Parla Karen King, storica della cristianità ad Harvard
“Così ho trovato il papiro sulla moglie di Gesù”
“C’è un frammento su di lei. Ma Dan Brown non c’entra”
di Marco Ansaldo (la Repubblica, 20.09.2012)
CITTÀ DEL VATICANO «Questo frammento non prova che Gesù fosse sposato. Tuttavia ci dice quanto nella Chiesa, fin dai primi secoli, la questione del matrimonio e della sessualità fosse già aperta». Getta acqua sul fuoco - come è giusto - Karen L. King, docente a Harvard, inseguita da torme di giornalisti, cameramen e fotografi dopo il suo annuncio del ritrovamento di un piccolo pezzo di papiro in lingua copta in cui Gesù si riferirebbe a «mia moglie». Una frase appena accennata, però niente affatto di poco conto. Capace anzi di spalancare un dibattito su più fronti: in sede storica e religiosa innanzitutto, ma senza trascurare la fiction comunque cara ai tanti lettori nel mondo di Dan Brown, che nel Codice da Vinci sostenne l’ipotesi che Gesù avesse dei figli e una moglie di nome Maria Maddalena. La studiosa, 58 anni, insegnante di Divinità e prima donna a ricoprire la cattedra più antica degli Stati Uniti, ammette che la sua ricerca è solo all’inizio ed è in ogni caso appassionante. L’altro giorno ha annunciato la sua scoperta al Decimo congresso internazionale di studi copti, organizzato dal professor Alberto Camplani della Sapienza, e inaugurato con un saluto del rettore Luigi Frati e del prorettore Antonello Biagini.
Professoressa King, come è entrata in possesso di questo documento?
«Nel 2010 ho ricevuto una email da un collezionista privato che conosceva i miei libri e che mi chiese di tradurlo».
Chi era?
«È una persona che ha una collezione di papiri greci, arabi e copti. Preferisce non essere identificato perché non desidera essere assalito da possibili acquirenti».
Ma lui dove lo aveva acquisito?
«Nel 1997, da un collezionista tedesco, da una partita di papiri. Il documento aveva con sé una nota a mano che citava di un professore di Egittologia a Berlino, ora deceduto, il quale lo indicava come il solo esempio di un testo in cui Gesù parlasse di una moglie».
E lì è cominciata la sua ricerca?
«Il collezionista mi portò il frammento nel dicembre 2011. Il marzo seguente giravo con il documento chiuso nella mia borsetta per mostrarlo a due papirologi, il professor Roger Bagnall, dell’Università di New York, e Anne Marie Luijendijk, docente di religione a Princeton».
Com’è composto?
«È di circa 4 centimetri per 8, non più grande di una carta di credito. È del IV secolo d.C., scritto per l’esattezza in copto sahidico, un dialetto del sud dell’Egitto che usava caratteri greci. Ci sono otto righe di scrittura in inchiostro nero, leggibili solo con la lente di ingrandimento ».
Cosa c’è scritto?
«Gesù disse loro, “Mia moglie...”» .
Una frase che non c’è nelle Scritture. E gli studiosi che cosa le risposero circa l’eventuale autenticità?
«Volli ascoltare anche l’opinione di Ariel Shisha-Halevy, dell’Università di Gerusalemme, uno dei due-tre studiosi al mondo che conoscono a perfezione la lingua copta. Lo scorso settembre mi ha spedito una e-mail in cui scriveva: “Ritengo - sulla base della lingua e della grammatica - che il testo sia autentico”».
Ma le prove tecniche?
«Quello che ha convinto gli studiosi della sua genuinità è la dissolvenza dell’inchiostro sul papiro, e le tracce di scrittura che aderiscono alle fibre curvate sui bordi lacerati. Mi hanno risposto: fabbricarlo è impossibile».
Altre frasi?
«Lei sarà in grado di essere mia discepola».
E nella parte posteriore?
«È così fioca che si leggono solo cinque parole: “mia madre”, “tre”, e “merita che”. Potrebbero significare: “Mia madre mi ha dato la vita”, e “Maria lo merita”».
Però il documento è del IV secolo dopo Cristo.
«Sì, l’ipotesi è dunque che si tratti di una copia basata su un testo originale in greco risalente al II secolo d.C.».
Dunque non è coevo di Gesù di Nazareth?
«No. Ma fornisce la prova che fra i primi cristiani alcuni credevano che Gesù fosse sposato. Era dunque già presente un dibattito sulla questione se dovessero sposarsi e avere rapporti sessuali».
Potrebbe aprirsi ora un dibattito sul celibato dei sacerdoti. Ha ricevuto reazioni ufficiali da parte della Chiesa cattolica?
«Non ancora. So che questo frammento adesso causerà discussioni su sessualità e celibato, che negli Stati Uniti sono già a uno stadio avanzato».
Ha aspettato di essere a Roma per annunciare la scoperta?
«È un puro caso. Quattro anni fa il congresso di studi copti si svolse al Cairo».
Dan Brown allora aveva ragione?
«Il frammento non lo dimostra. Brown ha scritto un romanzo. Qui si tratta di storia, e siamo appena all’inizio della ricerca».