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VIVA L’ITALIA, VIVA LA COSTITUZIONE ....

LA SVOLTA DI SALERNO... E LA LOTTA PER LA LIBERTA’ E LA DEMOCRAZIA, OGGI! - di Federico La Sala

Un omaggio alla memoria al Presidente Pertini e un augurio al nostro Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano
mercoledì 25 aprile 2012 di Emiliano Morrone
Un omaggio e un augurio al nostro Presidente della Repubblica, GIORGIO NAPOLITANO
LA SVOLTA DI SALERNO... E LA LOTTA PER LA LIBERTA’ E LA DEMOCRAZIA, OGGI!
di Federico La Sala
Caro Direttore,
trovo più che necessario e urgente accogliere la sollecitazione di Giorgio Napolitano (sull’Unità del 13.10.2004, p. 25, su "Angelo Oliva e la memoria della sinistra"): "Troppe vicende e figure del passato [...] rischiano di scivolare nell’ombra della rimozione e dell’ignoranza, nel modo più freddo (...)

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> LA SVOLTA DI SALERNO... SALERNO CAPITALE E LE CELEBRAZIONI DEI 150 ANNI DELL’UNITA’ D’ITALIA (di Angelo Picariello - Salerno, la capitale dimenticata).

martedì 1 febbraio 2011

IL CASO.

Dall’11 febbraio al 15 luglio 1944 fu sede del governo provvisorio Ora la città, nell’ambito dei 150 anni, chiede il giusto riconoscimento

Salerno, la capitale dimenticata

di ANGELO PICARIELLO (Avvenire, 01.02.2011)

Salerno capitale dimenticata. Salerno culla della Costituzione e della Repubblica, chiede un posto nelle celebrazioni dei 150 anni. L’11 febbraio 1944 infatti, e fino al 15 luglio, la sede del governo vi si trasferì da Brindisi e l’esecutivo rientrò nel pieno dei poteri: i sottosegretari di cui si componeva la piccola compagine brindisina vennero nominati ministri e i territori già liberati (Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia, Sardegna, e c’era persino Campione d’Italia) vennero affidati dagli Alleati all’amministrazione italiana. A Salerno venne anche ripristinata la Corte di Cassazione e stampata la Gazzetta ufficiale, nella tipografia ’Spadafora’, e poi alla ’Volpe’.
-  Ed è proprio sull’edizione datata ’Salerno, sabato 8 luglio 1944’ che, dal decreto luogotenenziale 151 (’Assemblea per la nuova costituzione dello Stato, giuramento dei membri del governo e facoltà del governo di emanare norme giuridiche’) si possono rintracciare le basi della Costituzione repubblicana, stabilendosi che «dopo la liberazione le forme istituzionali saranno scelte con un referendum dal popolo italiano che eleggerà, anche, a suffragio universale, diretto e segreto un’Assemblea Costituente per deliberare la nuova Costituzione dello Stato». Il decreto, a firma di Umberto di Savoia, principe di Piemonte, luogotenente generale del Regno, era stato adottato il 25 giugno dal nuovo esecutivo guidato da Ivanoe Bonomi, che aveva preso il posto, tre giorni prima, del generale Pietro Badoglio.

Salerno dunque, al pari di Roma, Firenze e Torino, avrebbe meritato la consegna del Tricolore nella cerimonia inaugurale dello scorso 7 gennaio a Reggio Emilia. Capitale vera e propria, ne è convinto il professor Nicola Oddati, curatore della mostra ’Salerno Capitale, la città della Costituzione’, visitata anche dal capo dello Stato l’autunno scorso. «L’ho spiegato al presidente Napolitano», dice Oddati, docente di Storia contemporanea a Salerno. Si registrò un’evoluzione politico istituzionale, completata propria da questo decreto: «Esso sospendeva lo Statuto Albertino, nominava il luogotenente del Re e varava la Costituzione provvisoria, cosicché gli atti del governo assumeranno da allora in poi, in attesa dell’elezione del nuovo Parlamento, pieno valore di legge, non più di mera decretazione d’urgenza. Cessa, così, il governo provvisorio sotto tutela anglo americana retto da Badoglio. Non a caso gli Alleati sono preoccupati, e contrastano la nascita dell’esecutivo Bonomi». Salerno era stata già snodo cruciale della storia della Liberazione.

Martoriata da quattro giorni di bombardamenti lungo tutto il litorale, che comportarono un altissimo tributo: «400 morti, migliaia di feriti, oltre 100 ponti danneggiati, un quinto dei fabbricati industriali perduto’, come ricordò Gabriele De Rosa in un convegno, del 1994, proprio su ’Salerno capitale’. Con lo sbarco di Salerno partì l’operazione Avalanche ( Valanga), che vide impegnati, dal 9 settembre, dopo la divulgazione dell’armistizio, 170mila soldati alleati e un migliaio di navi. Il colonnello americano Thomas Aloysius Lane, nominato governatore della città, si recò a rendere omaggio a monsignor Monterisi, unica autorità ancora presente in città.

L’Arcivescovo gli raccomandò: «Siete il rappresentante di nazioni civili presso una nazione civile. Date ordini precisi perché siano rispettate le donne, le proprietà private e gli edifici del culto». Poi sarà lo stesso arcivescovo a opporsi con forza al tentativo di Badoglio di requisire il seminario, in vista del trasferimento da Brindisi della sede del governo, che avverrà nel febbraio 1944.

Nella nuova compagine governativa, che si riunirà presso il Palazzo dei Marmi (attuale sede del Comune) entrano anche due salernitani, in due dicasteri chiave: Raffaele Guariglia agli Esteri e Giovanni Cuomo all’Educazione Nazionale. Con quest’ultimo viene istituito il Magistero, con sede a Palazzo Pinto, in via Mercanti, timida riappropriazione della dignità accademica perduta, dopo i fasti della scuola medica salernitana, soppressa in epoca napoleonica. Con il ’patto di Salerno’ dell’aprile 1944, tra il Comitato di Liberazione Nazionale e Casa Savoia, si decide tra l’altro di sospendere la scelta tra Monarchia e Repubblica fino alla fine della guerra. Palmiro Togliatti ne è fra i fautori, con la cosiddetta ’svolta di Salerno’ (quanti eventi legati al nome della città), che segna la sospensione, anche da parte della componente comunista, della disputa sulla forma di Stato. Anche il re Vittorio Emanuele III alloggiò a Villa Guariglia, casa gentilizia a Raito appartenente alla famiglia del ministro degli Esteri.

«E fu proprio in quella villa che si posero le basi per la nostra grande Costituzione, - spiega Oddati -, lì poterono approfondire la conoscenza, anche umana, personaggi come Croce, De Gasperi, Saragat, Togliatti, Gronchi, Sforza. In cucina le protagoniste furono più di tutte Maria Romana De Gasperi, figlia dello statista (che ha raccontato proprio in questi giorni come si desse da fare anche da segretaria e dattilografa) e Maria, la mamma di Enrico Berlinguer. Fra l’altro, proprio a Salerno Mario Berlinguer (che era responsabile dell’epurazione) presentò a Togliatti suo figlio Enrico, che ne rimase molto colpito e l’incaricò di rifondare il movimento giovanile comunista. Basta tutto ciò per dare a Salerno la dignità di ex­capitale? ». Reggio Emilia, se dovesse reperire un esemplare in più dello storico Tricolore, sa ora a chi destinarlo.


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