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VATICANO: CEDIMENTO STRUTTURALE DEL CATTOLICESIMO-ROMANO. Benedetto XVI, il papa teologo, ha gettato via la "pietra" su cui posava l’intera Costruzione ... e anche la maschera!

giovedì 18 ottobre 2018
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AL DI LA’ DELLA LEZIONE DI PAOLO DI TARSO: "Diventate miei imitatori [gr.: mimetaí mou gínesthe], come io lo sono di Cristo. Vi lodo perché in ogni cosa vi ricordate di me e conservate le tradizioni così come ve le ho trasmesse. Voglio (...)

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> VATICANO: CEDIMENTO STRUTTURALE DEL CATTOLICESIMO-ROMANO. -- Dopo cinque secoli il convento dei cappuccini chiude (2013) e il priore si sposa (2018). Non è solo la crisi della Chiesa cattolica (di G. Visetti).

mercoledì 10 ottobre 2018

Dopo 500 anni il convento chiude e il priore si sposa

di Giampaolo Visetti (la Repubblica, 10.10.2018)

Il suo convento, dopo quasi 500 anni, ha chiuso. L’ex priore ci ha pensato per cinque anni e giovedì scorso, festa di San Francesco, ha sposato Martina. Ieri l’annuncio su Facebook, subito preso d’assalto da amici e fedeli: centinaia i messaggi d’affetto e di nostalgia.

Fra Dino Pistore, 49 anni, ha lasciato il saio, ma prima di tutto il segno. Sui social ha pubblicato una foto: le mani sue e della sposa, intrecciate e con le fedi in vista, offrono una cosmea viola. «Grazie a tutti - si legge - proprio a tutti. In questi giorni abbiamo raccolto un bene immenso, una benedizione dolce da parte di tanti cuori».

A Schio, nel Vicentino, nessuno dimentica il giorno dell’addio. Era l’8 settembre del 2013. Dopo cinque secoli il convento dei cappuccini, che teneva aperta la chiesetta di San Nicolò dal 1536, è rimasto vuoto. Scelta, sofferta, della diocesi: anche nel Veneto "bianco" i giovani con la vocazione sono rarità, i seminari chiudono, le parrocchie vengono assegnate a volontari laici, sacerdoti e frati ormai sono vecchi.

Non è solo la crisi della Chiesa cattolica. È la fine di un mondo, il tramonto della civiltà silenziosa che ha costruito l’Europa. Fra Dino però, assieme al suo popolo delle Valli del Pasubio, aveva cercato di resistere, protestato, accusato. Inutile opporsi all’indifferenza di un’evoluzione.

L’ultimo giorno, in duomo, aveva chiesto solo di dire due parole. Si è avvicinato al pulpito e, lentamente, si è tolto il saio. È rimasto lì in t-shirt e pantaloni corti grigi, i sandali ai piedi: come San Francesco ad Assisi nel 1200, però al contrario. Molta gente aveva pianto. Un conto è accettare che il convento secolare che ha giustificato la città, come tanti altri in tutto l’Occidente, venga chiuso perché le celle sono deserte.

Tutt’altro vedere il priore che lascia cadere a terra il saio, saluta commosso e scende per sempre dall’altare. Anche per chi non crede, è come un pugno e fa male. Fra Dino, il giorno dopo, era scomparso.

Spiegazione ufficiale: «Periodo di riflessione al di fuori della vita ecclesiastica per motivi di carattere personale». Lo ha trascorso a Terzolas, in Trentino, in un convento di montagna che pure nel frattempo ha chiuso, trasformato in albergo. La sua provvidenza però gli ha donato l’amore per Martina. Dopo il sì in municipio, la festa in trattoria, sempre con la gente di Valli. Adesso fa il giardiniere: fiori diversi, un’altra felicità, ma quel certo senso per la vita resta lo stesso.


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