Trovo alcune contraddizioni nel discorso del nostro Federico. Quel suo: "canto formidabile di liberazione di ogni uno, di ogni una, contro e al di là di ogni pensiero unico" nasconde, secondo me, un egoismo e un orgoglio terrificante ! È il pericolo che corre incessantemente il non credente. Colui che ha incontrato Dio riconosce gioiosamente la sua condizione di creatura, la sua dipendenza radicale nei confronti del Creatore, mentre colui che non l’ha ancora scoperto lo sente come un’insopportabile alienazione.
"Mi esaspera essere creatura!" esclamava Paul Valéry. "Un uomo è padrone di se stesso solo se deve a se stesso la sua esistenza" scriveva Marx.
D’altra parte per incontrare Dio così com’è, bisogna presentarsi a lui come siamo, cioè poveri peccatori, mentre il non credente ha l’impressione che la sua fierezza d’essere "unico" e "libero" gli impedirà sempre di riconoscere i suoi torti e di inginocchiarsi davanti a Dio come un peccatore.
Saluti.