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ANTROPOLOGIA, FILOSOFIA E PSICOANALISI: APPRENDERE DALLA "METAFISICA" DELL’ESPERIENZA...

LA NASCITA DELL’ESSERE UMANO E IL GIOCO DEL ROCCHETTO. Al di là del giogo di Edipo e Giocasta - di Federico La Sala

"LA FRECCIA FERMA". La connessione emersa tra il gioco del rocchetto del nipotino di Freud e la metafisica greca, e l’ipotesi marxiana che noi siamo ancora fermi nell’orizzonte dei greci ... non mostra noi stessi ancora fanciulli?!
giovedì 20 luglio 2023
FILI DI ’FUGA’ INTORNO A UN ROCCHETTO. Tracce per una discussione...*
Freud, in Al di là del principio di piacere (1920), riporta il caso di un bambino di un anno e mezzo che non piangeva mai quando la sua mamma lo lasciava per alcune ore, "sebbene fosse teneramente attaccato a questa madre che non solo lo aveva allattato di persona ma lo aveva allevato e accudito senza aiuto esterno".
"Ora questo bravo bambino aveva l’abitudine - che talvolta disturbava le persone che lo circondavano - di (...)

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> LA NASCITA DELL’ESSERE UMANO E IL GIOCO DEL ROCCHETTO. --- "L’INFINITO" E "QUESTO" ATTUALE PRESENTE STORICO --- Il segreto delle origini: aspetti libidici e aspetti antilibidici (di Lucia Fattori)

lunedì 28 novembre 2022

      • CONTINUAZIONE E FINE

Il segreto delle origini: aspetti libidici e aspetti antilibidici

di Lucia Fattori *

      • [...]

Sempre nell’ambito del segreto delle origini, in passato uno dei più diffusi segreti di cui un bambino poteva essere tenuto all’oscuro era quello dell’adozione. Oggi, grazie anche ai suggerimenti degli operatori del settore, sembra che frequentemente i genitori comunichino con naturalezza fin dall’inizio questo tipo di segreto, che finisce dunque per non essere più un segreto, mentre piuttosto la problematica del segreto compare spesso in relazione alla procreazione medicalmente assistita. Credo che il problema del segreto si ponga soprattutto con la fecondazione eterologa perché con quella omologa e all’interno di una buona coppia genitoriale avviene spesso un “riconcepimento psicologico” del figlio che toglie importanza e rilevanza emotiva al fatto meccanico in sé.

Ma il segreto delle origini è anche il segreto libidico per eccellenza perché muove curiosità e fantasie creative e ad esso possiamo forse collegare un altro grande segreto che nella civiltà occidentale accompagna i nostri bambini, un segreto decisamente “libidico”: quello dei vari personaggi che portano doni: Babbo Natale, San Nicola, la Befana: è un segreto “buono” che fa stare bene i piccoli. Forse si tratta di un tentativo che i genitori mettono in atto di “riparare” il segreto della relazione sessuale che li unisce e che esclude il bambino, mentre nel bambino attraverso questi personaggi buoni verrebbe bonificata la parte inquietante delle fantasie inconsce sul rapporto sessuale fra i genitori. I misteriosi genitori della notte vengono trasformati in vecchietti innocui, portatori di doni in segno di pace e di rassicurazione. La Befana vien di notte... recita la filastrocca, ed è la notte che deve essere resa rassicurante. Anche altre figure notturne che portano doni potrebbero essere lette secondo un’ottica che le collega alla scena primaria: ad esempio Gesù Bambino che porta i regali (a Milano, in Germania) potrebbe servire a rendere accettabile il potenziale bambino, frutto del rapporto sessuale dei genitori. Del resto il clima di complicità che si crea fra una mamma e un papà che preparano i regali sotto l’albero la notte di Natale ha qualcosa della complicità della coppia che vive la propria intimità notturna attenta a non svegliare il figlio che dorme nei pressi.

Un discorso a parte vorrei fare per S. Lucia che porta i regali in alcune zone del Nord Italia: quello di Santa Lucia è un personaggio non del tutto buono che sembra conservare senza bonificarla la parte inquietante dell’esperienza della scena primaria. Questa santa è la protettrice degli occhi, quegli occhi che lei stessa però potrebbe accecare se arrivando nottetempo trovasse il bambino con gli occhi aperti: si tratta di una punizione per gli aspetti voyeristici di una eventuale esposizione alla scena primaria?

La S. Lucia che butta la cenere negli occhi del bambino curioso, il bambino che non ha voluto addormentarsi, ha molto in comune con il mago Sabbiolino (Der Sandman: l’uomo della sabbia) della novella di Hoffmann che Freud cita nel Perturbante (1919), in relazione al segreto e all’assistere a situazioni che dovevano rimanere segrete.

Ne Il Perturbante (Das Unheimliche) il segreto è un protagonista, a partire dal fatto che la seconda delle due accezioni fondamentali dell’aggettivo heimlich è proprio “segreto” (la prima è “familiare, domestico”). Freud cita questa definizione tratta dal Dizionario Sanders della lingua tedesca: “nascosto, tenuto celato in modo da non farlo sapere ad altri”. Ma Freud sottolinea che un effetto perturbante sta innanzitutto all’interno della parola stessa unheimlich: questo termine finisce infatti per avere lo stesso significato del suo contrario, heimlich. Infatti anche un- heimlich, rimanda, in quanto contrario della prima accezione di heimlich (familiare), all’oscurità, alla notte, al segreto (“questi pallidi giovani sono unheimlich e ordiscono Dio sa che nefandezze, p.86). Conclude Freud: “In questa lunga citazione la cosa più interessante per noi è che la parolina heimlich tra le molteplici sfumature del suo significato ne mostra anche una in cui coincide col suo contrario” e mette l’accento su una citazione di Shelling (1842) che potrebbe, a suo parere comporre gli opposti. Afferma Shelling: “unheimlich è tutto ciò che avrebbe dovuto rimanere segreto, nascosto, e che è invece affiorato (p.275)”. E in fondo il segreto assume la sua piena configurazione di segreto solo a posteriori, quando viene confidato!

Ma torniamo alla contrapposizione fra segreto libidico ed antilibidico.

Nelle parole della mamma del piccolo Nathaniel della novella di Hoffmann, l’Uomo della sabbia è proprio come S. Lucia, un personaggio favoloso e misterioso che getta sabbia negli occhi dei bambini che non vogliono dormire. Nella tradizione di molti paesi europei è un vecchietto o ancora uno gnomo che vola con l’ombrello aperto, comunque una figura non troppo inquietante e in certe tradizioni( come in una novella di Andersen, l’Omino del sonno, 1841), è addirittura convertito in un personaggio tutto-buono che con qualche granello di sabbia negli occhi fa addormentare i bambini e gli fa fare bei sogni, come del resto anche s. Lucia ha una sua versione tutta-buona come protettrice degli occhi ( a proposito di significati contrari contenuti in un’unica rappresentazione!) . Com’è dunque questo mago? giovane o vecchio, buono o cattivo, alto o piccino?? e la santa, come sarà vestita (con le scarpe tute rote e il cappello alla romana come recita la filastrocca...)? ci sarà l’asinello? Avranno fame? (l’uso in quel di Brescia e Verona è di preparare del cibo sia per lei che per l’asinello). Domande, fantasie, ipotesi: aspetti indubbiamente libidici legati in qualche modo al segreto delle origini: S. Lucia infatti può essere letta come la mamma della notte, così come il Mago Sabbiolino può rappresentare il padre della notte, entrambi sineddoche, la parte per il tutto, dell’amplesso fra i genitori...

Ma la vicenda del piccolo Nathaniel della novella di Hoffmann ha un risvolto drammatico e le fantasie del bambino che lo avevano mosso a appostarsi( “ Stabili di appurare che aspetto avesse”, p. 279) diventano decisamente all’insegna di Thanatos, piuttosto che di Eros, trasformandosi in delirio e precipitandolo nella follia: il padre , infatti, muore poco tempo dopo che il bambino ha assistito, nascosto, alla scena segreta in cui il padre stesso e il suo misterioso amico Coppelius armeggiavano intorno ad un braciere ardente. Stavano cercando di “fondere” dei metalli in un misterioso braciere per degli esperimenti di tipo alchemico: creare dalla fusione un nuovo metallo, il mitico oro? Possiamo leggere questi esperimenti notturni e segreti come una metafora della procreazione e del mito delle origini?

E quando il bambino viene scoperto prendono corpo non tanto le blande minacce materne di ricevere la sabbia negli occhi, quanto le cupe e spaventose minacce della balia: ” ll mago Sabbiolino è un uomo cattivo che viene dai bambini quando non vogliono andare a letto e getta loro negli occhi manciate di sabbia, tanto che gli occhi sanguinanti balzano fuori dalla testa. Allora li getta nel sacco e li porta nella mezzaluna e li dà da beccare ai suoi piccoli, che stanno nel nido e hanno il becco ricurvo come le civette, col quale squarciano gli occhi dei bambini cattivi.“(p.279). Le parole che il protagonista sente pronunciare da Coppelius e il tentativo di questo di cavargli gli occhi inverano questa minaccia.

Il tema della vista è centrale nella novella di Hoffmann riportata da Freud, e la punizione riguarda lo strappo degli occhi che Freud collega con l’evirazione. Del resto l’occhio viene spesso inteso come simbolo dell’organo maschile. Ma per quale colpa viene punito il bambino? nella novella di Hoffmann il tema va oltre gli aspetti voyeristici di una simbolica scena primaria, potenziali suscitatori di fantasie integratrici di quel visto-non visto che è portatore di sane e creative immaginazioni per diventare invece generatore di fantasie deliranti : Freud infatti leggerà il senso di colpa non tanto come legato al vedere, ma mettendo l’accento sulla morte improvvisa del padre del ragazzo lo collegherà più direttamente ai desideri edipici di eliminazione del padre e quindi alle temuta vendetta da parte di questi in forma di evirazione. Si tratta di “una tremenda angoscia infantile causata dalla prospettiva di un danno agli occhi o dalla loro perdita in quanto collegata all’angoscia di evirazione”. E ricorda come anche per Edipo la punizione autoinflitta è proprio l’accecamento come metafora dell’evirazione, nel suo caso per un incesto avvenuto, nel caso del protagonista della novella per i desideri incestuosi (che si presume abbiano accompagnato il piacere voyeristico dello spiare). Freud afferma: “Unheimliche è allora un che di familiare alla vita psichica fin dai tempi antichissimi, in questo caso l’angoscia di castrazione, ed ad essa estraniatosi soltanto a causa del processo di rimozione” (102). Il rapporto con la rimozione chiarisce secondo Freud la definizione di Shelling secondo la quale il perturbante è qualcosa che avrebbe dovuto rimanere nascosto (rimosso) e che invece è affiorato: “comprendiamo perché l’uso linguistico consente al Heimlich di trapassare nel suo contrario, il perturbante (Unheimlich) (pp. 176 sg.): infatti questo elemento perturbante non è in realtà niente di nuovo o di estraneo, bensì un qualcosa di familiare alla vita psichica fin da tempi antichissimi, che le è diventato estraneo soltanto per via del processo di rimozione”.

In definitiva l’interpretazione che Freud dà della novella di Hoffmann è che alla base ci sia una certa quota di angoscia infantile legata alla perdita degli occhi come sostituto della paura dell’evirazione connessa soprattutto col desiderio della morte del padre nell’ottica del complesso Edipico: “L’elemento del complesso colpito più intensamente dalla rimozione, ossia il desiderio di morte contro il padre cattivo, trova la sua raffigurazione nella morte del padre buono ...” (p.284).

Il segreto per Nathaniel si fa forte angoscia e poi un delirio che a intermittenza lo perseguiterà fino alla morte per suicidio: il segreto delle origini ha qui una funzione contraria al movimento libidico connesso all’Edipo perché la morte improvvisa del padre invera il fantasma e lo sottrae alla sfera del gioco della fantasia. Forse senza questo evento tragico Nathaniel avrebbe creato liberamente delle ipotesi per spiegarsi le segrete operazioni cui aveva assistito, così come avrebbe tenuto ancora segreti /rimossi i propri desideri edipici e le angosce relative.

Il centro del discorso freudiano nel Perturbante è dunque il rapporto fra segreto e rimozione, ma più che sull’angoscia di evirazione io metterei l’accento sulla rimozione relativa alla scena primaria per gli aspetti relativi al vedere-sapere. Possiamo pensare che il bambino “sa” da sempre, a suo modo, dell’accoppiamento dei genitori, ma rimuove una grossa parte di questa conoscenza, per “riscoprirla” da più grandicello. Afferma Freud (1908): “I bambini [...] acquistano il sospetto di qualcosa di proibito il cui accesso è loro precluso dai ‘grandi’ e coprono pertanto di segretezza le loro ulteriori indagini. [...] Questa conoscenza precoce viene tuttavia sempre tenuta segreta e successivamente, in corrispondenza delle ulteriori vicende dell’esplorazione sessuale del fanciullo, rimossa e dimenticata” (p.455).

Del resto una dose di segreto è fisiologica nell’infanzia e permette l’uso della fantasia a fronte di una conoscenza insatura della realtà: pensiamo, come ricordavo sopra, al segreto di Babbo Natale e consimili, anche se non tutti sono d’accordo: ad esempio per la Dolto (2014) bisognerebbe dire da subito ai bambini che quella di Babbo Natale è solo una favola.

L’accecamento di Edipo non ha solo il senso di un’autopunizione in termini di autocastrazione, ma forse può essere letta anche in relazione alla scoperta del segreto. Edipo ci ricorda che la verità può essere traumatica: la sua vicenda ha, in definitiva, origine da un segreto e dalla necessità di ‘conoscere la verità’, nonostante una parte di lui, rappresentata da Tiresia, da Giocasta e dal servo di Laio, tentino di dissuaderlo, di farlo restare nell’area incerta del segreto. Come sappiamo prevale il desiderio di conoscere la verità, ma la verità è intollerabile ed Edipo di fronte alla verità sceglie di accecarsi: autopunizione, ma anche tentativo a posteriori di non sapere/non vedere.

Certo, non si può mentire e non si deve tacere, ma ci sono segreti che il bambino non è grado di capire e, soprattutto, di tollerare; sarebbe un metterlo a contatto con una realtà più grande di lui. In fondo tutto il nostro funzionamento psichico si basa sull’ uso moderato di meccanismi di difesa che l’Io inconsciamente mette in atto per aiutare il soggetto ad avvicinarsi in modo attenuato alla crudezza della realtà perché per l’adulto, e a maggior ragione per il bambino, la realtà è spesso un “troppo” potenzialmente traumatico. E la sessualità adulta è un troppo per le capacità di comprensione e di tenuta emotiva del bambino: l’area di segretezza, che avvolge il rapporto sessuale fra i genitori protegge il bambino da questo “troppo” e, nella dimensione incerta e sospesa del sapere/non sapere, permette al bambino tutta una serie di fantasie che fondano il fantasma originario.

Un esempio di segreto libidico legato al fantasma delle origini mi sembra sia ben descritto nella lettura che Bonaminio dà, in un lavoro presente in questo stesso KnotGarden, del film Ritorno al futuro. Attraverso il viaggio, che è il viaggio analitico, ma forse anche solo il ricorso alla funzione libidica della fantasia e della rêverie, le figure caricaturali dei genitori della prima parte del film (un padre svalorizzato e ridicolo, forse con una funzione rassicuratoria in termini edipici, in quanto rivale poco pericoloso, e una madre goffa e poco desiderabile, forse con la stessa funzione) diventano un uomo di successo e una donna piacente: la soddisfazione del desiderio edipico che avviene nel corso del viaggio, costituisce un fantasma fondante, un “sogno” ad occhi aperti che attraverso una riemersione del segreto desiderio edipico rimosso e la sua realizzazione in fantasia permette, per usare la felice espressione di Quinodoz (2003), di “voltare pagina”.

Bibliografia

Andersen, H. C. (1841). Ole Chiudigliocchi (Ole Lukoie). In: Tutte le fiabe. Perugia, Newton Compton Editor, 2006.

Abraham e Torok (1987). La scorza e il nocciolo. Roma, Borla, 1993.

Bollas C. (1987). L’ombra dell’oggetto: Psicoanalisi del conosciuto non pensato. Milano, Raffaello Cortina, 2020.

Canestri J., Oliva S. (1991). Note sull’inibizione matematica. In: Il piccolo Hans, 70.

Dolto F. (2004). Come allevare un bambino felice e farne un adulto maturo. Milano, Mondadori.

Fattori L., Benincasa G. (1996). Psicoterapia Psicoanalitica e deficit cognitivo. Milano, Raffaello Cortina.

Freud S. (1919). Il Perturbante, OSF, 9.

Klein M. (1931). Contributo alla teoria dell’inibizione intellettiva. In: Scritti,1921-1958. Torino, Bollati Boringhieri.

Racamier P.C (1992). Il genio delle origini. Milano, Raffaello Cortina, 1993.

Scelling F. (1842). Filosofia della mitologia. Milano, Mursia, 1990.

Quinodoz J. M. (2003). I sogni che voltano pagina. Milano, Raffaello Cortina.


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