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REGIONE SARDEGNA: CAMPAGNA ELETTORALE. PER CALUNNIA, SORU DENUNCIA BERLUSCONI

domenica 25 gennaio 2009
Il candidato del centrosinistra ha annunciato che domani si recherà in Procura per la denuncia
In campagna elettorale il premier ha parlato di "una pubblicità da 60 milioni" e "30 intascati per la società"
Soru querela Berlusconi per calunnia
"Su di me dichiarazioni infamanti" *
CAGLIARI - (...)

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> REGIONE SARDEGNA: CAMPAGNA ELETTORALE. ---- Ritratto: Renato Soru, l’anti Silvio Berlusconi (di Philippe Ridet - Le Monde).

venerdì 13 febbraio 2009

Ritratto

Renato Soru, l’anti Silvio Berlusconi

di Philippe Ridet (traduzione dal francese di José F. Padova)

Le Monde, Parigi - 11 febbraio 2009

Innanzitutto lo sguardo: mobile come quello di un uccello, talvolta con una brusca fissità. Poi la gestualità: parsimoniosa, braccia ciondoloni, corpo rigido. Poi il look o per meglio dire l’abbigliamento stravagante: giacca di velluto marrone portata su una camicia abbottonata fino al collo e senza cravatta. Infine la parola: esitante, antiretorica. Il tutto fa Renato Soru, 51 anni, presidente (centro-sinistra) della Regione sarda, che si ripresenta, il 15 e 16 febbraio, per un nuovo mandato.

Curriculum

-  6 agosto 1957: nasce a Sanluri (Sardegna)
-  1976: s’iscrive all’Università Bocconi di Milano
-  1992: ritorna in Sardegna e dirige una catena di supermercati.
-  1998: fondazione del portale Internet Tiscali.
-  2004: eletto Presidente della Regione Sardegna.
-  2008: dimissioni a fine dicembre dalla presidenza del Consiglio regionale della Sardegna.
-  2009: nuova candidatura.

Un giornalista sardo ci ha raccontato questa storia che lo riassume: ”Un giorno, mentre lo intervistavo, segna una pausa nel bel mezzo di una risposta. Passano trenta secondi. Credo opportuno rilanciare e lui, colto sul vivo, mi risponde: “La prego di non interrompermi”. Questa vistosa austerità ha un solo scopo: dimostrare che in Italia si può essere ricco, possedere un giornale - Renato Soru nel 2008 ha comperato l’Unità, il quotidiano della sinistra fondato da un altro sardo, Antonio Gramsci -, passare il proprio tempo su una delle più belle isole del Mediterraneo e non portare la bandana, non possedere yacht, non sparare fuochi d’artificio nel giardino della propria villa.

In breve, non essere Silvio Berlusconi, che possiede una sontuosa dimora nel nord dell’isola e tutti i fine settimana viene a fare campagna elettorale per sostenere il proprio candidato: uno sconosciuto che risponde al nome di Ugo Cappellacci e che non è altro che il figlio del suo consulente fiscale! In occasione di queste elezioni due Italie si affrontano, due concezioni della politica e del denaro. Avrei preferito essere l’anti-Cappellacci, lascia cadere lui, con finta modestia. Sarebbe stato più facile.

Renato Soru è ricco. È stato perfino indicato come l’uomo più ricco d’Italia. ”È durato un solo giorno”, spazza via lui, frettoloso di tornare alla sua leggenda. Figlio di un imprenditore di pompe funebri e di una droghiera, laureato alla prestigiosa Università di economia e commercio Bocconi di Milano, diviene proprietario di una catena di supermercati. Alla fine degli anni ’80, anticipando il boom di Internet, incarna a modo suo il ruolo del Bill Gates italiano. Ritorna alla sua isola e fonda Tiscali, all’epoca il primo provider Internet europeo. Nel 2004, dopo aver affidato i suoi affari a un amministratore, vince le elezioni regionali. A modo suo, senza sorridere, senza pacche sulle spalle. Le seccature non tarderanno. Gli capita di rammaricarsi di questa scelta? Elude: ”Mi sforzo di non pensarci”.

”Testardo, introverso, orgoglioso. In breve, sardo”, si può leggere sul suo materiale per la campagna elettorale. ”È poco disponibile per la concertazione. Quando ha un’idea va avanti solo soletto. È la sua debolezza e la sua forza”, confida un collaboratore. Il suo programma: lo sviluppo economico, l’informatizzazione dell’amministrazione pubblica, la modernizzazione del sistema sanitario e dell’istruzione. Ci è riuscito, in parte. Altra sfida: aprire la sua isola ai turisti ma non ai cementificatori. Per dare l’esempio, dona 200 ettari di terre che possiede in riva al mare a una società pubblica di protezione del litorale e impedisce le nuove costruzioni a meno di tre chilometri dalle spiagge.

I suoi nemici si moltiplicano ancor più quando decide di privare i due giornali sardi e la televisione locale delle risorse pubblicitarie per lo sviluppo turistico, ovvero di 55 milioni di euro. Perché fare la promozione della Sardegna presso i sardi, si chiede? E affida il budget all’agenzia Saatchi & Saatchi per trovare altri supporti. Di colpo, la stampa locale non parla più o ben poco di lui e la televisione locale non gli ha mai fatto l’onore di intervistarlo... Altra idea: un’imposta sul lusso e in particolare sui grandi yacht che stanno all’ancora nei porti della Sardegna. Ritoccata dal Parlamento europeo. Che importa, la sua immagine di Robin Hood, di Alieno della vita politica italiana, è impiantata.

Alla fine del 2008, in conflitto con una parte dei suoi consiglieri più concilianti con gli imprenditori di lavori pubblici che mettono gli occhi sull’isola come su una gallina dalle uova d’oro, dà le dimissioni. Peccato d’orgoglio? ”In effetti, ha realizzato un colpo perfetto”, commenta un osservatore. Ha preso alla sprovvista la destra che non se l’aspettava, e il Partito Democratico che non ha avuto il tempo di organizzare le primarie per scegliere un nuovo candidato. Un mese più tardi, Renato Soru ripartiva alla conquista di un nuovo mandato.

”Si fa campagna elettorale come cinquant’anni fa”, spiega il suo addetto stampa. Cinque o sei villaggi visitati ogni giorno. Piccole riunioni nelle sale comunali gremite. Pochi meeting. Per contro, concessione alla modernità, una rete di giovani militanti - si danno il cambio via Internet - rastrella il territorio. ”500.000 euro di budget, appena ciò che il governo spende per mandare un ministro o Berlusconi a fare campagna contro di me”, si lamenta con noi dopo averci fatti salire sulla sua Audi con autista, il suo unico lusso apparente.

A ogni fermata, lo stesso discorso: “La Sardegna crea posti di lavoro, la Sardegna si sviluppa, la Sardegna manda ogni anno 3.000 studenti a perfezionarsi all’estero, non abbiamo bisogno di alcuno per guidare il nostro destino”. A Pabillonis (a nord di Cagliari) decanta l’apertura di una panetteria. Silvio Berlusconi, che usa altri mezzi (aereo, elicotteri, servizio d’ordine, il tutto a spese del contribuente), da parte sua promette ”un piano Marshall” per la Sardegna. Renato Soru replica sdegnoso e per una volta tanto sorridente: ”Distribuisce piani Marshall come aspirine. Ma qui non è Gaza. Non abbiamo bisogno di colonizzatori!”.

Se vince, la sera di lunedì 16 febbraio Renato Soru avrà dimostrato che si può battere il Cavaliere. Alcuni vedono già questo grande miope come futuro capo del Partito Democratico (PD) e candidato alle prossime elezioni generali. Egli lascia dire... In una intervista al settimanale L’Espresso ha confidato la sua ambizione e la sua strategia: riunire tutta l’opposizione, dai centristi alla sinistra radicale, come ha fatto Romano Prodi, il suo modello politico. Diffidente, il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, ha fatto realizzare in segreto un sondaggio sulla sua popolarità presso gli italiani.

Nell’albergo di campagna di Uras, dove il suo team si è fermato per ristorarsi dopo aver perso la strada, Soru permette di considerare la vittoria. Se sarà eletto, gli si fa notare, si tratterà del primo grande successo elettorale dalla nascita del Partito Democratico in poi. ”È vero, non ci avevo nemmeno pensato”, finge di stupirsi intingendo sobriamente un pezzo di pane nel suo bicchiere di vino, come lo fanno i veri sardi.

Articolo uscito nell’edizione del 12 febbraio 2009.


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