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GELBISON, GIBSON E LA CHIESA CATTOLICA. DUE PAROLE, UN ’RIVELATIVO’ SEGNO DEI TEMPI. UNA ’MEMORIA’ DEL 2004 - di Federico La Sala

Dedicata al ’monaco florense’, Emiliano Morrone, in viaggio...
sabato 24 giugno 2006
"Il grande Teatro di Oklahoma vi chiama! Vi chiama solamente oggi, per una volta sola! Chi perde questa occasione la perde per sempre! Chi pensa al proprio avvenire, è dei nostri! Tutti sono i benvenuti! Chi vuol divenire artista, si presenti! Noi siamo il teatro che serve a ciascuno, ognuno al proprio posto! Diamo senz’altro il benvenuto, a chi si decide di seguirci! Ma affrettatevi, per poter essere assunti prima di mezzanotte! A mezzanotte tutto verrà chiuso e non sarà più riaperto! (...)

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> GELBISON, GIBSON ... OKLAHOMA. Tre neri uccisi a Tulsa. L’America riscopre la violenza razziale (di Glauco Maggi).

martedì 10 aprile 2012

Weekend di paura afroamericani

Tre neri uccisi a Tulsa. L’America riscopre la violenza razziale

Presi i due killer che giravano per le strade sparando a passanti di colore

di Glauco Maggi (La Stampa, 10.04.2012)

Un tragico weekend di fuoco a Tulsa, in Oklahoma, ha lasciato sul terreno tre cadaveri, tutti afro-americani, mentre due altre persone sono rimaste ferite. Su indicazioni anonime la polizia ha arrestato sabato mattina i presunti colpevoli, che venerdì avevano battuto le strade del quartiere a Nord della città, a popolazione prevalentemente di colore, sparando all’impazzata sui passanti da un furgoncino bianco, rintracciato poi semibruciato. I due, Jake England, 19 anni, americano nativo Cherokee, e Alvin Watts, 32 anni, bianco, vivevano insieme in una casa prefabbricata nella campagna di Tulsa e sono già apparsi in tribunale ieri mattina, senza avvocati e con una cauzione fissata per entrambi a 9,2 milioni di dollari.

Sulla loro colpevolezza non ci sarebbero dubbi, anche se non si sa se abbiano confessato e accettato di collaborare con lo sceriffo Shannon Clark e gli agenti Fbi che stanno conducendo l’inchiesta balistica per ricostruire la dinamica dei fatti e capire se la coppia abbia agito da sola o con dei complici.

Sui due, oltre alla incriminazione per i tre omicidi di primo grado e per i due tentati omicidi, pesa il sospetto d’aver agito per motivi di odio razziale. L’agente speciale dell’Fbi che guida l’inchiesta, James Finch, ha dichiarato però che «è molto prematuro parlare di crimine basato sull’odio. Ci sono troppe domande senza risposta a questo stadio dell’indagine, e troppe prove ancora da analizzare».

Sicuramente, il punto di partenza è ciò che lo stesso England ha messo su Facebook giovedì scorso, il giorno prima della follia assassina. «Oggi sono due anni che mio padre se n’è andato», ha scritto esprimendo dolore e rabbia in riferimento alla morte del papà, Carl, ucciso il 5 aprile 2010. Un afro-americano, Pernell Jefferson, 39 anni, indicato come persona di interesse nel caso, è ora in una galera di Stato. Per descriverlo, nel suo messaggio England ha usato un epiteto razzista. Suo padre era stato colpito da uno sparo a poca distanza da dove è stata ritrovata una vittima del venerdì di fuoco. Jefferson non è mai stato accusato di averlo ucciso, anche se ha ammesso di aver avuto con lui un diverbio quella stessa sera. «E’ dura non uscire di testa pensando a questo e a Sheran», ha continuato a scrivere il killer, alludendo al recente suicidio della sua fidanzata Sheran Hart Wilde, 24 anni.

Le tre vittime Dannaer Fields, 49 anni, Bobby Clark, 54, e William Allen, 31, non si conoscevano tra di loro e non avevano mai avuto nulla a che spartire con i loro giustizieri; il loro unico punto in comune era il colore della pelle. Quando venerdì, a Tulsa, si sono propagate in pochi attimi le drammatiche notizie, nella comunità di colore, 62 mila persone su 392mila abitanti, è scoppiato il panico. Un consigliere comunale afroamericano, Jack Henderson, ha raccontato di aver ricevuto molte telefonate dalla gente che aveva paura a uscire di casa. «Ora, con questi due in custodia, tutta la città si sente più al sicuro».


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