L’elogio dell’onestà di Küng premiato al «Nonino»
di Hans Küng (l’Unità, 28 gennaio 2012)
Gli organizzatori mi hanno chiesto quale canto si debba intonare in questa solenne occasione. Ho pensato prima a un canto del tempo dei miei studi a Roma, per esempio «Lo sai che i papaveri son’ alti, alti, alti...» oppure «Funiculì, funiculà». Però ho scelto finalmente il coro composto da Giuseppe Verdi esattamente 170 anni fa, nel 1842: «Va, pensiero, sull’ali dorate». Non ho scelto, si capisce, il più popolare dei cori italiani per favorire un certo partito che desidera dividere l’Italia usandolo come «inno della Padania». Il suo autore, del resto, era il sostenitore più appassionato dell’unità nazionale: «O mia patria sì bella e perduta». Che cosa direbbe Verdi sulla sua patria di oggi? «O membranza sì cara e fatal»? Non si potrebbe pensare che lui che ha creato questo potente simbolo musicale per il Risorgimento «del tempo che fu» parlerebbe di un altro risorgimento, che conduca, come ci auguriamo, a un tempo migliore?
Con un Presidente del Consiglio serio, competente, onesto, con un governo di esperti, con un Parlamento dove gli onorevoli tornino a essere onorabili. L’inno di Verdi culmina nella strofa: «O t’ispiri il Signore un concento che ne infonda al patire virtù!». Verdi oggi probabilmente direbbe: «Che ne infonda all’agire virtù!».
E una virtù che si richiede oggi specialmente per questo risorgimento è l’onestà: onestà nello Stato e nella Chiesa, a Montecitorio e in Vaticano, nella politica e anche nell’economia. Onestà è il titolo che l’editore italiano ha scelto per il mio libro premiato dal Nonino: Onestà. Perché l’economia ha bisogno di un’etica. Questo premio è un vero incoraggiamento per tutti quelli che in Italia e nel mondo hanno una sete inestinguibile di onestà.