Inviare un messaggio

In risposta a:
PSICOANALISI, ANTROPOLOGIA, E MISTICISMO. Uscire dallo Stato di minorità (superiorità) ...

LA "LEZIONE" DI FREUD A BRUNO GOETZ E A ROMAIN ROLLAND E LA BALLATA DI COLAPESCE ("DER TAUCHER") DI SCHILLER. Una nota - di Federico La Sala

“(...) ancora una volta sono indotto ad esclamare con le parole del Tuffatore di Schiller: “... Es frue sich, / Wer da atmet im rosigten Licht. [... Gioisca, / Chi qui respira nella luce rosata.]”
sabato 28 aprile 2018
(...) la citazione ripresa dalla ballata di Schiller - un vero e proprio “iceberg” del “mare” interno di Freud:
“La Bhagavadgita è un poema grande e profondo che apre però su dei precipizi.
E ancora giace sotto di me celato nella purpurea tenebra afferma "il tuffatore" di Schiller, che mai rivenne dal suo secondo temerario tentativo” (...)
VITA, FILOSOFIA, STORIA E LETTERATURA...
BENEDETTO CROCE, LO SPIRITO DI "COLAPESCE", E LA VITA DI UN "PALOMBARO (...)

In risposta a:

> LA BALLATA DI COLAPESCE ("DER TAUCHER") DI SCHILLER E -- Zweig, da un lato, Rolland, dall’altro, si trovarono soli quando tentarono di far firmare un manifesto incitante alla pace. Fra i pochi fratelli spirituali da loro trovati, Benedetto Croce (di Paolo Isotta - Il conformismo degli intellettuali durante la Grande Guerra).

giovedì 25 ottobre 2018

Il conformismo degli intellettuali durante la Grande Guerra

A parte rare eccezioni, come Zweig, poeti e filosofi gareggiarono nell’incitamento all’odio

di Paolo Isotta (Il Fatto, 25.10.2018)

Fra poco cadrà il centenario della fine dell’immane massacro militare della Prima guerra mondiale: il 4 novembre capitolò l’Impero austro-ungarico, l’11 quello germanico. L’incredibile rimonta di Vittorio Veneto si dovette a un genio militare napoletano, Armando Diaz, visto che fino a quel momento lo stratega di fiducia dei Savoia, il piemontese Cadorna, aveva concepito la guerra solo come una macelleria fine a se stessa; in questo la classe militare inglese e francese non fu da meno. E sarebbe bene, per non dimenticare - sempre che a qualcuno l’insegnamento della storia oggi interessi - che si rivedessero tre meravigliosi films che denunciano in modo tragico e spietato la macelleria: Per il re e per la patria di Losey, Orizzonti di gloria di Kubrick e Uomini contro di Rosi: il suo più bello, insieme con Le mani sulla città.

Dal momento che nel mio scorso articolo ho raccontato per brevi tratti dell’estate da me trascorsa con Stefan Zweig, debbo tornare al Mondo di ieri. I capitoli centrali di queste Memorie - Memorie dello spirito europeo stesso - sono dedicati ai prodromi della guerra e ai suoi anni. La definizione di “guerra civile europea”, ripresa con tanta fortuna da Ernst Nolte, si deve a Zweig. I grandiosi capitoli vanno ricordati anche in relazione al tema del comportamento degli “intellettuali”: la vergogna suscitò nel corso del conflitto, pagine alte e dolenti, più che indignate, del nostro Maestro, e a sua volta suscitò un celebre libro del 1927, Il tradimento dei chierici, nel quale Julien Benda stigmatizza il ruolo degli uomini di cultura, traditori della loro missione: comprendere e far comprendere, giusta l’etimo intelligere.

Zweig ben conosce i poderosi interessi economici che, nella loro crescente e vertiginosa accumulazione, sono la “struttura” dello scoppio della guerra. Ma egli ha chiara la coscienza che a un certo punto la faccenda sfuggì di mano alle stesse diplomazie che la trattarono. L’Italia, non interventista, avrebbe dovuto restare neutrale, e le trattative condotte da Giolitti - chiamato “traditore” dai forsennati - ci avrebbero garantito di più di quel che miseramente ottenemmo col Trattato del Trianon. Gl’interessi di pochi, in primis i Savoia, ci spinsero nel conflitto. E qui non si può che ricordare la sentenza di Sofocle, il dio fa prima uscire di senno coloro che vuol distruggere. Vale anche per tutto il corso del conflitto.

I più alti spiriti europei che per tutta la guerra si adoperarono per la pace immediata sono, oltre il pontefice Benedetto XV, Zweig e Romain Rolland, un grande storico della musica e romanziere francese. Vennero equamente definiti “traditori” dal proprio paese, e andarono vicino all’impiccagione; allo stesso modo che il Papa era il nemico principale di tutti gli schieramenti e il messaggio sull’inutile strage venne censurato in ogni nazione belligerante. Zweig, da un lato, Rolland, dall’altro, si trovarono soli quando tentarono di far firmare un manifesto incitante alla pace. Fra i pochi fratelli spirituali da loro trovati, Benedetto Croce. Non uno aderì; e i poeti, i romanzieri, i filosofi, gareggiarono nell’infamia, nell’incitamento all’odio, nell’inneggiare alla guerra come “sola igiene del mondo”.

La pagina più nera della vita di Gabriele D’Annunzio e di Thomas Mann è proprio qui. Ma se il sommo poeta italiano rischiò la vita e si riscattò coll’impresa pacifica del lancio dei manifestini su Vienna, poi con quella di Fiume, il grande romanziere di Lubecca lo supera in blateramento, e giunge a negare la stessa cultura latina: la base ideologica dell’incitamento all’odio. Mutato il vento, Mann ritrattò; ma continuò a detestare Zweig. La vicenda mostra una terribile verità: l’uomo di cultura, o intellettuale, è labile e dipendente dal potere, oggi persino più che sotto il despotismo di Augusto. È quasi solo servo: per sua natura. Dobbiamo venerare i pochi che non lo sono.


L’ultimo canto di Zweig, suicida per amore di libertà

di Paolo Isotta ( Il Fatto Quotidiano, 22. IX. 2018 *

Il 22 febbraio 1942, a Petropolis, triste località di villeggiatura a settanta chilometri da Rio de Janeiro, Stefan Zweig si uccise con la moglie. Aveva sessantun anni. Era stanco di fuggire. Viveva a Salisburgo; con l’Anschluss il terrore nazista l’aveva costretto a peregrinare. Inghilterra, Stati Uniti, Brasile. Non ne poteva più. Ancora pareva che la Germania potesse vincere; la morte voleva per il Maestro essere anche un segno di rivolta; ma Zweig era coscienza così alta che, se fosse vissuto, avrebbe parimenti denunciato i bombardamenti alleati, Amburgo, Dresda, Vienna, Hiroshima.

Un romanzo che ho appena letto, Gli ultimi giorni di Stefan Zweig, di Laurent Seksik, apparso in italiano per Gremese, ricostruisce in modo preciso e appassionante. L’ultima sua opera, scritta proprio in Brasile e apparsa postuma, è una delle sue più belle: Die Welt von Gestern, Il mondo di ieri (conviene leggerla nella limpida traduzione di Lavinia Mazzucchetti, 1945, traduttrice anche di Mann: non si lavora più così!), è una rievocazione della Vienna avanti la Prima Guerra, ove la Germania, l’Austria, la Boemia, e un finissimo cosmopolitismo ebraico capace di coltivare anche le memorie imperiali, si uniscono in uno dei più affascinanti crogiuoli della morente Europa. Musil, Roth, Mahler, Schönberg, Trakl... Chi ama la civiltà e l’arte non può leggerlo senza commuoversi per la bellezza e la finezza di ricordi personali e universali.

Al mondo ebraico Zweig s’era dedicato in modo marginale. Egli è uno dei più grandi cantori della civiltà, intesa nel senso della Kultur, contrapposta alla “civilizzazione”. È un narratore di qualità, ma le opere che gli diedero la fama sono prevalentemente storiche, oppure di narrazione biografica di grandi personalità. Se ho trascorso la passata estate con Sciascia, ho vissuto questa con lui. È amore antico: la sua biografia di Fouché, lo spretato assassino degli annegamenti di Nantes, poi ministro di polizia di Napoleone, una serpe ripugnante, la lessi a quindici anni.

L’esser un grande scrittore, se gli valse un enorme successo, ha determinato la sfortuna di Zweig presso gli storici burocratici, in ispecie quelli dell’università. Egli si documenta come il più accanito professionista; ma il grandioso soffio della sua narrazione, coinvolgendo l’anima dei protagonisti, le recondite cause del loro agire, la natura politica della religione, la comunanza dello spirito entro la stessa epoca (quel che si chiama il Zeitgeist, lo “Spirito del Tempo”), che avvolge la politica come le arti e la filosofia, supera l’episodicità dei fatti e si volge al loro significato. Così, per l’esser storico insieme e poeta, taluno lo giudica un dilettante.

Balzac, Nietzsche, Dickens, Händel, Dostoevskij, Verlaine, Proust, Freud, Byron, Maria Stuarda, Maria Antonietta (una delle più profonde opere sulla Rivoluzione Francese che io conosca), Erasmo ... Ognuna di queste biografie merita d’esser letta per l’arte e il contenuto rivelatorio; ed è prodigioso che il Maestro sia riuscito, insieme con tanta narrativa, a mantener un livello inalterabilmente alto in una tale mole di produzione.

Un piccolo libro, ripubblicato da Castelvecchi nel 2015, mi è particolarmente caro: Castellio contro Calvino. Narra di come il cosiddetto riformatore religioso, in realtà un oscuro despota ammantato dello stesso orrore di Hitler, conquista un paese instaurandovi un terrore simile a quello staliniano e nazista. E della persecuzione fatta contro un medico spagnolo, Michele Serveto, arrostito a fuoco lento a Ginevra per “deviazioni teologiche”. E del tentativo di un santo e dotto uomo, Sebastiano Castellio, di opporre a Calvino la forza della ragione. Già sconfitto, sfuggì al rogo solo per esser morto prima che lo acchiappassero. È un altissimo canto contro il fanatismo religioso in genere, contro la religione come strumento di dominio di anime oscure e torbide, contro la religione come mezzo per opprimere, contro la religione protestante come instrumentum regni.

Poi Zweig principiò a scrivere la storia del contravveleno, quella del filosofo del dubbio e della tolleranza, Montaigne. Ma preferì lasciarla incompiuta e morire.

www.paoloisotta.it


Questo forum è moderato a priori: il tuo contributo apparirà solo dopo essere stato approvato da un amministratore del sito.

Titolo:

Testo del messaggio:
(Per creare dei paragrafi separati, lascia semplicemente delle linee vuote)

Link ipertestuale (opzionale)
(Se il tuo messaggio si riferisce ad un articolo pubblicato sul Web o ad una pagina contenente maggiori informazioni, indica di seguito il titolo della pagina ed il suo indirizzo URL.)
Titolo:

URL:

Chi sei? (opzionale)
Nome (o pseudonimo):

Indirizzo email: