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Candidature

Lidia Menapace per la Presidenza della Repubblica. Aperta, sulla Voce, la discussione sulle candidature, con la rubrica "Presidenza della Repubblica". L’iniziativa è dell’inossidabile san Federico La Sala

venerdì 5 maggio 2006 di Emiliano Morrone
LA NONVIOLENZA ALLA PROVA
Occorre uscire dalla subalternita’, dalla marginalita’, dalla nostra stessa accidia che ci rende subalterni e complici.
Piantarla di bersi la bubbola secondo cui la nonviolenza e’ cosuccia da praticare tra le devozioni domestiche ma quando si passa alla grande politica allora ci vogliono gli orchi.
E’ vero il contrario: la nonviolenza e’ oggi tout court la grande politica.
*
Poiche’ e’ grande politica il lavoro teorico e pratico di Vandana Shiva e dei movimenti (...)

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> Lidia Menapace per la Presidenza della Repubblica. Aperta, sulla Voce, la discussione sulle candidature, con la rubrica "Presidenza della Repubblica". L’iniziativa è dell’inossidabile san Federico La Sala

domenica 7 maggio 2006

Caro Biasi .... vedo che disperi e hai poca fede - non solo in te stesso, ma anche nel "Dio" dei nostri Padri e delle nostre Madri.... e nella tua stessa terra - SAN GIOVANNI IN FIORE!!! A tuo conforto, ti allego - sul tema - una rec. di un grande maestro dell’Illuminismo e della comprensione tra i popoli e le religioni: LESSING. Mi auguro che ti possa essere utile... per risentire le parole di BOCCACCIO DANTE CHIARA FRANCESCO GIOACCHINO, e dello stesso giovane della Galilea... M. cordiali saluti, Federico La Sala


A LEZIONE DI DIALOGO DA LESSING

Karl-Josef Kuschel rilegge il «Nathan» e sottolinea che tra i tre monoteismi ci può essere un solo conflitto: la volontà di eccellere nell’amore

di Massimo Giuliani (Avvenire, 06.06.2006, p. 29)

Nella disputa contemporanea tra gli accusatori postmoderni dell’Illuminismo e i difensori della «ragion pubblica», tipica dell’età dei Lumi, l’opera teatrale di Gotthold Ephraim Lessing, Nathan il saggio (1779), rischia di essere rimossa dai primi come mero manifesto di un generico ecumenismo tra le religioni e dai secondi acriticamente esaltata come vessillo ideologico non solo del pluralismo ma anche del relativismo religioso. Una lettura più teologica e attenta al contesto come L’ebreo, il cristiano e il musulmano si incontrano? di Karl-Josef Kuschel offre una prospettiva nuova. Si tratta infatti, secondo Kuschel, del primo tentativo fatto in Occidente di ragionare sugli effetti negativi degli scontri di civiltà di epoca medioevale e moderna, onde superarli non in chiave di mera tolleranza della religione, come amerebbe vedere una superficiale lettura filo-illuminista, ma piuttosto di reciproco riconoscimento teologico delle tre religioni storico-rivelate. Il volume è originale per le puntuali ricostruzioni storico-letterarie e comparative sulle fonti e le tradizioni parallele e analoghe del famoso apologo dei tre anelli; ma il suo valore riposa soprattutto sullo spessore delle tesi religioso-teologiche, radicalmente innovative per il XVIII secolo. Il Nathan di Lessing non propone infatti di superare giudaismo, cristianesimo e islam in una generica religione naturale, ma di «mettere in evidenza la parte del veramente umano presente in tutte le religioni». Ciò è possibile proprio quando dalla semplice tolleranza si passa alla rivalutazione delle fedi diverse dalla nostra e all’autocritica nei confronti degli effetti prodotti dalla nostra stessa religione. Il testo si spinge a proporre idee nuove come quella di una tolleranza non più basata sullo scetticismo ma sul geocentrismo, e sul fatto che la diversità religiosa tra ebrei, cristiani e musulmani fa parte del mistero stesso del progetto di Dio sul mondo. Il Nathan, da questo punto di vista, è un tentativo di far superare al cristianesimo una visione negativa del giudaismo e dell’islam. Anzi, dice il teologo Kuschel, proprio il carattere radicalmente filo-musulmano di quest’opera, più ancora che quello filo-ebraico, costituisce una radicale novità e una rottura - nel cuore del XVIII secolo - con le contemporanee rappresentazioni del profeta Maometto. Offrire una visione positiva del sultano musulmano oltre che di un mercante ebreo serviva a Lessing per testimoniare che la tolleranza non è un valore esclusivo della cultura occidentale. Una testimonianza, nel senso che Lessing fu colpito in tal senso dal suo viaggio in Italia (1775) e dalla tappa a Livorno, città in cui aveva constatato che una pacifica convivenza tra frequentatori di sinagoga, chiesa e moschea era possibile anche si suoi tempi, quando l’immaginario collettivo soggiaceva al terrore dei «turchi». Anzi, tale esperienza lo convinse ancor di più che l’unica competizione accettabile tra i seguaci delle tre fedi non è quella della verità esclusiva ma quella dell’emulazione nell’amore e nel rispetto reciproco. «Con la sua parabola - commenta Kuschel - Lessing smonta precisamente questo modello di argomentazione: nessuno può e deve più richiamarsi a Dio per sostenere che la propria sia la religione migliore. Dio stesso ha voluto la pluralità delle religioni, non la tirannia di una di esse». Oggi, in un’Europa con dodici milioni di musulmani, la lezione di Lessing andrebbe ristudiata.

Karl-Josef Kuschel L’ebreo, il cristiano e il musulmano s’incontrano? Il «Nathan il saggio» di Lessing Queriniana. Pagine 312. Euro 23,50


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