La difesa della famiglia tradizionale tiene insieme Bagnasco e Kirill
Le parole di Bergoglio aprono la strada a un’inedita “alleanza”
di Cesare Martinetti (La Stampa, 14.02.2016)
Per meglio capire la fuga in avanti del cardinal Bagnasco quando ha chiesto che il parlamento italiano si esprimesse con voto segreto sulle unioni civili, bisognava aspettare qualche ora e leggere per intero la dichiarazione congiunta firmata a L’Avana da Papa Francesco con il Patriarca di Mosca Kirill.
Al primo punto dell’agenda c’è la difesa dei cristiani perseguitati in Oriente (e non solo) e subito dopo in grande evidenza la difesa della famiglia, nelle sue forme tradizionali: matrimonio uomo-donna, procreazione naturale e non assistita, no alle unioni civili. Tutto logico, certo, la differenza è che mentre Papa Francesco si trova a predicare questi valori nell’Europa dei matrimoni gay, Kirill guida la sua chiesa in un Paese dove la politica - almeno a parole - li condivide talmente tanto da consentire un clima di aperta intolleranza verso molti soggetti tra cui i gay. E questo senza che il patriarca abbia mai avuto niente da ridire.
L’invasione di campo di Bagnasco (così inaspettata nella Chiesa di Francesco da risvegliare ricordi della Cei di Ruini, se non ben più antichi) non era certo una gaffe, ma il modo in cui una parte del mondo cattolico guarda alle ricadute di clima del dopo l’Avana. Finalmente una santa alleanza su matrimoni e valori non negoziabili. Insomma se Stalin si chiedeva quante divisioni ha il Papa, non è da escludere che in Vaticano qualcuno abbia fatto i conti di quante divisioni ha Putin. Sono parecchie e si muovono - in Siria per esempio - con l’incondizionata benedizione di Kirill, che non ha fatto una piega per gli intensi e indiscriminati bombardamenti russi nei giorni scorsi ad Aleppo e dintorni che hanno scosso Angela Merkel.
Ma le vere divisioni di Putin a cui guarda una parte ormai significativa del mondo cattolico tradizionalista, in Francia e in Italia, non sono quelle militari, bensì a quelle politico-culturali, alla diffusione di un soft-power i cui capisaldi sono: no alla globalizzazione, no alla democrazia libertaria occidentale, no all’invasione islamica, no all’alta finanza apolide e mondialista, no al modello consumistico americano.
Questo mondo si esprime in Italia soprattutto nel web attraverso siti e blog dai titoli combattivi. Su «Riscossa Cristiana» si legge di un’Europa «in marcia verso il totalitarismo». La «Nuova Bussola» apre l’edizione ora online con un attacco a Renzi per la risposta a Bagnasco («Imbavaglia i vescovi») e affida a Massimo Introvigne il commento all’incontro di L’Avana dove si mette al primo punto di importanza «la famiglia» e non la persecuzione dei cristiani. Il settimanale «Tempi» già nel 2013 aveva messo in copertina un Putin con il titolo «L’indispensabile».
Ma se il Cremlino finora ha espresso solo frasi di circostanza sull’incontro di L’Avana, la sua propaganda in Occidente che si chiama Sputnik.news (e che ha preso il posto della storica Radio Mosca) non ha usato giri di parole per appropriarsi dell’evento. Papa Francesco è certamente «un visionario che crede nelle dinamiche della Storia e nella bontà dell’uomo», come ha scritto ieri Enzo Bianchi, ma dalle parti di Mosca pensano che avesse bisogno di trovare un luogo più confortevole dell’Europa scristianizzata e sottomessa all’aggressione islamica dove qualcuno a cominciare dal capo dello Stato pensa che il matrimonio - per dirne una - sia un affare tra un uomo e una donna. Che poi Putin ci creda o no è un’altra questione. Le sue esibizioni in cattedrale certificano l’avvenuta transizione dalla religione «oppio dei popoli» alla religione «instrumentum regni». Kirill non l’ha mai deluso. Lo farà Francesco?