Incapaci inattivi e sciocchi zitti
un sogno che non si avvererà
Si è dissolto il principio di autorità, non si sa più chi comandi
di Aldo Grasso *
Prima che la tragedia si inabissi nella farsa, prima che la Concordia diventi un format per una soap, prima che la flottiglia degli opinionisti decida se mi-si-nota-di-più se parlo male di De Falco o se parlo bene di Schettino, prima che la retorica dell’antiretorica («lo Schettino che è in noi») ci stordisca, prima che la lapidazione faccia il suo corso... Ecco, un attimo prima cerchiamo di capire cosa rappresenta questo naufragio dai molti padri. Non basta l’Istat a fotografare l’Italia, a volte le sventure servono anche a emulsionare la lastra dell’anima di una nazione, a ridarci il coraggio di ricominciare.
Una cosa l’abbiamo capita. Da noi si è dissolto il principio di autorità, non si sa più chi comandi. E chi comanda non sa più comandare. Sulla Concordia, «nave senza nocchiere», è saltata tutta la catena di comando, da Genova all’Isola del Giglio. Schettino è il capro espiatorio, ma tutti sapevano, a terra e in mare.
Se una maestra sgrida un ragazzino, il giorno dopo i genitori protestano. Se bocci qualcuno, quello ricorre al Tar. La delegittimazione di chi ricopre un qualsiasi incarico è continua: il concetto di responsabilità personale è uno dei beni più preziosi che abbiamo perduto, tanto c’è sempre qualcuno che discolpa o giustifica. Alla lunga, non c’è da stupirsi se un comandante viene meno al suo principale compito, perché il suo ruolo ormai è completamente svuotato. Il dovere resta una sorta di rassegnazione endemica.
Forse l’enorme chiacchiericcio che sta sommergendo una seconda volta questo bateau ivre vacanziero serve solo a coprire il vero dramma: il naufragio della Concordia è stato quello della nostra mediocrità o incuranza. Se un regista mettesse assieme tutti i filmini che sono stati girati nel momento del disastro verrebbe fuori il Grande Fratello che ci manca: quello capace di scrutarci dentro.
Ci consoliamo con la grandiosa mobilitazione, con la solidarietà, con i gesti di eroismo che in queste occasioni, per fortuna, non mancano. Ma vedremo mai l’alba di un giorno in cui gli incapaci restano inattivi e gli sciocchi zitti? Già Longanesi diceva che in Italia «è meglio assumere un sottosegretario che una responsabilità».
Aldo Grasso
* Corriere della Sera, 22 gennaio 2012