Inviare un messaggio

In risposta a:
A Freud, gloria eterna !!!

"TEBE": IN VATICANO NON C’E’ SOLO LA "SFINGE" - C’E’ LA "PESTE"!!! Caro Benedetto XVI ... DIFENDIAMO LA FAMIGLIA!? MA QUALE FAMIGLIA - QUELLA DI GESU’ (Maria - e Giuseppe!!!) O QUELLA DI EDIPO (Laio e Giocasta)?! Una nota di Federico La Sala

LA "SACRA FAMIGLIA" DELLA GERARCHIA CATTOLICO-ROMANA E’ ZOPPA E CIECA: IL FIGLIO HA PRESO IL POSTO DEL PADRE "GIUSEPPE" E DELLO STESSO "PADRE NOSTRO" ... E CONTINUA A "GIRARE" IL SUO FILM PRE-EVANGELICO PREFERITO, "IL PADRINO"!!!
lunedì 25 febbraio 2008 di Vincenzo Tiano
[...] Con Erode, e come Erode, tutta la Gerarchia (dal Primo all’ultimo sacerdote) continua ad avere paura di perdere il potere e la proprietà ... e ‘uccide’, ‘uccide’, e ‘uccide’, in verità - non Gesù che è risorto e che ha vinto la morte (Ct. 8.6: “Amore è più forte di Morte”, trad. G. Garbini)! - il loro stesso padre, Giuseppe - dentro di sé e fuori di sé (‘dichiarando’ così di essere abissalmente distanti proprio da Gesù e dal messaggio eu-angelico!), e l’Amore, lo Spirito (...)

In risposta a:

> "TEBE": IN VATICANO NON C’E’ SOLO LA "SFINGE" - C’E’ LA "PESTE"!!! --- Lui incapace di accettare l’emancipazione (di Giulia Galeotti)

domenica 25 novembre 2012

Lui incapace di accettare l’emancipazione

di Giulia Galeotti (l’Osservatore Romano, 25 novembre 2012)

È il mostruoso volto dell’incapacità di entrare in relazione con il prossimo. Percuotere e uccidere chi è fisicamente più debole è una disumana dimostrazione di codardia e di viltà. Questi abusi particolarmente subdoli e striscianti, capaci di infiltrarsi sempre più nella quotidianità delle nostre mura (anche occidentali), violentano le migliaia di vittime colpite silenziosamente giorno dopo giorno sotto i nostri sguardi distratti. Ma violentano anche la società nel suo insieme.

Perché se sempre e in ogni sua forma la violenza volta le spalle alla speranza, la violenza degli uni sulle altre è il cemento che immobilizza il domani. Che preclude ogni incontro e asfissia la vita. I dati sono allarmanti. Solo in Italia, una donna viene uccisa ogni sessanta ore. È un fenomeno nuovo, o forse oggi siamo più informati, più capaci di leggere la realtà per quello che veramente è? Se così fosse, sarebbe comunque già una conquista. Una società civile in grado di dare un nome ai carnefici.

Abbiamo però un dubbio. Che questa spirale tentacolare - nel suo spingere troppi uomini a usare la propria superiorità fisica contro le donne di casa loro, donne che spesso frequentano e "amano" - sia mossa dalla incapacità di accettare nella quotidianità concreta l’emancipazione femminile. Che la donna, conquistati i diritti, sia diventata cittadina a pieno titolo è un giro di boa troppo grande da accettare nei rapporti domestici di ogni giorno. La crudeltà - si sa - è in grado di alleviare momentaneamente la frustrazione, di attutire il senso di impotenza, ed è anche su questa consapevolezza che occorre lavorare per cercare di estirparne gli esiti.

La giornata mondiale contro la violenza sulle donne vuole dunque svegliarci dall’indifferenza. Vuole pungolarci dalla assuefazione che corrode il senso critico, giacché non reagendo finiamo per essere complici del rinsecchimento delle radici del nostro vivere civile. Vuole mettere fine a quel lasciarci scivolare addosso dati che turbano nell’immediato, senza però penetrare davvero nelle nostre coscienze. Dati, inoltre, che molte, troppe di noi hanno provato sulla propria pelle, nei modi, nelle situazioni e attraverso le mani più varie. Sta qui molta della forza di questa violenza, sta nel suo nutrirsi del senso di colpa, nell’approfittarsi della vergogna.

Siamo imbevuti tutti di violenza sin da bambini, i colpevoli e le vittime. Da subito ci viene insegnato - a noi maschi - a desiderarla, cercarla, esercitarla. Il cibo con cui cresciamo non è un veleno a costo zero. Da subito ci viene insegnato - a noi femmine - che, un po’ almeno, ce la siamo cercata.

Che, soprattutto, la giornata mondiale del 25 novembre lasci in noi la consapevolezza che la violenza contro le donne infligge a tutti una ferita mortale. Perché vittima è anche la società nel suo complesso, quella società composta da quanti esercitano questa violenza, da quante la subiscono e da quanti la registrano immobili (e dunque colpevoli). Il danno è immenso. È la negazione della ragione. È il rifiuto dell’altro. È l’antitesi del nostro essere esseri umani. Come scrive Vasilij Grossman in Vita e destino, "dove la violenza cerca di cancellare varietà e differenze, la vita si spegne".


Questo forum è moderato a priori: il tuo contributo apparirà solo dopo essere stato approvato da un amministratore del sito.

Titolo:

Testo del messaggio:
(Per creare dei paragrafi separati, lascia semplicemente delle linee vuote)

Link ipertestuale (opzionale)
(Se il tuo messaggio si riferisce ad un articolo pubblicato sul Web o ad una pagina contenente maggiori informazioni, indica di seguito il titolo della pagina ed il suo indirizzo URL.)
Titolo:

URL:

Chi sei? (opzionale)
Nome (o pseudonimo):

Indirizzo email: