Caro Mauro,
dammi pure del tu, il lei è così freddo, nordico, referenziale che non lo vedo mio, specie se viene da te che sei più grande nonchè redattore dello stesso giornale. Come vedi, riportando i due appelli, avverto che il rapporto Stato-Chiesa non è chiaro. Però diverso da te, penso che il proplema non è che la Chiesa faccia politica: tutti hanno diritto di farlo: sarebbe impossibile e ingiusto impedirlo. Dispiace quando la Chiesa segue la politica, invece che migliorarla nei metodi prima ancora che nei contenuti, i quali appartengono, secondo me, ai singoli cittadini sovrani. L’astensionismo è un male di metodo e un oltraggio alla democrazia. Se la Chiesa vuole raggiungere i suoi obiettivi, è meglio che lo faccia con i metodi migliori, attraverso l’invito alla partecipazione, al coinvolgimento, alla discussione, coerenza, moralità. Non attraverso giochi tattici come al referendum sulla procreazione. Che poi se i cattolici fossero andati a votare, avrebbero vinto sugli abolizionisti in modo schiacciante, da poter dire che la volontà dei cittadini era la volontà dei cattolici.
Saluti affettuosi
V.T.