Malta dice sì al divorzio
"Vinta battaglia di laicità"
Il referendum per la legalizzazione è passato con il 54% dei voti.
Duro scontro con la Chiesa che ieri sera ha diramato un messaggio di scuse agli elettori per i toni di alcuni membri del clero ritenuti offensivi
di FRANCESCO VIVIANO *
LA VALLETTA - L’utimo baluardo del divieto di divorziare in Europa è crollato. Malta, unico paese europeo e uno dei pochi al mondo dove non era possibile divorziare, ha votato sì all’introduzione di una legge sul divorzio.
Malta è uno dei paesi più cattolici del mondo, con una quota di fedeli che supera il 98 per cento. E la Chiesa maltese ha fatto sentire pesantemente la sua voce: pastorali lette nelle 427 chiese dell’isola hanno chiesto senza troppi giri di parole ai fedeli di votare per il no. Suggerimenti e consigli che gli si sono rivoltati contro perché i maltesi si sono ribellati al secolare potere politico-religioso della Chiesa ed hanno votato si al divorzio. Ieri sera, quando ancora prima della chiusura dei seggi è stato chiaro che l’offensiva ecclesiastica non aveva sortito gli effetti sperati, la Curia maltese ha diffuso una nota con la quale ha chiesto scusa ai maltesi per le "intromissioni" nella campagna elettorale.
Una svotla storica per Malta provocata da due soli deputati: uno della maggioranza, Joffre Orlando Policicino, Nazionalista, e l’altro dell’opposizione, Evaristo Bartolo, dei laburisti. Nemici politici che si sono uniti in questa battaglia contro i poteri forti di Malta. Il 54 per cento dei maltesi (da queste parti tutti i referendum si giocano sul filo di lana) ha detto si al divorzio ed il Parlamento adesso ne dovrà tenere conto.
Uno dei leader del movimento per il divorzio, l’avvocatessa Deborha Schembri, è felice per il risultato raggiunto e soprattutto per avere inviato un messaggio forte alla Chiesa maltese. In questa campagna elettorale, ha detto a Repubblica Joffre Orlando Pollicino, la Chiesa ha esercitato un "terrorismo spirituale" di enormi proporzioni. "E da oggi a Malta le cose cambieranno", dichiara Evaristo Bartolo. "Questo voto provocherà un vero e proprio terremoto nella società che voleva cambiare ma che era opprressa e controllata dalla Chiesa e dai poteri economici che con la Chiesa vanno a braccetto".
* la Repubblica, 29 maggio 2011