SUL "CASO BOFFO", UNA BREVE RIFLESSIONE DELL’ARCIVESCOVO GIOVANNI CLIMACO MAPELLI

venerdì 4 settembre 2009.

I DUE DINO

LA CHIESA DELLA SOLIDARIETA’ E LA CHIESA DELL’INDIFFERENZA E DEL SILENZIO

Dino Boffo riceve la solidarietà di tutta la CEI e del Vaticano al completo, l’altro Dino, il gay accoltellato a Roma, solo indifferenza e silenzio

di + Giovanni Climaco Mapelli Arcivescovo

Una breve riflessione mi ha suscitato tutto il baillame accaduto in questi giorni di fine vacanze in Italia intorno al cosiddetto "caso Boffo":

il Direttore di Avvenire, il quotidiano dei Vescovi italiani, si è dimesso dopo le accuse mossegli dal Giornale di Feltri (di proprietà casa Berlusconi) di essere un omosessuale, che nel 2002 aveva molestato pesantemente la moglie di un uomo col quale lui intratteneva una relazione omofila e di essere stato per ciò stesso condannato dal Tribunale di Terni.

Ebbene, più di tutto il can can mediatico e politico che si è sollevato, con prese di posizione altisonanti, da politica di bettola italiana come di fatto è da tempo, mi ha colpito l’attestato unanime di tutta la Chiesa cattolica romana ai suoi vertici verso un gay tra l’altro processato per un reato di carattere passionale collegato ad una relazione omosessuale o omofila. Non può non balzare anche all’occhio del più distratto tra gli spettatori di questa kermesse della solidarietà cattolica una totale disparità di trattamento, un assoluto diverso e ingiusto modo di trattare le persone da parte dei Vescovi e Cardinali.

Da una parte le solidarietà si sprecavano per Boffo, dall’altra nessuna parola, neanche una, neanche la più timida e semplice per i gay che in questi giorni stessi sono stati presi di mira da una escalation di omofobia e di violenza inaudita.

A Roma un altro Dino, che non si chiamava Boffo, è stato aggredito e accoltellato e giaceva da giorni in un ospedale della capitale, quasi in fin di vita.

Era un ragazzo gay che ha pagato un gesto di affetto, un bacio o un abbraccio, al suo compagno, con una coltellata in pancia, perchè non doveva esprimere in pubblico quell’amore, quel suo sentimento di amicizia e amore ad un altro ragazzo, ad un altro uomo. Era per difendere la purezza e illibatezza dei sentimenti di due ragazzini quattordicenni presenti alla scena di affetto tra gay, che quell’energumeno gli ha sferrato in pancia la lama di un coltello, dicendo poi di essere stato provocato.

Oggi leggiamo però di minorenni che in gruppo, o in branco stuprano una ragazzina di sedici anni: le due cose sembrano distanti in realtà hanno qualche collegamento.

I paladini dell’omofobia, dell’odio verso il gay perchè ama "diversamente", sono gli stessi che disprezzano la donna, la sua dignità femminile, fino al punto da violentarla in tanti, a turno.

E’ l’idea maschilista della società e dei rapporti umani: l’altro viene usato e abusato,l’altro non ha una dignità propria, è solo un oggetto che deve soddisfare i miei desideri o le mie pulsioni.

Nel caso del gay è una persona indegna di vivere, perchè disorienta la mia pulsione eterosessuale di maschio pronto a dominare e a violentare e mette in crisi la mia idea di virilità, dall’altra la donna è l’oggetto da sfruttare e da dominare poichè è lei che suscita gli impulsi che non so dominare, ed è lei che deve pagare per ciò che mi provoca dentro.

La donna che non si concede, colpevole di provocare le mie pulsioni, è la donna che merita di essere stuprata, poichè è solo col possesso e il soddisfacimento brutale dei miei istinti che io metto a tacere la debolezza che lei stessa mi fa’ provare quando sento il bisogno del suo corpo. E’ chiaro che non vi è educazione sentimentale e sessuale qui.

A qualcuno poi forse potrà sembrare strano o addirittura sconvolgente, ma questo modo di pensare è il modo stesso di una cultura e di una teologia cattolica arcaica. Quella che metteva nella pulsione sessuale stessa un’idea originaria di male, una specie di peccato oiginale,e che poi trovava nella sublimazione della castità il bene supremo: è ovvio che una tale soluzione del problema sessuale non trovava molti adepti e che di fronte a pochi asceti, lunga era anche nella Chiesa la scia di coloro che vivevano nel compromesso.

Ora, l’idea del sesso come demone da dominare ha prodotto menti giovanili demoniache,poichè di fatto del sesso non conoscono nulla (e non devono conoscere nulla! questo era l’imperativo moralista), e soprattutto non hanno neppure un’idea relazionale e interpersonale della sessualità, come scelta e libertà della persona, abituati come sono da famiglie e genitori sostanzialmente arcaicamente cattolici quand’anche nemmeno più praticanti, a trattare il sesso con disprezzo o sotto l’interdetto del silenzio (il classico tabù ) e come mero impulso: lo stesso impianto arcaico della dottrina sessuale della Chiesa cattolica romana mai del tutto venuto meno.

E’ per questo che dilagano questi delinquentelli del sesso e dello stupro, poichè a fronte di una dottrina sessuale oppressiva, sono cadute tutte le remore e tutti i divieti antichi, e non si è costituita un’idea e una cultura nuova della sessualità a partire dalla positività della sessualità stessa e del valore della persona che la esprime.

Si è caduti, nell’assenza di ogni riferimento valoriale, in un mero gioco animale, e si è passati all’istintualità fine a se stessa.

La televisione e i media con le loro associazioni tra sesso droga e violenza (che sono gli ingredienti orma soliti di ogni fiction ) hanno fatto il resto. Oggi scindere il sesso dalla violenza e dall’abuso è ben difficile.

Tornando - dopo questa digressione sui giovani e il sesso - al ragazzo gay accoltellato a Roma, dobbiamo dire che proprio i gay subiscono doppiamente questa cultura del peccato e della violenza, cioè sono attaccati quasi quotidianamente dalle gerarchie cattoliche perchè ritenuti colpevoli di introdurre un vulnus e un disordine in quella sessualità santa e giusta della famiglia, quella dell’uomo e della donna, (non fa’ nulla se anch’essa inficiata dalla violenza domestica e dal sopruso) e dall’altra vengono aggrediti da quella cultura generazionale giovanile omofoba che vede nel gay il debole e un affronto al proprio sessismo, che va soppresso.

Omofobia sociale giovanile e condanna della Chiesa vanno di pari passo.

Sesso unito a violenza sono gli ingredienti stessi anche della dottrina cattolica sulla sessualità, infatti i religiosi e i preti fanno una violenza su se stessi per dominare gli impulsi del sesso (quelli impersonali, in una visione del sesso impersonale e a-personale) mentre gli altri, i giovani non religiosi, non li dominano affatto e anzi li rovesciano violentente sui corpi delle loro vittime. Sulla donna con lo stupro e sul gay o la lesbica con le botte.

Di fatto però è lo stesso impianto strutturale e la stessa visione del sesso che determina l’una e l’altra cosa.

E il silenzio del cardinal Bagnasco e dei Vescovi, come del Vaticano, di Bertone o del Papa stesso, di fronte ai gay pestati e accoltellati, è il silenzio di coloro che -mentre a Boffo ignaro gay cattolico della moralità e della trasparenza si profondono in solidarietà di maniera più o meno sentite - ai gay che invece stanno nelle strade omofobe di Roma, incarnatori della sessualità non dominata, e colpevoli di essere il corpo stesso del desiderio loro inconscio mai sopito, non degna neanche una parola, neppure quando rischiano di morire o muoiono uccisi, perchè sono l’emblema stesso incarnato del peccato.

Accadde così anche per gli Ebrei quando morivano deportati e uccisi dai nazisti: era l’antisemitismo arcaico e la percezione dell’ebreo come peccatore irriducibile (che rifiutava la salvezza di Cristo ) come il gay che non si pente oggi, che paralizzava la condanna del Vaticano e della Chiesa dell’antisemitismo stesso di allora, come dell’omofobia oggi!

DINO BOFFO E DINO di ROMA NON SONO DUE PERSONE UGUALI PER LA CHIESA CATTOLICA ROMANA: UNO E’ DEGNO DI QUALCHE COSA, L’ALTRO NO!

+ Giovanni Climaco Mapelli Arcivescovo (04.09.2009)


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