Inviare un messaggio

In risposta a:
TROIA, L’OCCIDENTE, E IL PIANETA TERRA ....

L’EUROPA, LA LUCANIA, E LA GUERRA DI TROIA: L’ANALISI DI CARLO LEVI. Una nota - di Federico La Sala

"Il peccato che deve finire è l’adorazione da parte dell’uomo di una cosa umana, di un idolo bestiale, che è animale araldico, mostro adorato, religione statale, guerra e schiavitù"
lunedì 3 agosto 2015
[...] nel Cristo si è fermato a Eboli, c’è "la scoperta prima di un mondo nascente e delle sue dimensioni, e del rapporto di amore che solo rende possibile la conoscenza" [...] egli ha ben compreso - come scrive all’editore Einaudi nel 1963 - non solo "la Lucania che è in ciascuno di noi", ma anche "tutte le Lucanie di ogni angolo della terra" [...] A suo onore e memoria, possono valere (in un senso molto prossimo) le stesse parole del "Finnegans Wake" di Joyce, riferite a Giambattista (...)

In risposta a:

> L’EUROPA, LA LUCANIA, E ... L’ANALISI DI CARLO LEVI. ---- L’altro sud di Aliano... Il festival «La luna e i calanchi» ideato da Franco Arminio (di Angelo Mastrandrea)

mercoledì 26 agosto 2015

L’altro sud di Aliano vota la poesia

Paesologia. Il festival «La luna e i calanchi» ideato da Franco Arminio

di Angelo Mastrandrea (il manifesto, 26.08.2015)

Alla sua terza edi­zione (o quarta se si guarda pure al «numero zero» del 2011), il festi­val della pae­so­lo­gia di Aliano «La luna e i calan­chi» non solo regge ma si allarga, nel tempo e nello spa­zio. Sei giorni filati (dal 22 al 27 ago­sto), giorno e notte senza soste, di pas­seg­giate comu­ni­ta­rie, poe­sie al chiaro di luna, improv­vi­sa­zioni let­te­ra­rie, attra­ver­sa­menti in bici dell’Italia dell’osso, dall’Irpinia d’Oriente ai calan­chi lucani, par­la­menti comu­ni­tari dove l’importante è par­larsi piut­to­sto che deci­dere. Insomma il mag­giore evento poetico-politico del Mez­zo­giorno d’Italia (con tutto il rispetto per le notti della taranta e le decine di festi­val pur inte­res­santi che inta­sano la sta­gione turi­stica a sud di Napoli), nella sug­ge­stiva «Gagliano» di Carlo Levi, in piena terra del rimorso e del con­fino fasci­sta.

«Nel paese descritto da Carlo Levi nel suo Cri­sto si è fer­mato a Eboli si radu­nano lie­tezze ope­rose e ino­pe­rose, affanni, tre­mori, ten­ta­tivi di semi­nare qual­cosa nella mise­ria spi­ri­tuale dila­gante. Aliano è lon­tana, non arri­vano masse distratte, ma casi sin­goli, anime spa­iate, gente che non appar­tiene al con­sor­zio dei furbi e degli ingordi. Aliano è un’isola, un altrove den­tro l’Italia, un luogo in cui anche la deso­la­zione diventa bea­ti­tu­dine: è l’eros dell’orlo, l’oreficeria del vuoto. Il pae­sag­gio ino­pe­roso dei calan­chi, una volta con­si­de­rato emblema del disa­gio, oggi diventa lirico, solenne. Ciò che stava die­tro si fa avanti. Il mar­gine diventa fecondo. La festa della pae­so­lo­gia con­tiene l’idea che nei luo­ghi dell’Italia interna può nascere qual­che ger­mo­glio di una nuova civiltà che ci piace chia­mare uma­ne­simo delle mon­ta­gne», scrive Franco Armi­nio, che del festi­val è idea­tore e deus ex machina, instan­ca­bile ani­ma­tore e spina dor­sale.

Lasciamo che sia lui a spie­gare di cosa si tratti: «Non è un festi­val del cinema, della let­te­ra­tura, della musica, ma una comu­nità prov­vi­so­ria che intrec­cia gli abi­tanti del paese, le per­sone invi­tate e i visi­ta­tori. Per sei giorni e sei notti si legge, si canta, si suona, si discute in un can­tiere che è una serena obie­zione all’autismo corale. Il futuro è in chi crede alla terra e alla sua sacra­lità, non in chi pensa solo a sac­cheg­giarla. Il futuro è in chi non guarda il Sud con la vec­chia lente svi­lup­pi­sta, è in chi lavora con scru­polo e uto­pia, in chi tiene assieme il com­pu­ter e il pero sel­va­tico». Insomma, spiega Armi­nio «la festa della pae­so­lo­gia non pro­pone un diver­ti­mento estivo, ma una nuova mili­tanza, poe­tica e poli­tica. Chi viene ad Aliano sce­glie una visione, par­te­cipa a una lotta. La luna e i calan­chi fa parte di un movi­mento più ampio sulle aree interne».

Chi è stato da que­ste parti almeno una volta capi­sce cosa voglia dire ascol­tare un rea­ding poe­tico alle tre del mat­tino o vedere gio­vani glo­ba­liz­zati e anziani del paese ascol­tare un mono­logo tea­trale in una piaz­zetta altri­menti deserta di un paese sug­ge­stivo ma, come cen­ti­naia di altri nel Mez­zo­giorno d’Italia, abban­do­nato da vec­chie e nuove emi­gra­zioni.

Chissà cosa ne avrebbe pen­sato Carlo Levi che qui è sepolto, e pure Rocco Sco­tel­laro, nel ria­scol­tare i suoi versi tra i figli e nipoti di quella civiltà con­ta­dina scon­fitta dalla moder­nità, nel vedere che è ancora pos­si­bile riem­pire le piazze con la poe­sia.
-  (Il pro­gramma è su www​.lalu​naei​ca​lan​chi​.it)


Questo forum è moderato a priori: il tuo contributo apparirà solo dopo essere stato approvato da un amministratore del sito.

Titolo:

Testo del messaggio:
(Per creare dei paragrafi separati, lascia semplicemente delle linee vuote)

Link ipertestuale (opzionale)
(Se il tuo messaggio si riferisce ad un articolo pubblicato sul Web o ad una pagina contenente maggiori informazioni, indica di seguito il titolo della pagina ed il suo indirizzo URL.)
Titolo:

URL:

Chi sei? (opzionale)
Nome (o pseudonimo):

Indirizzo email: