indubbiamente un grande pregio poiché è il primo tentativo organico di voler “sistematizzare” in un vasto orizzonte storiografico e geografico-storico il lungo percorso della storia dell’arte nell’Italia meridionale, rendendolo fruibile a un sempre più vasto pubblico che s’accosta (o dovrebbe farlo) al ricco patrimonio di opere d’arte che il Mezzogiorno italiano possiede, togliendolo all’oblio del tempo e della memoria, dando ad esso visibilità e una rinnovata vita.
-  Ma sappiamo anche che quest’ultimo volume, com’è già successo con gli altri che lo hanno preceduto, non è soltanto destinato a un astratto pubblico generico, ma sicuramente anche agli studiosi, agli specialisti e agli studenti universitari e quelli degli istituti di istruzione secondaria di secondo grado, per colmare in parte alcune delle gravissime e macroscopiche lacune presenti nei libri di testo, dove vige la quasi totale mancanza di riferimenti a momenti storico-culturali e artistici dell’Italia meridionale. Da questo punto di vista, e per queste ragioni, la bibliografia avrebbe dovuto essere più “completa”, con citazioni di studi e contributi relativi a momenti, personalità e anche singole opere scoperte da poco, ma pubblicate, quindi fruibili per chi ama conoscere “qualcosa in più”. Una bibliografia più ricca e puntuale sugli argomenti trattati, anche e solo relativa a testi e studi in lingua italiana, sarebbe stata sicuramente più utile e proficua per tutti.
-  Sono sicuro che anche questo volume, come i precedenti, farà parte dei libri di testo che saranno adottati in alcuni corsi di storia dell’arte di atenei italiani e quindi, a maggiore ragione, la bibliografia di riferimento avrebbe dovuto essere il più aggiornata possibile, senza esclusioni di sorta. Ma fare una scelta “parziale”, a monte, a mio avviso avrebbe dovuto essere evitata proprio perché risulta, alla fine, mutila. D’altra parte si comprende che una persona non sempre può essere informata attimo per attimo di ciò che avviene negli studi del settore di propria competenza e quindi è chiaro che delle involontarie omissioni sono sempre possibili. Resta il fatto che questo volume, come i precedenti, rappresenta un contributo notevole per un rinnovato e sempre più acuto interesse verso i grandi capolavori d’arte che il nostro Sud possiede e deve spingere altri studiosi a seguire la via tracciata dall’Autore.

Autore : Francesco Abbate
-  Titolo: Storia dell’arte nell’Italia meridionale. Il mezzogiorno austriaco e borbonico. Napoli, le province, la Sicilia.
-  pp. XXIV-728, rilegato, Euro 60,00
-  ISBN 978886036345
-  Donzelli editore, Roma 2009

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Recensione di Gerardo Pecci, 01/11/2010.


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