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A Franco Cordero, Stefano Rodotà, Gustavo Zagrebelsky, Umberto Eco, Gianni Vattimo, Emanuele Severino, Massimo Cacciari .... Una domanda

sabato 3 ottobre 2009
STIMATISSIMI GIURISTI E PROFF.
Franco Cordero,
Stefano Rodotà,
Gustavo Zagrebelsky,
Umberto Eco,
Gianni Vattimo,
Emanuele Severino,
Massimo Cacciari ....
I nostri Padri e le nostre Madri Costituenti dicevano: Se un cittadino-sovrano, una cittadina-sovrana, "pecora si fa, il lupo se la (...)

In risposta a:

> A Franco Cordero, Stefano Rodotà, ---- BASTA, CAVALIERE! (Editoriale "Le Monde").

martedì 15 settembre 2009


-  Editoriale di Le Monde, Parigi

-  Basta, Cavaliere!

-  Le Monde, 12 settembre 2009, 13.32 (traduzione dal francese di José F. Padova)

Decidendo di attaccare per “diffamazione” due quotidiani di centro-sinistra - la Repubblica e L’Unità -, Silvio Berlusconi si rivela il peggior avvocato della sua causa. Invischiato da più di quattro mesi in una successione di rivelazioni scabrose sulla sua vita privata che non restano senza conseguenze sulla sua attività pubblica, il presidente del Consiglio italiano, piuttosto che spigarsi e fare chiarezza, ha deciso di delegittimare e d’intimidire le testate che lui non controlla.

Proprietario di tre reti di televisioni private, di un gruppo di giornali e di case editrici, l’impresario Berlusconi dispone di un ventaglio di media proni a cantare quotidianamente le sue lodi; controllando una grande parte dell’audiovisivo pubblico, il presidente del Consiglio Berlusconi ha ugualmente i mezzi per fare passare sotto silenzio la telenovela delle sue turpitudini - e ci riesce. Ma per il “Cavaliere” questo non basta. Come se fosse sufficiente che qualche testata metta in luce le sue contraddizioni, gli chieda conto o lo motteggino per fare tremare la realtà del potere.

Facendo questo, il capo del governo italiano commette un doppio errore. In quanto uomo dei media, è al posto giusto per sapere che l’informazione non la si controlla più. Il progetto di rizzare una palizzata fra l’informazione e i suoi concittadini è un’illusione, anche quando fosse suggerito, come dice lui, dalla preoccupazione di ”proteggere la sua vita privata”. In quanto uomo politico - anche se fuori norma - si assume il rischio, in questa avventura giudiziaria, di abbassare ancora un poco più la sua funzione e di nuocere all’immagine del Paese che dirige.

Il principio della libertà della stampa, perfino se questa non è esente da errori o da approssimazioni, non si discute e non potrebbe essere rimessa in causa. Salvo fare del proprio Paese una singolare anomalia in Europa. Il semplice fatto che, sabato 19 settembre a Roma, sia prevista una manifestazione per difendere questa libertà fondamentale la dice assai lunga sulla situazione che regna in Italia e sull’inquietudine che essa suscita.

Se per sua fortuna Berlusconi - che lui sì è protetto da qualsiasi procedimento penale durante il suo mandato - rinunciasse alla sua offensiva giudiziaria e scegliesse il basso profilo, eviterebbe a sé stesso il ridicolo di dover mettere l’Italia in concorrenza con la Corea del Nord o la Russia nel capitolo sulla libertà d’informare. E lui, che dice di sé di essere ”il miglior presidente del Consiglio (italiano)” da centocinquant’anni ad oggi - ciò di cui giudicherà la Storia - eviterebbe già da ora di passare per il peggiore agli occhi di una buona parte dell’opinione pubblica internazionale.


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