Inviare un messaggio

In risposta a:
Mondo

AL DI LA’ DELLO SCONTRO DELLE INTOLLERANZE - di Ramin Jahanbegloo - selezione a cura di pfls

venerdì 26 maggio 2006 di Emiliano Morrone
Oggi non ci troviamo di fronte a uno scontro di civiltà, ma a uno scontro di intolleranze, secondo Ramin Jahanbegloo. E cos’è l’intolleranza? “Anzitutto l’incapacità o l’indisponibilità a vivere qualcosa di diverso”. “Dobbiamo incoraggiare le forze d’opposizione a aderire ai valori della moderazione, della tolleranza e della non violenza”, chiede questo giovane e coraggioso professore dell’Università di Teheran, membro del comitato scientifico di Reset Doc. Un uomo (...)

In risposta a:

> AL DI LA’ DELLO SCONTRO DELLE INTOLLERANZE ---- Intervista a Ramin Jahanbegloo ... gli avvenimenti di questi giorni in Iran come una crisi di legittimità del sistema: «È un movimento democratico gandhiano» (di Viviana Mazza)

mercoledì 24 giugno 2009

L’intervista.

Il filosofo Ramin Jahanbegloo legge gli avvenimenti di questi giorni come una crisi di legittimità del sistema «È un movimento democratico gandhiano»

di Viviana Mazza (Corriere della Sera, 24.o6.2009)

«Stiamo vivendo un momento ’gandhiano’ in Iran» dice Ramin Jahanbegloo, il filosofo iraniano incarcerato nel 2006 nel suo Pae­se con l’accusa di sostenere la «ri­voluzione di velluto», oggi docen­te di Storia contemporanea del­­l’Iran a Toronto.

Nel suo libro pubblicato a di­cembre, Leggere Gandhi a Tehe­ran (Marsilio), Jahanbegloo indi­viduava nella riflessione gandhia­na percorsi di nonviolenza per promuovere sviluppi liberali nel mondo islamico, a cominciare dal­l’Iran. Ma l’«Onda verde» ha superato le sue stesse aspetta­tive.

Mousavi, come dicono alcuni, è un Gandhi islamico?

«No, non lo defi­nirei un Gandhi isla­mico. Ha mostrato molto coraggio, ma per essere un Gandhi devi essere a un altro livello di psicologia umana, avere qualità profetiche. Forse Mousavi ha preso la via di Gandhi senza rendersene conto. D’altra parte Gandhi diceva che la nonviolenza è antica quanto le montagne: chiunque si trovi da­vanti all’ingiustizia è spesso porta­to alla nonviolenza. E così è diven­tata una strategia rilevante per il movimento iraniano».

Il movimento ha superato dunque Mousavi?

«Se Gandhi adottò l’arcolaio co­me simbolo della nonviolenza, il movimento in Iran all’inizio ha as­sunto Mousavi come simbolo, ma poi ha trovato in Neda la madre della resistenza nonviolenta. Que­ste manifestazioni senza prece­denti in 30 anni sono spesso viste come uno scontro tra i sostenitori di Mousavi e Ahmadinejad, ma credo che le richieste vadano ol­tre le elezioni e oltre Mousavi: è in corso una crisi di legittimità del sistema. C’è una dialettica tra coloro che cercano la democrazia con metodi non violenti e il pote­re che usa la violenza. E’ un movi­mento per il cambiamento, fatto soprattutto di giovani, frustrati da economia, politica e società. Gandhi diceva: devi essere il cam­biamento che vuoi vedere nel mondo. Persone come Neda, la studentessa di filosofia caduta sot­to i proiettili, mostrano che la gio­ventù in Iran è abbastanza matu­ra da portare al cambiamento».

Lei credeva che i giovani ira­niani non fossero pronti?

«Per lungo tempo, tutti hanno pensato che fossero vittima di quella che chiamo ’sindrome di James Dean’: che fossero ribelli senza causa, senza spessore etico, edonisti, individualisti, egoisti. Ma stanno mostrando di possede­re il senso della solidarietà, della reciprocità, della nonviolenza» .

L’islam ha nella sua tradizio­ne il fondamento spirituale per una disobbedienza civile non vio­lenta?

«Tutti i tipi di religione e di spi­ritualità hanno un potenziale non violento accanto a un potenziale violento. Non vedo contraddizio­ne tra spiritualità e nonviolenza».

E l’Iran ha una tradizione simi­le?

«La rivoluzione del 1979 è stata essa stessa un movimento nonvio­lento contro la dittatura. Nella sto­ria abbiamo avuto tanti tiranni, ma molti dei nostri eroi sono figu­re mistiche e religiose non violen­te ».

Obama dice che «renderà te­stimonianza » al coraggio degli iraniani. Per il Wall Street Jour­nal è una dichiarazione «gan­dhiana »: è «la testimonianza che dà potere all’approccio non­violento rendendo pubblica la sofferenza privata».

«Credo che non sia un approc­cio ’gandhiano’, ma cauto. Da quando è al potere, ha cercato il dialogo con l’Iran, ma si trova in una situazione complicata. Se la violenza nelle strade dovesse au­mentare, sarà difficile un dialogo tra Iran e Stati Unit, e anche tra Iran ed Europa. L’Iran si trova in un momento cruciale sia per la po­litica interna che estera. Il ’genio’ della nonviolenza è uscito dalla lampada ed è difficile che possa rientrarvi. Né Obama né Berlusco­ni né Sarkozy possono ignorarlo. Ma hanno fatto bene a non fare di­chiarazioni più aggressive. Non devono dare la sensazione che il movimento sia diretto dagli stra­nieri ».

Che probabilità di successo ha la protesta?

«L’unico modo è che resti non­violenta o sarà una carneficina. Credo che possano non solo avere la solidarietà del mondo ma an­che quella di parte della nomenk­­latura. E anche se l’attuale regime dovesse prevalere e Ahmadinejad restare, il cambiamento arriverà nei mesi e anni a venire. E’ già cambiata la mentalità della gente. Il paradigma repubblicano, moto­re della rivoluzione del ’79, e il principio di sovranità popolare so­no stati violati dal paradigma au­toritario. Non credo però che la re­sistenza porterà a una rivoluzione di velluto. Ciò che è accaduto in Cecoslovacchia e nell’Est europeo potrebbe non accadere in Iran. Ma ciò che conta è lo spessore mo­rale di ogni iraniano, è sfidare l’il­legittimità della violenza, è la vo­lontà di costruire il futuro del­­l’Iran sull’idea di verità».


Questo forum è moderato a priori: il tuo contributo apparirà solo dopo essere stato approvato da un amministratore del sito.

Titolo:

Testo del messaggio:
(Per creare dei paragrafi separati, lascia semplicemente delle linee vuote)

Link ipertestuale (opzionale)
(Se il tuo messaggio si riferisce ad un articolo pubblicato sul Web o ad una pagina contenente maggiori informazioni, indica di seguito il titolo della pagina ed il suo indirizzo URL.)
Titolo:

URL:

Chi sei? (opzionale)
Nome (o pseudonimo):

Indirizzo email: