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SUL "CASO BOFFO", UNA BREVE RIFLESSIONE DELL’ARCIVESCOVO GIOVANNI CLIMACO MAPELLI

venerdì 4 settembre 2009
I DUE DINO
LA CHIESA DELLA SOLIDARIETA’ E LA CHIESA DELL’INDIFFERENZA E DEL SILENZIO
Dino Boffo riceve la solidarietà di tutta la CEI e del Vaticano al completo, l’altro Dino, il gay accoltellato a Roma, solo indifferenza e silenzio
di + Giovanni Climaco Mapelli (...)

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> SUL "CASO BOFFO" --- La Cei: "Attacco inqualificabile".

venerdì 4 settembre 2009


-  Stamattina sul quotidiano dei vescovi la difesa dalle "Dieci falsità"
-  Poi la lettera di dimissioni: "Violentata la mia famiglia. Basta guerra sul mio nome"

-  Dino Boffo si è dimesso
-  La Cei: "Attacco inqualificabile"

Il cardinal Bagnasco: "Le accettiamo con rammarico, profonda gratitudine e stima" *

ROMA - Dino Boffo si è dimesso da direttore dell’Avvenire con una lettera inviata al cardinal Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale italiana: "Non posso più accettare una guerra sul mio nome". Immediata la replica della Cei che ha accettato la scelta "con profondo rammarico". Le dimissioni, a cui sono seguite le reazioni del mondo politico e della stampa, sono state rassegnate nello stesso giorno in cui sul quotidiano dei vescovi italiani è uscita l’autodifesa di Boffo dal titolo "Dieci falsità: le deformazioni del Giornale e la realtà dei fatti". Un testo che aveva lo scopo di chiarire definitivamente la vicenda giudiziaria del 2002 tirata fuori dal quotidiano diretto da Vittorio Feltri.

Le dimissioni: "Violentata la mia famiglia". Nella sua lettera di dimissioni, Dino Boffo spiega di volere lasciare la direzione dell’Avvenire perchè si sente al centro di una "bufera gigantesca" frutto di una campagna di stampa che ha "violentato me e la mia famiglia". E che per tanto intende allontanare il più possibile la sua persona, oggetto dell’attacco di Vittorio Feltri, dal giornale dei vescovi italiani . "Non posso accettare che sul mio nome si sviluppi ancora per giorni e giorni una guerra di parole che sconvolge la mia famiglia e soprattutto trova sempre più attoniti gli italiani".

Bagnasco: "Attacco mediatico inqualificabile". "Il presidente della Conferenza episcopale Italiana, cardinale Angelo Bagnasco, prende atto con rammarico delle dimissioni irrevocabili del dottor Dino Boffo dalla direzione di Avvenire, TV2000 e RadioInblu’’. Lo comunica l’Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali della Cei. "Nel confermargli, personalmente e a nome dell’intero episcopato, profonda gratitudine per l’impegno profuso in molti anni con competenza, rigore e passione, nel compimento di un incarico tanto prezioso per la vita della chiesa e della società italiana - afferma la nota della Cei - esprime l’inalterata stima per la sua persona, oggetto di un inqualificabile attacco mediatico. Apprezzando l’alta sensibilità umana ed ecclesiale che lo ha sempre ispirato gli manifesta vicinanza e sostegno nella prova, certo che il suo servizio alla Chiesa e alla comunità civile non verrà meno". La nota viene pubblicata integralmente e senza alcun commento anche dall’Osservatore Romano.

Direzione ad interim. Il presidente del consiglio d’amministrazione di Avvenire - nuova editoriale italiana, monsignor Marcello Semeraro, a seguito delle dimissioni irrevocabili di Boffo ha incaricato il vicedirettore Marco Tarquinio di firmare ad interim la testata. Che promette: "Continueremo a fare il giornale che abbiamo sempre fatto, continueremo a raccontare l’Italia, come abbiamo fatto anche in questi giorni di attacchi".

Avvenire: "Bassa macelleria giornalistica". "Abbiamo assistito in questi giorni a un’aggressione mediatica senza precedenti con l’obiettivo di colpire una persona, Dino Boffo, e attraverso lui la voce autorevole e libera dei cattolici italiani e del loro quotidiano, minacciando la libertà di informazione. Si è trattato di un’operazione di bassa macelleria giornalistica". Lo scrivono i giornalisti di Avvenire in un documento al termine della loro assemblea. "Il direttore de Il Giornale - e gli altri che via via si sono accodati - nascondendosi dietro al diritto di cronaca ha frantumato la deontologia del nostro mestiere, ha calpestato i sentimenti e l’onore di Boffo e della sua famiglia nonchè degli altri protagonisti - loro malgrado - della vicenda, dimostrando un grande disprezzo per le notizie che contraddicevano le sue presunte verità". Ringraziando Boffo per i suoi quindici anni alla direzione del loro quotidiano, parlano di un "plateale e ripugnante attacco" e promettono di continuare il loro lavoro al servizio "della democrazia e della Chiesa".

L’autodifesa. Sul numero dell’Avvenire di oggi Dino Boffo ha pubblicato la sua autodifesa. L’articolo dal titolo "Dieci falsità: le deformazioni del Giornale e la realtà dei fatti" parte dalla "nota informativa" di matrice giudiziaria in cui si definisce Boffo "un noto omosessuale" protagonista di "una relazione con un uomo sposato": "Solo una lettera anonima diffamatoria", da cui proviene anche la notizia che Boffo sarebbe stato "attenzionato dalla Polizia di Stato per le sue frequentazioni". Nulla di tutto ciò, "è contenuto in un documento giudiziario. La schedatura è stata anche smentita, dopo una verifica, dal ministro dell’Interno".

Le telefonate. La "querela" sporta da una signora di Terni, ha spiegato l’Avvenire, è un altro falso: la denuncia fu sporta contro ignoti e fu rimessa dopo che venne ipotizzato il coinvolgimento del cellulare in uso al suo ufficio. Anche perché lui conosceva la donna vittima delle molestie, e lo ha ammesso (mentre Il Giornale scrive che Boffo avrebbe dichiarato di "non aver mai conosciuto la donna"). Per quanto riguarda le intercettazioni, il gip di Terni ha confermato: agli atti ci sono semplicemente i tabulati dai quali emergono telefonate partite da uno dei telefoni cellulari dell’ufficio di Boffo.

L’omosessualità. Secondo l’Avvenire il dettaglio sarebbe stato "pruriginosamente tirato in ballo dall’estensore della famigerata "informativa anonima" e dal Giornale che ha coagulato l’attacco diffamatorio proprio su questo punto". E per quanto riguarda pedinamenti e molestie, agli atti c’è solo un riferimento a "rapporti sessuali": ma, come ha specificato il gip di Terni "tra la donna e suo marito".

Il patteggiamento. E se Il Giornale afferma che Boffo in qualche modo ammise di essere colpevole e diede incarico al suo legale di "patteggiare" la pena, il diretto interessato ha precisato che "non ha patteggiato alcunchè e ha sempre rigettato l’accusa di essere stato autore di telefonate moleste". Boffo inoltre non avrebbe mai, come invece sostiene il quotidiano diretto da Feltri, reso pubbliche ricostruzioni della vicenda. Il testo pubblicato dall’Avvenire ha concluso ribadendo, all’ultimo dei dieci punti, la falsità della cosiddetta "nota informativa": "La campagna diffamatoria incredibilmente ingaggiata dal Giornale si basa sin dall’inizio sulle gravissime affermazioni e deformazioni contenute in quel testo anonimo".

* la Repubblica, 03.09.2009


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