D’Alema vola in Israele: appelli alla moderazione ignorati *
Il vertice di Roma è stato solo l’inizio. Ed è inutile nascondere che sul cessate il fuoco «sono rimaste le differenze più nette». Con gli Stati Uniti e Israele ( secondo cui dal summit è arrivato un avallo all’offensiva) da una parte, il resto del mondo dall’altra, la Francia che accusa Condoleeza Rice di aver rinviato, ancora una volta, l’appello per una tregua urgente.
Ma di questo inizio Massimo D’Alema sembra voler fare buon uso, subito. Rilanciando l’offensiva diplomatica italiana all’indomani della conferenza internazionale sul Libano. Già nel pomeriggio di giovedì 27 luglio l’incontro, a Roma, con il presidente palestinese Abu Mazen. Ma al centro dell’agenda c’è un altro appuntamento: «Domenica prossima sarò a Gerusalemme per discutere con le autorità israeliane».
Una discussione che si annuncia non facile. Il punto di partenza è critico: «Purtroppo gli appelli alla moderazione di Israele non hanno sin qui raccolto un’eco concreta», osserva D’Alema di fronte alle Commissioni esteri di Camera e Senato riunite a palazzo Madama. Gli esempi più recenti sono il bombardamento israeliano in cui sono morti uomini della missione Onu in Libano e «l’uccisione di civili a Gaza». La priorità, ora, è l’emergenza umanitaria: «È essenziale che la comunità internazionale continui a premere per evitare che la morta di vittime innocenti cresca a dismisura».
D’altro canto il vertice di Roma ha segnato passi avanti importanti. Per il ministro degli esteri «nessuno poteva illudersi che si poteva fare la pace», anche perché «mancavano i belligeranti». Principale elemento di novità è il «formarsi di una coalizione che può e vuole agire per la pace». L’inizio, al di là delle evidenti divergenze con Washington, di una nuova politica. Perché, spiega, «solo una stretta collaborazione tra l’Europa tutta, gli Stati Uniti, una larga parte del mondo arabo, con il contributo delle istituzioni internazionali e in particolare con il contributo delle Nazioni Unite, può portare a dei passi in avanti e uscire da una situazione creata da una politica unilaterale».
Uno sforzo diplomatico che da Gerusalemme e Beirut deve estendersi a tutta la Regione. Fino ad un passo indispensabile: «Coinvolgere la Siria e l’Iran nello sforzo di pacificazione». Successivamente D’Alema pensa all’impegno di una forza internazionale con mandato Onu da impegnare nella Regione, in Libano ma anche a Gaza. «Non una forza solo di osservatori» né «una forza combattente» ma «una forza di sicurezza consistente che impegni molti paesi in modo significativo e «che possa installarsi sul territorio». Stop invece all’ipotesi di un comando Nato: «Probabilmente non verrebbe accolto dagli arabi. Si deve pensare a qualcosa di diverso»
* www.unita.it, Pubblicato il 27.07.06