Agenzia Stampa Quotidiana Nazionale
21 aprile 2005
Vattimo: Ratzinger uno dei teologi non banali della Chiesa
(ASCA) - Udine, 20 apr - ’’Ratzinger e’ uno dei teologi non banali della nostra Chiesa. Va benissimo. Certo, che venga dal Sant’Uffizio non e’ una rassicurazione per i liberal’’. Lo dichiara, a margine di un convegno a Udine, il filosofo Gianni Vattimo, conversando con i giornalisti. Senza conoscere ancora il discorso programmatico letto questa mattina da Benedetto XVI nella (...)

Caro Luttazzi, credo che tu non abbia inteso il discorso di Vattimo. Ciò che egli intende porre in primo piano è la dogmaticità che la Chiesa odierna applica alla vita etica e politica degli italiani. La cchiesa non fa più nessun riferimento ai testi sacri, proponendo invece semplici giudizi personali atti solo a introdurre nelle teste delle persone verità imposte che mi sanno di Chiesa Medievale (le persone hanno un cervello e non sono semplici recettori!). Considero Benedetto XVI un grande teologo, ma come papa è poco cauto e si sta procurando molte inimicizie poichè ha dato modo di essere un fondamentalista cristiano. il relativismo che il papa così tanto attacca non intende distruggere la famiglia, i valori consolidati e quant’altro, mira solo ad essere più cauti sui giudizi considerati definitivi. ogni qual volta ci si pone in modo autoritario si finisce col ricadere nello stile medievale: per cui la chiesa ha ragione ed i non credenti sono anime dannate. non possiamo ricadere nella barbarie messa in atto dalla chiesa nel medioevo. assolutamente no! il papa deve essere un pò più indulgente con gli omosessuali e con le coppie gay che decidono di sposarsi. ad esempio, io sono contrario all’adozione da parte di coppie omosessuali e nel modo più deciso, ma ciò non toglie che se loro dovessero sposarsi e basta, a noi che fastidio darebbe? me lo spieghi? ci sono cose che non condivido degli omosessuali, ma da qui a condannarli tout court come fa il papa non mi sembra nè civile nè saggio. il papa dovrebbe solo far riferimento alla temperanza di cui parlava Aristotele.