ALLEGATO. PER RIFLETTERE E CAPIRE, ANCORA E DI PIU’:
Rita Borsellino: «In questa campagna si parlava di valori e diritti, non si promettevano posti di lavoro»
In Sicilia e in tutto il Meridione trionfa il “no”, contro la “secessione”
Doppio record per l’Italia del Sud alla consultazione referendaria: il Mezzogiorno registra il maggior numero di “’no” in rapporto ai votanti (74,8%) ma contemporaneamente segna il record in negativo di cittadini alle urne (45,15) rispetto alla popolazione che ha voluto esprimere il proprio voto. Un doppio dato che dà importanti indicazioni a chi vuole approfondire il “sentiment” degli italiani sulle questioni poste dal referendum e su come queste sono state recepite dai cittadini. Sul numero dei votanti, il fanalino di coda dell’Italia del Sud, ma anche dell’intera penisola, è la Campania, con il 40,2% degli aventi diritto che lo hanno effettivamente esercitato.
Nella classifica è seguita dalla Puglia (41,9), dalla Calabria (42,3), dalla Basilicata (44,4), dal Molise (49,3) e dagli Abruzzi (52,8). A trainare il primato dei “no” sul totale dei votanti, al Sud e per l’intero Paese, è la Calabria, unica regione a superare il “muro” dell’80%, a quota 82,5, seguìta dalla Basilicata con il 76,9 di no, dalla Campania con il 75,4, dalla Puglia con il 73,3, dal Molise con il 71,7 e dagli Abruzzi con il 66,7. La Sicilia maglia nera dei votanti, con il 28, 4% ma con una percentuale dei no del 71, 6, mentre in Sardegna ha votato il 46,6% degli abitanti con il 72% dei no.
A mano mano che si procede verso sud, dunque, le posizioni sembrano radicalizzarsi, facendo emergere con tutta evidenza timori e perplessità sul nuovo assetto dell’ordinamento istituzionale proposto dalla riforma del centrodestra, che, nella sua “separazione egoistica” tra aree forti e aree deboli, di visione di un’Italia “divisa” che non avrebbe più avuto gli strumenti della solidarietà sociale, ha deciso di non dare corso a un’opzione che lasciava troppi margini di preoccupazione a popolazioni che storicamente si sono sentite “tagliate fuori”, dalle vicende nazionali e dalle grandi correnti di progresso e di benessere che, in ogni caso, nel Sud sono arrivate con il contagocce e spesso sulla scorta di “cattivi pensieri” di clientele e assistenzialismo in cambio dei voti, e ancor più “cattive azioni”, di vera e propria rapina del territorio.
Per il presidente della regione Campania Antonio Bassolino, il Mezzogiorno d’Italia ha impresso “qualità” al voto, rendendo la vittoria schiacciante. «La ferita che brucia è il Nord», ha aggiunto il governatore che, commentando l’esito referendario, ha replicato a quanti «ancora nelle ultime ore fanno distinzioni tra quel che è accaduto sotto e sopra il Po: in Piemonte, in Liguria».
«Davanti a un appuntamento come questo ha prevalso la maturità dei cittadini siciliani. Ciò significa che quando il voto è libero da condizionamenti e clientele l’esito delle urne cambia». Così Rita Borsellino ha commentato il risultato: «In questa campagna si parlava solo di valori e diritti - ha aggiunto amara - non si potevano promettere posti di lavoro o benefici in cambio del voto e il risultato è sotto gli occhi di tutti».
LIBERAZIONE, 27.06.2006: wwW.LIBERAZIONE.IT