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Politica

Calabria, un’identità problematica

lunedì 11 aprile 2005 di Emiliano Morrone
Francesco Moricca
da www.rinascita.info
Mercoledì 6 Aprile 2005 - 17,14
In questi giorni di campagna elettorale nella mia Calabria, che riconosco sempre meno e che tuttavia non pare affatto quella derelitta regione d’Italia che si suole dipingere - ultima provincia di una provincia dell’impero statunitense - mi domando se mai essa abbia posseduto quell’identità antropologica che suole definirsi “calabresità” e sulla quale hanno molto detto gli scrittori calabresi a (...)

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> Calabria, un’identità problematica ---- Una sollecitazione sul tema ai Vescovi della Calabria: «Che cosa desiderate per il futuro della vostra terra, quale Chiesa sognate? E quale figura di prete immaginate per il vostro popolo?» (di Paola Militano - "Corriere della Calabria").

domenica 3 marzo 2024

L’EDITORIALE

Quando il diavolo ci mette lo zampino

di Paola Militano (Corriere della Calabria, 02/03/2024)

Perché la ‘ndrangheta dovrebbe avvelenare il mite parroco di San Nicola di Pannaconi, popolato da mille anime appena o minacciare quello giovanissimo nella vicina Cessaniti? E perché a distanza di qualche giorno, nonostante, il clamore suscitato dagli episodi criminali (deprecabili e da condannare senza riserve), alzare il tiro e senza indugi, puntare dritto al vescovo della diocesi, quasi a voler svelare il vero obiettivo del clima intimidatorio?

Come nei gialli di Agatha Christie: «Un indizio è un indizio, due indizi sono una coincidenza, ma tre indizi fanno una prova». La risposta è da ricercare, evidentemente, all’interno della Diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea, messa a dura prova dalla rinuncia al governo pastorale, (dopo 14anni) di mons. Luigi Renzo, il vescovo che “cancella” la Fondazione di Natuzza Evolo, finita nel gennaio 2023, al centro dell’operazione Olimpo. E tra i motivi dell’abbandono e del trasferimento dell’arcivescovo di Catanzaro Squillace, Vincenzo Bertolone.

Da qui (non mi pare poco) la nomina e l’ingresso del vescovo palmese Attilio Nostro con il compito di ricordare che «la Chiesa, pur agitata e scossa per le vicende della storia, non crolla, perché è fondata sulla pietra, da cui Pietro deriva il suo nome» e di ricondurre alla fede, una comunità scossa dagli avvicendamenti. E c’è chi è pronto a giurare, che sono proprio i trasferimenti di tutti i parroci «mai visti da nord a sud della provincia», messi in atto dall’alto prelato, il male all’origine di tutti i mali.

E forse non è un caso se Papa Francesco, recentemente a Roma, nella Sala del Concistoro dove incontra la Conferenza Episcopale Calabra, avverte:

      • «Anche se la vostra terra a volte sale alla ribalta della cronaca portando alla luce vecchie e nuove ferite, mi piace ricordare che siete figli dell’antica civiltà greca e ancora oggi custodite tesori culturali e spirituali che uniscono l’Oriente e l’Occidente. Omero, nell’Odissea, narra che Ulisse, verso la fine del suo viaggio, approdò a un lembo di terra da cui poté ammirare la bellezza di due mari. Questo fa pensare alla vostra terra, gemma incastonata tra il Tirreno e lo Ionio. Ed essa brilla anche come luogo di spiritualità, che annovera importanti Santuari, figure di santi e di eremiti, nonché la presenza della Comunità greco-bizantina. Tuttavia, questo patrimonio religioso rischierebbe di restare solo un bel passato da ammirare, se non ci fosse ancora oggi, da parte vostra, un rinnovato impegno comune per promuovere l’evangelizzazione e la formazione sacerdotale».

E rivolgendosi ai Vescovi chiede:

      • «Che cosa desiderate per il futuro della vostra terra, quale Chiesa sognate? E quale figura di prete immaginate per il vostro popolo?».

In attesa che la giustizia faccia il suo corso, smilitarizziamo i cuori.


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