Torino pride di don Franco Barbero *
Care chiese cristiane, svegliatevi da questo sonno popolato dai vostri incubi e dalle vostre ossessioni. Si ripete una vecchia antifona: dove fiorisce la vita, le gerarchie prescrivono di ritirarsi e di vedere il nemico. Eravamo una quindicina, sabato 17 giugno, dietro lo striscione della nostra comunità cristiana di base, al Gay Pride di Torino. Con la comunità di Pinerolo erano convintamente partecipi fratelli e sorelle delle comunità cristiane di base di Torino, di Piossasco e di Chieri. Il clima festoso, popolare, insieme sobrio e fantasioso, ci ha riempiti di gioia... allora è davvero importante continuare a lottare perché i diritti si espandano e ognuno/a possa vivere secondo ciò che è.
Ci auguriamo che le decine di migliaia di persone che hanno fatto ala al lungo corteo siano tornate a casa con molti stimoli positivi. Negli applausi di moltissime persone abbiamo avvertito una nuova coscienza che sta maturando lentamente. Non ci facciamo illusioni... e conosciamo bene la diffusione del pregiudizio omosessuale, ma la maturità espressa da questo ultimo gay pride conquista nuovi consensi e dà credito ai movimenti omosessuali.
Certo, di fronte a questa bella visibilità sta lo sconfortante paesaggio di una quasi totale invisibilità di gay e lesbiche nella vita quotidiana in gran parte del nostro paese. Questo rimane il vero problema perché i diritti o sono acquisiti e praticabili nella vita quotidiana oppure restano proclamazioni retoriche ed inefficaci.
Ma clamorosamente assenti erano le parrocchie, i movimenti e le associazioni cattoliche progressiste che tanto parlano di una chiesa conciliare, ma ormai vivono nella paura e nel totale rispetto degli ordini vaticani. Erano, invece, presenti e partecipi moltissimi credenti, per i quali ciò che conta è amare e lottare per una società più giusta. Gay, lesbiche, transessuali, eterosessuali non avvertono nessuna divisione quando li unisce l’amore e l’impegno.
Care chiese cristiane, svegliatevi da questo sonno popolato dai vostri incubi e dalle vostre ossessioni. Si ripete una vecchia antifona: dove fiorisce la vita, le gerarchie prescrivono di ritirarsi e di vedere il nemico. Dove si vuole allargare la famiglia, un papa triste e omofobico vede un “attentato alla sacralità della famiglia”.
Guardiamo avanti perché nei fatti esiste già una chiesa che dice insieme al Gay Pride, NO VAT. Un bel no al Vaticano per dire un bel sì al vangelo e alla passione civile della libertà di amare.
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FOGLIO DI COMUNITA’ supplemento al n°1/2006, anno IX di Viottoli -
N° 7/8 - LUGLIO-AGOSTO 2006