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STORIA D’ITALIA. INTELLETTUALI E SOCIETA’....

VICO, LA «SCUOLA» DEL GENOVESI, E IL FILO SPEZZATO DEL SETTECENTO RIFORMATORE. Una ’Introduzione’ di Franco Venturi, tutta da rileggere - a c. di Federico La Sala

Riformatori Napoletani. Giambattista Vico (...) con Hume, Robertson, Boulanger, Chastellux e Voltaire, fu il loro grande maestro (...)
martedì 25 marzo 2014
[...] l’obiettivo essenziale della polemica riformatrice? Se dovessimo ragionare secondo i vecchi schemi della storiografia filosofica dovremmo dire che di fronte a simile problema la «scuola» di Genovesi si divise, si scisse, e diede luogo ad una sinistra e a una destra. Potremmo facilmente dimostrare come l’insegnamento del maestro fosse raccolto in due diverse correnti, nello stesso tempo unite e discordi. Da una parte la corrente più utopistica e feconda insieme, composta da (...)

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> VICO ...E IL FILO SPEZZATO DEL SETTECENTO RIFORMATORE. --- ABRUZZO. il giudice e la lista dei “Templari” (di Antonio Massari)

mercoledì 23 aprile 2014

D’Alfonso, il giudice e la lista dei “Templari”

Un candidato Pd in Abruzzo sugli elenchi di una Loggia

di Antonio Massari (il Fatto, 23.04.2014)

Non ho mai conosciuto Luciano D’Alfonso. Non ho mai aderito a nessuna associazione. Neanche alla bocciofila. È una bufala da campagna elettorale e sono pronto a querelare chiunque sostenga il contrario”. Il giudice Italo Radoccia, rintracciato da Il Fatto, nega categoricamente di aver mai aderito alla Suprema Militia Equitum Templi.

A VERIFICARE se dice il vero, oppure no, ci sta pensando la polizia giudiziaria che ha acquisito alcuni atti d’un vecchio procedimento della Procura di Pescara. Un’inchiesta del 2008 avviata dal pm pescarese Gennaro Varone che, durante alcune perquisizioni, trovò un “elenco di nominativi” della congregazione. La polizia postale segnalò d’aver trovato “16 nominativi, tra cui quello di Guido Dezio indicato come politico e Luciano D’Alfonso, scritto a penna e fuori elenco”. In un secondo documento si ritrovarono invece 23 nominativi tra i quali “al numero 18 Luciano D’Alfonso”.

Il Fatto Quotidiano è in grado di rivelare che il numero 6 dell’elenco è occupato dal nominativo di tale “Angelo Radoccia - magistrato”. Il punto è che l’unico Radoccia magistrato in Abruzzo si chiama Italo e, soprattutto, è il giudice che pochi mesi fa ha assolto Luciano D’Alfonso dall’accusa di corruzione nel processo Ecosfera. Un’assoluzione che ha consentito a D’Alfonso di candidarsi con il Pd per la poltrona di presidente della Regione Abruzzo.

Sulla vicenda è stata anche presentata un’interrogazione parlamentare firmata dal M5S e presentata dal deputato Andrea Colletti. “In uno degli elenchi - scrive Colletti si trovano nominativi di imprenditori, politici, militari, giudici e professionisti, fra cui l’ex sindaco di Pescara, Luciano D’Alfonso, il suo braccio destro, Guido Dezio” e chiede ai ministri dell’Interno e della Giustizia, se siano a conoscenza “di tale associazione e le sue attività, in particolare al fine di sapere se tali azioni siano o possano essere confliggenti con la pubblica sicurezza e con il buon andamento della pubblica amministrazione”.

Il dettaglio in più, che Il Fatto è in grado di rivelare, è la presenza, nell’elenco in questione, della dicitura “Angelo Radoccia - magistrato”. Il nome non corrisponde a quello del giudice che ha assolto D’Alfonso e, come abbiamo già scritto, Radoccia nega categoricamente. Il punto è che la vicenda è oggetto di un approfondimento giudiziario e, se il giudice in questione fosse davvero Italo Radoccia, e se fosse davvero iscritto alla Suprema Militia Equitum Templi, sull’assoluzione di D’Alfonso, menzionato nello stesso elenco, s’addenserebbero parecchi dubbi.

Il Fatto ha provato inutilmente a rintracciare D’Alfonso: intendevamo chiedergli se ha mai aderito alla congregazione di templari e se conosceva Radoccia prima del giudizio. Nessuna risposta né al telefono ai nostri sms. La polizia giudiziaria ha acquisito nei giorni scorsi gli elenchi dei presunti adepti alla Suprema Militia Equitum Templi per verificare se si tratti di millanterie o di fatti certi.

Fu nel febbraio 2008 che due agenti della polizia postale, perquisendo la sede della società Aquila srl, notarono su un mobile, nell’ufficio dell’imprenditore Tommaso Di Nardo, un intero faldone con la documentazione sulla “Suprema Militia Equitum Templi - Gran Priorato di Toscana”. In un’agenda, invece, fu trovata una lettera in cui Di Nardo veniva nominato “commandeur” per la regione Abruzzo. E sempre nell’agenda gli agenti rinvennero i fogli con l’elenco di “16 nominativi di politici, imprenditori, militari e professionisti”.

La Suprema Militia Equitum Templi non si definisce una loggia massonica, ma una Onlus, che si ispira agli antichi templari. Le cerimonie prevedono abito nero, camicia bianca e papillon per i “fratelli” e “abito scuro, Rosa e Mantiglia” per le dame. Il Guido Dezio nominato insieme ad Angelo Radoccia e D’Alfonso, invece, è il braccio destro di quest’ultimo, soprattutto per la battaglia elettorale in corso.

L’INDAGINE sulla veridicità dell’elenco, affidata in questi giorni alla polizia giudiziaria, è tanto più necessaria per dissipare qualsiasi tipo di dubbio sia sulla posizione di Radoccia, sia su quella, tutta politica, di D’Alfonso che, in queste settimane, sembra sempre più lanciato verso la poltrona di presidente.

Se le verifiche porteranno a confermare l’adesione di Radoccia e D’Alfonso alla Suprema Militia Equitum Templi, il passo successivo sarà il trasferimento del fascicolo alla Procura di Campobasso, competente per i magistrati abruzzesi, o una segnalazione alla commissione disciplinare del Csm.


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