Il candidato del centrosinistra ha annunciato che domani si recherà in Procura per la denuncia
In campagna elettorale il premier ha parlato di "una pubblicità da 60 milioni" e "30 intascati per la società"
Soru querela Berlusconi per calunnia
"Su di me dichiarazioni infamanti" *
CAGLIARI - Una querela contro il presidente del Consiglio per alcune dichiarazioni fatte ieri nel tour elettorale in Gallura e riportate dal quotidiano La Nuova Sardegna è stata preannunciata da Renato Soru. Il candidato del centrosinistra si recherà domani presso la Procura di Cagliari per presentare una denuncia per calunnia. Soru definisce le parole del premier a proposito di un "appalto da 60 milioni di euro per la pubblicità" e altri "30 per la sua società" riportate dal quotidiano "infamanti" e "intollerabilmente lesive della sua dignità personale in quanto del tutto mendaci".
"Renato Soru, preso atto delle infamanti dichiarazioni riportate oggi dal quotidiano La Nuova Sardegna - si legge in una nota dell’ufficio stampa del candidato del centrosinistra - come pronunciate dal presidente del Consiglio Silvio Berlusconi nel comizio elettorale di ieri a Tempio ("Un appalto da 60 milioni di euro per la pubblicità e lui, Soru, contestualmente, si è fatto dare 30 milioni per la sua società"), e ritenendo le stesse intollerabilmente lesive della sua dignità personale in quanto del tutto mendaci, qualora dovesse essere accertata l’effettiva riconducibilità a Berlusconi di tale calunniosa affermazione, depositerà personalmente nella giornata di domani presso la procura di Cagliari, una querela contro il presidente del Consiglio".
* la Repubblica, 25 gennaio 2009
Ansa» 2009-01-25 20:44
Querela Soru, vicenda pubblicità istituzionale
CAGLIARI - Il caso al centro dell’azione giudiziaria preannunciata da Soru contro il presidente del Consiglio riguarda il bando per la pubblicità istituzionale della Regione al centro di un’inchiesta condotta dalla Procura di Cagliari che vede tra gli indagati anche il presidente della Regione.
Questo il passaggio dell’articolo pubblicato oggi dalla Nuova Sardegna e richiamato da Soru: "Berlusconi non ha tralasciato il caso della Saatchi & Saatchi. ’un appalto da 60 milioni di euro per la pubblicita’ - ricorda -, e lui, Soru, contestualmente, si è fatto dare 30 milioni per la sua società".
Il quotidiano prosegue citando anche la posizione sull’argomento del candidato del centrodestra: ’La condanna e’ già scritta anche da Cappellacci, che più tardi a Olbia, riprenderà l’argomento sottolineando come sta arrivando per Soru ’un rinvio a giudizio’".
L’inchiesta sul bando della pubblicità istituzionale (bando che è stato, nel frattempo, annullato) ha sette indagati, tra i quali Soru che, dopo un primo interrogatorio col suo avvocato, alcune settimane fa si è presentato da solo dal pm Mario Marchetti per fare ’dichiarazioni spontanee’’, ribadendo la fiducia nel riconoscimento della sua totale estraneità alle ipotesi di reato contestate, concorso in abuso d’ufficio e turbativa d’asta.
In sostanza, l’accusa ruota intorno alle pressioni che sarebbero state esercitate per assegnare la gara di gestione triennale (per circa 60 milioni di euro) della pubblicità istituzionale della Regione alla società Saatchi & Saatchi.
La prova di Forza del Cavaliere
di MASSIMO GIANNINI *
"Qui l’invasore non passerà", aveva detto con troppa sicumera Walter Veltroni, in chiusura di campagna elettorale. Invece, secondo i dati parziali dello spoglio, Berlusconi ha vinto anche in Sardegna. L’invasore non solo è passato. Ma ha dimostrato di essere il "padrone dell’isola". Ha confermato di essere il "padrone d’Italia". Se lo scrutinio finale non si discosterà dalle percentuali della notte, questo dice il risultato del voto regionale sardo. Trasformato fatalmente in un test di mezzo-termine, per il rapporto tra il Cavaliere e il Paese, per gli equilibri interni al Pdl e per il futuro del Pd.
Nel rapporto tra il Cavaliere e il Paese (salvo sorprese clamorose nello spoglio definitivo) il voto della Sardegna evidenzia un dato politico incontrovertibile. La luna di miele tra il premier e l’Italia non è affatto finita. Nonostante le difficoltà del governo su scala nazionale, nonostante i morsi della crisi economica.
Con questa vittoria, Berlusconi rinnova il mito del Leader Invincibile. A sconfiggere Soru non è stato Ugo Cappellacci, ma il premier in persona. "Ci ho messo la faccia", ha detto. E per questo ha vinto, battendo l’isola palmo a palmo, weekend dopo weekend. E ancora una volta, forte di questa personalizzazione della campagna, e di questa presidenzializzazione del voto, ha sbaragliato l’avversario. Ha spazzato via la logica antagonista sulla quale avevano contato Soru e il Pd: la Sardegna in carne e ossa del modello Tiscali e dei modernizzatori schierati per lo sviluppo sostenibile contro la Sardegna di cartapesta di Villa Certosa e dei ricchi cementificatori della costa. La banda larga di Renato contro la bandana di Silvio. Questo schema "sociologico" non ha retto alla prova dell’urna.
Il dato politico dice che le percentuali di voto ottenuto in Sardegna dal Pdl e dal Pd (se saranno confermate dal risultato definitivo) ricalcano quelle già registrate alle ultime politiche: tra il 48 e il 50% il primo, tra il 44 e il 46% il secondo. È la conferma che il blocco sociale creato dal centrodestra è ormai strutturale, e non è scalfibile dal centrosinistra.
Per gli equilibri interni al Pdl, con questa vittoria Berlusconi rafforza il ruolo del Sovrano Indiscutibile. Regola, una volta per tutte, i conti con la sua maggioranza. Quando c’è un voto da conquistare, quando c’è un consenso da rafforzare, non ce n’è per nessuno. Vince il Cavaliere, da solo. Può anche candidare un Carneade contro il parere dei suoi alleati, come ha fatto con Gianni Chiodi in Abruzzo. Può anche candidare il figlio del suo commercialista facendolo sapere agli alleati attraverso i giornali, come ha fatto con Cappellacci in Sardegna. Può anche candidare il suo cavallo, come fece Catilina. Ma se poi è lui a corrergli in groppa, il traguardo finale è assicurato.
Non c’è Bossi che tenga con i suoi diktat sul federalismo e i suoi distinguo sulla Costituzione. Meno che mai c’è Fini, con le sue difese lealiste di Napolitano e le sue pretese "laiciste" sulla bioetica. Chi vince ha sempre ragione, e comanda. Da domani, in un Pdl sempre più militarizzato, sarà probabilmente impossibile registrare il benché minimo caso di ammutinamento. E forse, vista l’esperienza sarda, sarà verosimilmente possibile che nell’Udc scatti di nuovo la tentazione di un arruolamento.
Per il futuro del Pd, la sconfitta in Sardegna (se sarà ribadita dall’esito ufficiale) rischia di suonare come una doppia campana a morto. Innanzi tutto per Soru, che aveva a sua volta personalizzato questa battaglia, accreditando l’idea che un suo trionfo lo avrebbe accreditato per una "nomination" nazionale: a questo punto il suo sogno tramonta, e per quanto abbia inciso il voto disgiunto il governatore uscente non è riuscito a ripetere il miracolo del 2004, quando vinse grazie al sostegno di quei ben 94 mila elettori che votarono per lui e non per la coalizione. Ma soprattutto per Veltroni e per la sua leadership. Se fossero vere (e confermate) le prime indicazioni sul voto alle liste, il distacco patito dal Pd rispetto al Pdl sarebbe drammatico: oltre i 20 punti percentuali.
Si avvicina il momento di una inevitabile resa dei conti per un "apparatciki" troppo autoreferenziale nella gestione del partito e troppo ondivago nell’azione politica. La ricomposizione della Sinistra Arcobaleno, alla luce della vicenda sarda, non è sufficiente. E ora cade anche l’illusione che Berlusconi si batta con un "uomo nuovo", fuori dalle nomenklature romane. Neanche questo basta a espugnare la fortezza del Cavaliere. Per Veltroni, e per il centrosinistra riformista, è un vicolo cieco. Per uscirne urge almeno un vero congresso. Da statuto, è previsto dopo le europee. Ma di questo passo c’è da chiedersi cosa resterà del Pd, dopo l’Election Day del prossimo giugno.
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la Repubblica, 17 febbraio 2009
Sul tema, nel sito, si cfr.:
Ansa» 2009-02-16 19:29
ELEZIONI SARDEGNA, URNE CHIUSE: AFFLUENZA DEL 67,58%
CAGLIARI - L’afflusso dei dati elettorali nel centro elaborazione dati della Regione Autonoma della Sardegna sta procedendo con lentezza maggiore rispetto al previsto a causa di contestazioni nelle sezioni elettorali soprattutto per il voto disgiunto sul quale si sono avute accese discussioni e richieste di consultazioni ’in diretta’ con gli uffici elettorali dei comuni. In pratica stanno emergendo, nonostante la Regione abbia distribuito in tutti i seggi un apposito vademecum con le varie ipotesi, dubbi interpretativi. Soprattutto quando - come prevede la legge - vi e’ un voto di preferenza per un candidato in una circorscrizione provinciale e un voto diverso per il presidente, cioe’ non allo stesso candidato governatore a cui e’ collegata la lista. La catena del ritardo si allunga poi con il trasferimento materiale dagli uffici elettorali comunali a quello elettorale centrale della Regione. Nel palazzo della Regione in viale Trento sta seguendo in prima persona l’arrivo dei dati il vicepresidente della Giunta, Carlo Mannoni, che ha sostituto Renato Soru alla guida della Giunta dopo le dimissioni. Con Manoni ci sono anche l’assessore dell’Industria, Concetta Rau, e quello del Turismo, Luisanna Depau.
DATI A RILENTO PER DUBBI VOTO DISGIUNTO L’afflusso dei dati elettorali nel centro elaborazione dati della Regione Autonoma della Sardegna sta procedendo con lentezza maggiore rispetto al previsto a causa di contestazioni nelle sezioni elettorali soprattutto per il voto disgiunto sul quale si sono avute accese discussioni e richieste di consultazioni ’in diretta’ con gli uffici elettorali dei comuni. In pratica stanno emergendo, nonostante la Regione abbia distribuito in tutti i seggi un apposito vademecum con le varie ipotesi, dubbi interpretativi. Soprattutto quando - come prevede la legge - vi e’ un voto di preferenza per un candidato in una circorscrizione provinciale e un voto diverso per il presidente, cioe’ non allo stesso candidato governatore a cui e’ collegata la lista. La catena del ritardo si allunga poi con il trasferimento materiale dagli uffici elettorali comunali a quello elettorale centrale della Regione. Nel palazzo della Regione in viale Trento sta seguendo in prima persona l’arrivo dei dati il vicepresidente della Giunta, Carlo Mannoni, che ha sostituto Renato Soru alla guida della Giunta dopo le dimissioni. Con Manoni ci sono anche l’assessore dell’Industria, Concetta Rau, e quello del Turismo, Luisanna Depau.
AFFLUENZA IN CALOUrne chiuse alle 15: e’ scattato lo spoglio. E’ del 67,58% il dato definitivo sull’affluenza alle urne. Nelle Regionali del 2004 aveva votato il 71,2% degli aventi diritto. Complessivamente sono stati chiamati alle urne 1.473.054 elettori, di cui 721.432 uomini e 751.622 donne, distribuiti in 1.794 sezioni ordinarie piu’ 18 speciali. Si e’ votato ieri dalle 8 alle 22 e oggi dalle 7 alle 15. Subito dopo e’ cominciato lo spoglio delle schede. Presumibilmente in nottata il nome del nuovo presidente della Regione Sardegna. Al voto erano complessivamente chiamati 1.473.054 elettori, di cui 721.432 uomini e 751.622 donne, distribuiti in 1.796 sezioni.
Cinque gli aspiranti Presidenti: Renato Soru (Lista Soru presidente appoggiata da Pd, Prc, Pdci, Idv, La sinistra e Rossomori); Ugo Cappellacci (Il popolo delle libertà sostenuto da Pdl, Udc, Mpa, Riformatori, Uds-Nuovo Psi e Psd’Az); Peppino Balia (Partito Socialista); Gavino Sale (Irs Indipendentzia Repubrica de Sardigna); Gianfranco Sollai (Unidade indipendentista). Il nuovo Consiglio sarà composto da almeno 80 consiglieri: 64 seggi sono attribuiti a livello provinciale in base alla popolazione residente (21 per Cagliari,13 per Sassari, 7 per Nuoro e Oristano, 5 per Carbonia-Iglesias e Olbia-Tempio, 4 per il Medio Campidano, 2 per l’Ogliastra); i restanti 16 seggi saranno assegnati su base regionale. Diventa presidente della Regione il candidato che in ambito regionale ottiene più voti.
Sardegna. L’ultimo assalto
di Furio Colombo (l’Unità, 15.02.2009)
Non so perché solo Radio Radicale e Marco Pannella abbiano continuato a denunciare un colpo di mano di Berlusconi che, in apparenza, sembra più piccolo e marginale dei fatti distruttivi di questi giorni. Mi riferisco alle elezioni regionali in Sardegna. Ecco come l’inviato di Radio Radicale riassume, la mattina del 13 febbraio, ultimo giorno utile della campagna elettorale nell’isola, i dati di esposizione mediatica di questa ultima settimana: un’ora e 29 minuti dedicata a ciò che ha da dire Berlusconi e (in parte minima) il suo candidato Cappellacci. Un minuto e 59 secondi per Soru e per il Pd. La denuncia diventa più grave se la colleghiamo con un periodo d’intensa esposizione mediatica del presidente del Consiglio, circondato da quella dei suoi uomini, disposti a tutto quando si tratta di rendere impossibile il confronto democratico.
Se potessimo, dopo aver vissuto questi giorni di caos politico, rivedere la drammatica sequenza appena attraversata con l’espediente cinematografico di allargare l’inquadratura, ci accorgeremmo che, nell’ampio e rapido piano-sequenza che si è appena concluso, il dominio assoluto conquistato da Berlusconi nel quasi silenzio di tutti, in questa campagna elettorale, compare e ricompare come in un flash stroboscopico, accanto alla battaglia, solo apparentemente "ideale" e di "valori", della tormentata sequenza Englaro.
Non vorrei dare l’impressione di svilire la persuasione di chi si è sinceramente schierato dalla "parte della vita", definizione gravemente impropria però in buona fede per molti. Un atteggiamento di disprezzo di questo genere lo lasciamo a personaggi che, d’ora in poi, resteranno legati a ciò che hanno detto in Senato su "Eluana Englaro morta ammazzata" e sulle "mancate firme" assassine, personaggi come Quagliariello e Gasparri. Resta il fatto che una prova elettorale essenziale per l’ultimo sigillo di Berlusconi al suo potere ormai solo formalmente democratico, una prova elettorale che, d’altra parte, potrebbe segnare il ritorno di iniziativa del Partito democratico, tale prova si è svolta tra due gravi e preordinati ostacoli.
Uno è stato il gioco abile di impedire l’agibilità della Commissione di Vigilanza cui spetta di dettare le regole mediatiche di un confronto elettorale. Il gioco ha richiesto errori di giudizio e di intervento di molte parti in causa ed è, senza dubbio, un gioco vinto da Berlusconi. Buio alla Putin sulla campagna elettorale dell’avversario di Berlusconi, anche se quel buio è stato garantito dalla volenterosa collaborazione delle libere fonti di informazione della Rai.
Un altro ostacolo è stata la visibilità che Berlusconi si è assicurato con il suo efficace blitz intorno a un cadavere. La stessa persona che - sullo schermo piccolo - stava sfidando in modo insultante e incontrastato un avversario politico locale (avendo notato, nel suo gioco ben coordinato, l’importanza simbolica di vincere o perdere in Sardegna), quella stessa persona, Capo del governo e leader del partito dominante, ha prontamente interrotto in modo deliberatamente spettacolare l’apparente intesa e armonia con il Quirinale.
Ha interrotto, con altrettanta spettacolarità, ogni finto rispetto per la Costituzione e, nello stesso tempo, si è fatto notare come il candidato unico dei "valori cristiani". Come nei concitati eventi religiosi dell’antico Mezzogiorno italiano, alcuni uomini di Berlusconi sono entrati nella flagellante confusione della mischia accusando Napolitano e Beppino Englaro di essere i "boia" di una giovane donna in coma da diciassette anni.
Come nelle processioni, sono sembrati in preda a raptus emotivo ma in realtà avevano provato e riprovato la scena, misurando tutta la portata intimidatoria e distruttiva di ciò che stavano gridando.
A questo punto è intervenuto il ministro della Giustizia Alfano che ha messo il suo autorevole sigillo alla vicenda. Ha detto, in ora di massimo ascolto televisivo, "Eluana Englaro è morta di sentenza". Il gesto, apparentemente privo di responsabilità e di decoro da parte di un ministro della Giustizia, è stato invece attentamente calcolato come culmine di un controllo mediatico preordinato per dominare un’elezione, occupare in modo dirompente la scena, provocare uno scontro di Istituzioni e segnare un percorso senza ritorno: o guerra distruttiva o resa senza condizioni.
L’arma del delitto è il dominio mediatico finalmente incontrastato. Ammettiamolo: i Radicali, che non hanno mai distolto l’attenzione da questo punto, l’avevano detto.
Ritratto
Renato Soru, l’anti Silvio Berlusconi
di Philippe Ridet (traduzione dal francese di José F. Padova)
Le Monde, Parigi - 11 febbraio 2009
Innanzitutto lo sguardo: mobile come quello di un uccello, talvolta con una brusca fissità. Poi la gestualità: parsimoniosa, braccia ciondoloni, corpo rigido. Poi il look o per meglio dire l’abbigliamento stravagante: giacca di velluto marrone portata su una camicia abbottonata fino al collo e senza cravatta. Infine la parola: esitante, antiretorica. Il tutto fa Renato Soru, 51 anni, presidente (centro-sinistra) della Regione sarda, che si ripresenta, il 15 e 16 febbraio, per un nuovo mandato.
Curriculum
6 agosto 1957: nasce a Sanluri (Sardegna)
1976: s’iscrive all’Università Bocconi di Milano
1992: ritorna in Sardegna e dirige una catena di supermercati.
1998: fondazione del portale Internet Tiscali.
2004: eletto Presidente della Regione Sardegna.
2008: dimissioni a fine dicembre dalla presidenza del Consiglio regionale della Sardegna.
2009: nuova candidatura.
Un giornalista sardo ci ha raccontato questa storia che lo riassume: ”Un giorno, mentre lo intervistavo, segna una pausa nel bel mezzo di una risposta. Passano trenta secondi. Credo opportuno rilanciare e lui, colto sul vivo, mi risponde: “La prego di non interrompermi”. Questa vistosa austerità ha un solo scopo: dimostrare che in Italia si può essere ricco, possedere un giornale - Renato Soru nel 2008 ha comperato l’Unità, il quotidiano della sinistra fondato da un altro sardo, Antonio Gramsci -, passare il proprio tempo su una delle più belle isole del Mediterraneo e non portare la bandana, non possedere yacht, non sparare fuochi d’artificio nel giardino della propria villa.
In breve, non essere Silvio Berlusconi, che possiede una sontuosa dimora nel nord dell’isola e tutti i fine settimana viene a fare campagna elettorale per sostenere il proprio candidato: uno sconosciuto che risponde al nome di Ugo Cappellacci e che non è altro che il figlio del suo consulente fiscale! In occasione di queste elezioni due Italie si affrontano, due concezioni della politica e del denaro. Avrei preferito essere l’anti-Cappellacci, lascia cadere lui, con finta modestia. Sarebbe stato più facile.
Renato Soru è ricco. È stato perfino indicato come l’uomo più ricco d’Italia. ”È durato un solo giorno”, spazza via lui, frettoloso di tornare alla sua leggenda. Figlio di un imprenditore di pompe funebri e di una droghiera, laureato alla prestigiosa Università di economia e commercio Bocconi di Milano, diviene proprietario di una catena di supermercati. Alla fine degli anni ’80, anticipando il boom di Internet, incarna a modo suo il ruolo del Bill Gates italiano. Ritorna alla sua isola e fonda Tiscali, all’epoca il primo provider Internet europeo. Nel 2004, dopo aver affidato i suoi affari a un amministratore, vince le elezioni regionali. A modo suo, senza sorridere, senza pacche sulle spalle. Le seccature non tarderanno. Gli capita di rammaricarsi di questa scelta? Elude: ”Mi sforzo di non pensarci”.
”Testardo, introverso, orgoglioso. In breve, sardo”, si può leggere sul suo materiale per la campagna elettorale. ”È poco disponibile per la concertazione. Quando ha un’idea va avanti solo soletto. È la sua debolezza e la sua forza”, confida un collaboratore. Il suo programma: lo sviluppo economico, l’informatizzazione dell’amministrazione pubblica, la modernizzazione del sistema sanitario e dell’istruzione. Ci è riuscito, in parte. Altra sfida: aprire la sua isola ai turisti ma non ai cementificatori. Per dare l’esempio, dona 200 ettari di terre che possiede in riva al mare a una società pubblica di protezione del litorale e impedisce le nuove costruzioni a meno di tre chilometri dalle spiagge.
I suoi nemici si moltiplicano ancor più quando decide di privare i due giornali sardi e la televisione locale delle risorse pubblicitarie per lo sviluppo turistico, ovvero di 55 milioni di euro. Perché fare la promozione della Sardegna presso i sardi, si chiede? E affida il budget all’agenzia Saatchi & Saatchi per trovare altri supporti. Di colpo, la stampa locale non parla più o ben poco di lui e la televisione locale non gli ha mai fatto l’onore di intervistarlo... Altra idea: un’imposta sul lusso e in particolare sui grandi yacht che stanno all’ancora nei porti della Sardegna. Ritoccata dal Parlamento europeo. Che importa, la sua immagine di Robin Hood, di Alieno della vita politica italiana, è impiantata.
Alla fine del 2008, in conflitto con una parte dei suoi consiglieri più concilianti con gli imprenditori di lavori pubblici che mettono gli occhi sull’isola come su una gallina dalle uova d’oro, dà le dimissioni. Peccato d’orgoglio? ”In effetti, ha realizzato un colpo perfetto”, commenta un osservatore. Ha preso alla sprovvista la destra che non se l’aspettava, e il Partito Democratico che non ha avuto il tempo di organizzare le primarie per scegliere un nuovo candidato. Un mese più tardi, Renato Soru ripartiva alla conquista di un nuovo mandato.
”Si fa campagna elettorale come cinquant’anni fa”, spiega il suo addetto stampa. Cinque o sei villaggi visitati ogni giorno. Piccole riunioni nelle sale comunali gremite. Pochi meeting. Per contro, concessione alla modernità, una rete di giovani militanti - si danno il cambio via Internet - rastrella il territorio. ”500.000 euro di budget, appena ciò che il governo spende per mandare un ministro o Berlusconi a fare campagna contro di me”, si lamenta con noi dopo averci fatti salire sulla sua Audi con autista, il suo unico lusso apparente.
A ogni fermata, lo stesso discorso: “La Sardegna crea posti di lavoro, la Sardegna si sviluppa, la Sardegna manda ogni anno 3.000 studenti a perfezionarsi all’estero, non abbiamo bisogno di alcuno per guidare il nostro destino”. A Pabillonis (a nord di Cagliari) decanta l’apertura di una panetteria. Silvio Berlusconi, che usa altri mezzi (aereo, elicotteri, servizio d’ordine, il tutto a spese del contribuente), da parte sua promette ”un piano Marshall” per la Sardegna. Renato Soru replica sdegnoso e per una volta tanto sorridente: ”Distribuisce piani Marshall come aspirine. Ma qui non è Gaza. Non abbiamo bisogno di colonizzatori!”.
Se vince, la sera di lunedì 16 febbraio Renato Soru avrà dimostrato che si può battere il Cavaliere. Alcuni vedono già questo grande miope come futuro capo del Partito Democratico (PD) e candidato alle prossime elezioni generali. Egli lascia dire... In una intervista al settimanale L’Espresso ha confidato la sua ambizione e la sua strategia: riunire tutta l’opposizione, dai centristi alla sinistra radicale, come ha fatto Romano Prodi, il suo modello politico. Diffidente, il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, ha fatto realizzare in segreto un sondaggio sulla sua popolarità presso gli italiani.
Nell’albergo di campagna di Uras, dove il suo team si è fermato per ristorarsi dopo aver perso la strada, Soru permette di considerare la vittoria. Se sarà eletto, gli si fa notare, si tratterà del primo grande successo elettorale dalla nascita del Partito Democratico in poi. ”È vero, non ci avevo nemmeno pensato”, finge di stupirsi intingendo sobriamente un pezzo di pane nel suo bicchiere di vino, come lo fanno i veri sardi.
Articolo uscito nell’edizione del 12 febbraio 2009.
20090117 Eddyburg per Soru
Data di pubblicazione: 22.01.2009
Qui l’Appello al voto per Renato Soru promosso da eddyburg.it Inviare le ulteriori adesioni a questo indirizzo, utilizzando la casella "scrivi un commento"
Cliccando qui potete firmare anche un altro appello per Soru, proposto da un gruppo di urbanisti.
Chi conosce lo stato di sfacelo in cui versa il paesaggio italiano, chi sa che il peggio potrebbe ancora venire, chi è preoccupato per la crescita continua e dissennata del suolo urbanizzato, chi è contrario all’urbanistica contrattata, chi pretende che si modifichi radicalmente il modo di governare il territorio, chi è convinto che per invertire l’attuale disastrosa situazione non si può che partire dalla tutela e dalla valorizzazione dell’identità culturale dei luoghi: tutti coloro che condividono le nostre preoccupazioni e le nostre speranze devono impegnarsi a sostenere la candidatura di Renato Soru a presidente delle regione Sardegna. Soru è l’unico politico italiano che ha saputo proporre e praticare una politica urbanistica fondata sulla prevalenza dell’interesse pubblico e non della proprietà fondiaria come succede ormai quasi dovunque. Noi contiamo su una straordinaria affermazione di Soru affinché la sua impostazione politica si estenda dalla Sardegna al resto d’Italia.
17 gennaio 2009
Vezio De Lucia, urbanista
Maria Pia Guermandi, archeologa
Antonio di Gennaro, agronomo
Sandro Roggio, urbanista
Antonietta Mazzette, sociologa
Giovanni Losavio, magistrato
[ ...]
Maria Naccarato , architetto
Gianfranco Rondini , architetto
Stefano Commanducci, architetto
Marco Bartolomeo, architetto
NB - Le ulteriori adesioni vanno inviate, sotto forma di un breve commento, (costituito anche dal solo nome, cognome e qualifica) direttamente al sito di Renato Soru, utilizzando il bottone "Scrivi un commento" in basso a destra sulla pagina che raggiungete cliccando qui
Ho ricevuto l’allegato mini dossier e mi sembra importante diffonderlo perché io stesso ero stato colpito e addolorato dal “servizio” del TG1 che mostrava il vero giubilo con il quale i due vescovi sardi (ma mgr. Mani è toscano) accoglievano il presidente Berlusconi al suo arrivo a Cagliari per la campagna elettorale di Forza Italia. Era (e raccolgo il parere di molte altre persone) qualcosa di assai diverso dalla sobrietà virile della tradizionale generosissima ospitalità sarda. Ecco un altro triste episodio della consonanza che una parte delle autorità ecclesiastiche italiane mostra per il Cavaliere e i suoi adepti.
Due notazioni. La prima: il cattolico Dino Biggio, di cui ben conosco la fede, ha agito ricordando che il Concilio ha riconosciuto ai laici "il diritto e talvolta anche il dovere di far conoscere il loro parere su ciò che riguarda il bene della Chiesa". Se i vescovi potessero contare su una maggiore conoscenza della sensibilità dei laici e fossero pronti ad accoglierne dolori, consigli e speranze, la Chiesa italiana vivrebbe in migliori condizioni.
Seconda notazione: l’arcivescovo di Cagliari è abituato a frequentare le autorità. È stato Ordinario militare italiano e come tale ha rivestito il grado di generale di corpo d’armata. A questa funzione sembrò del tutto adatto quando in una trasmissione televisiva del maggio 1999 dichiarò che i suoi piloti (disse proprio così: “I miei piloti”) bombardando la Serbia compivano “opere di carità”.
ettore masina
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Ettore Masina
http://www.ettoremasina.it
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Sabato 10 gennaio si è tenuta a Cagliari la grande convention del Popolo delle Libertà. Per sostenerla efficacemente con tutto il suo peso è calato in Sardegna Silvio Berlusconi. Si è così aperta ufficialmente la campagna elettorale, che ha preso il suo avvio non in una sede del partito, o in una salottino riservato di un hotel, ma... nei locali del seminario diocesano della nostra città. Berlusconi e il suo seguito sono stati accolti con tutti gli onori dall’ar-civescovo Giuseppe Mani, dal suo ausiliare Mosè Marcia, da uno stuolo di preti e seminaristi apparentemente festanti. Quale miglior avvio per una campagna elettorale aperta con la calorosa, paterna, convinta benedizione dell’arcivescovo di Cagliari, nonché Presidente della Conferenza Episcopale Sarda? Se i "fedeli" dell’Isola avevano bisogno di una chiara indicazione di voto, l’hanno avuta in modo inequivocabile dal più alto esponente della gerarchia ecclesiastica sarda!
Non ho retto alla profonda indignazione provata nel vedere quella messinscena trasmessa dai telegiornali nazionali e ho scritto una "lettera aperta" all’arcivescovo.
La lettera l’ho trasmessa via mail ad amici, conoscenti, preti... L’ho spedita anche ai giornali L’Unione Sarda, La Nuova Sardegna, L’Unità, ma nessuno ne ha fatto cenno, neppure un piccolo stralcio. Eppure il problema del sostegno (non formale ma reale) delle gerarchie cattoliche dato al grande manipolatore mediatico di consensi è questione grave e , per molti credenti, dolorosa.
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lettera aperta all’Arcivescovo Mani
Dino Biggio
Via Carpaccio, 10 - 09121 Cagliari
Tel 070-541716 - cell. 3295414253
e-mail: dinobiggio@tiscali.it
Cagliari, 10 -gennaio 2009
Lettera aperta all’Arcivescovo di Cagliari Giuseppe Mani
Oggi si è aperta ufficialmente la campagna elettorale del Popolo della Libertà in Sardegna e, per sostenere vigorosamente la candidatura alla carica di Governatore di Ugo Cappellacci, contro quella di Renato Soru, è giunto a Cagliari il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Appena messo piede nell’Isola, il primo appuntamento che Berlusconi ha inserito nella sua nutrita agenda, quasi il primo “dovere” che ha voluto assolvere prima di ogni altro impegno, è stato quello di rendere “omaggio” a Lei, arcivescovo di Cagliari e presidente della Conferenza Episcopale della Sardegna. Forse per chiederLe una benedizione, propiziatrice dei favori celesti che accompagni il suo popolo verso la vittoria, o forse per manifestare pubblicamente ancora una volta, così com’è abituato a fare, qual è il suo rapporto con la “gerarchia” ecclesiatica: sintonia profonda, condivisione di ideali e di obiettivi, filiale sottomissione alle autorità religiose. Il Popolo, non solo quello della Libertà, ma anche l’altro, quello della sinistra comunista, deve capire con chiarezza e senza equivoci chi è che difende i principi e i valori cristiani della nostra gente!
E così il presidente Berlusconi, ottimo conoscitore delle regole della comunicazione, sa come fare per aprirsi un varco nelle coscienze indecise, quali carte giocare, quale mosse fare, per riuscire in qualche modo a condizionarle per condurle al suo “ovile”. Che cosa di meglio di una benedizione del Papa, o dei Vescovi, che non disdegnano di manifestargli la loro simpatia e il loro apprezzamento, facendo quasi a gara per avere il “dono” di una sua visita in seminario, o in episcopio, in sacrestia, o sull’altare nei posti riservati alle autorità. Sempre e dappertutto le sue giornate importanti si aprono col rendere omaggio a vescovi e cardinali, talora fermandosi anche a pranzo - com’è successo anche di recente col card. Sepe a Napoli.
Naturalmente in tutto ciò non c’è niente di male, è tutto legittimo. Non è certamente vietato ai governanti dialogare con le autorità ecclesiatiche, come non è proibito a queste ultime dialogare con i governanti del Paese. Ma quel che sconcerta e che scandalizza è constatare il rinato connubio tra potere politico e potere religioso. Questo è il capolavoro di Berlusconi e pare che alla Chiesa non dispiaccia.
Ecco, vederla stamani, insieme al suo ausiliare, in atteggiamento così premuroso, così eccessivamente ossequioso, ha provocato in me - ma sono certo che la stessa impressione l’hanno provata in molti - un moto di profonda indignazione. Mi si è come presentata l’immagine di una Chiesa che ama andare a braccetto col potere politico, che puntella e benedice premurosamente. Che tristezza!
Che responsabilità grande vi assumete con i vostri comportamenti: confondete le coscienze di coloro che non sono dotati di adeguato senso critico. Questo è lo scandalo Eccellenza, come Lei sa bene. E Lei dovrebbe anche sapere bene che questo non può essere un modo sereno per annunziare il Vangelo di liberazione ai poveri.
Quando l’ho vista con Berlusconi mi è tornato in mente il grido del profeta Osea: «Perisce il mio popolo per mancanza di conoscenza», e quello di Isaia: «I suoi guardiani sono tutti ciechi, non si accorgono di nulla. Sono tutti cani muti, incapaci di abbaiare; sonnecchiano accovacciati, amano appisolarsi. Ma tali cani avidi, che non sanno saziarsi, sono i pastori incapaci di comprendere. Ognuno segue la sua via, ognuno bada al proprio interesse, senza eccezione... Perisce l’innocente, nessuno ci bada».
Lei col presidente Berlusconi - come riferiscono le agenzie di stampa - ha parlato “delle bellezze della Sardegna e delle sue potenzialità. Il “suo” presidente del Consiglio - come Lei ama definirlo - “è innamorato pazzo dell’isola. È stata una conversazione di convenevoli”. I problemi dell’Isola, quelli che stringono in una morsa migliaia di poveri della nostra terra, ma anche quelli tremendi che anche oggi abbiamo visto scorrere alla televisione insieme al vostro incontro - i bombardamenti di innocenti palestinesi da parte israeliana su Gaza, le carrette della morte che gettano sulle spiagge di Lampedusa 500 disperati in cerca di vita - quelli non era il caso di farli entrare nella vostra gioiosa conversazione.
Perdoni il mio sfogo eccellenza, mosso solo da una esigenza di sincerità e di lealtà verso il Pastore della mia Chiesa in Cagliari.
Dino Biggio -
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risposta dell’Arcivescovo
"L’Arcivescovo di Cagliari riceve chiunque chiede di incontrarlo senza distinzione di persone". Nient’altro, senza un saluto e senza firma.