Et voilà: le intercettazioni con Mancino “bruciate”
di Sandra Rizza (il Fatto, 23.04.2013)
Alla fine ha vinto Giorgio Napolitano. Dopo mesi di polemiche e un’inutile battaglia giudiziaria, il gip di Palermo Ricciardo Ricciardi ha cancellato per sempre i file audio con le quattro telefonate tra il capo dello Stato e l’ex ministro Nicola Mancino, intercettate nell’ambito dell’indagine sulla trattativa mafia-Stato.
La procedura di distruzione, durata pochi minuti, si è svolta ieri mattina nel bunker dell’Ucciardone, alla presenza del giudice Ricciardi (che a febbraio aveva già decretato la distruzione dei file, in base alla sentenza della Consulta sul conflitto di attribuzione sollevato dal Colle), di un cancelliere e di un tecnico chiamato per eseguire le operazioni sul server della Procura. Ricciardi ha tagliato con delle forbici il cd su cui erano incise le registrazioni, poi il tecnico ha provveduto alla cancellazione dei file.
LA DATA DELLA DISTRUZIONE, fissata in un primo momento per l’11 marzo, era stata rinviata in attesa della pronuncia della Cassazione, chiamata in causa dagli avvocati di Massimo Ciancimino che avevano giudicato “abnorme’’ il decreto di Ricciardi, perchè in aperta “violazione del diritto alla difesa’’ del loro assistito. La Suprema Corte, però, nei giorni scorsi ha dichiarato inammissibile il ricorso di Ciancimino dando così il via libera alla cancellazione.
La distruzione delle intercettazioni, si legge nelle motivazioni della Cassazione, era necessaria per sanare “un vulnus costituzionalmente rilevante”: la ragione sta nel fatto che i “principi tutelati dalla Costituzione non possono essere sacrificati in nome di un’astratta simmetria processuale”.
Poco prima di distruggere i file, Ricciardi ha rigettato l’istanza di Salvatore Borsellino, che aveva chiesto di conoscere le telefonate top secret per difendersi da una querela presentata nei suoi confronti da Mancino.
“La distruzione dei file è un atto gravissimo che ora mi impedisce di ricorrere in Cassazione contro il rigetto del gip - dice Borsellino - lo considero una diretta conseguenza della rielezione di Napolitano, grazie alle manovre di quelle consorterie che lo hanno riconfermato, a garanzia della congiura del silenzio sulla trattativa mafia-Stato’’.